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EA, SNK, esport e non solo: perché l'Arabia punta ai videogiochi? Un report fa luce sui recenti investimenti

L'Arabia Saudita sta facendo enormi investimenti nell'industria videoludica e la recente maxi-operazione per rilevare Electronic Arts ne è solo un esempio: vediamo il perché di questa spinta.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   04/10/2025
Mohammed bin Salman

L'Arabia Saudita sta investendo pesantemente nel mercato dei videogiochi, ormai da diversi anni, ma perché tale spinta proprio in questo settore? Un recente approfondimento di Polygon cerca di spiegare questo particolare fenomeno, che riguarda sia la passione del principe Mohammed bin Salman che progetti sulle finanze dello Stato arabo.

La notizia più eclatante emersa di recente è sicuramente il grosso investimento fatto dal PIF (il fondo d'investimento pubblico) dell'Arabia Saudita insieme a Silver Lake e Affinity Partners per finanziarie l'uscita di Electronic Arts dal mercato pubblico, facendola diventare un'azienda privata.

L'operazione da 55 miliardi di dollari è stata in buona parte finanziata proprio dal fondo d'investimento pubblico arabo e questo peraltro potrebbe influenzare i lavori all'interno di Electronic Arts, o in qualche modo l'indirizzo della compagnia.

Il grande piano dell'Arabia Saudita

Si tratta però solo del più recente ed eclatante degli investimenti, perché il PIF si è già espanso notevolmente nell'industria videoludica, acquisendo azioni in massa di varie compagnie come Activision Blizzard, Capcom, Embracer Group, Nexon, Nintendo e Take-Two Interactive, oltre a possedere SNK attraverso Savvy Games Group.

Il PIF è uno strumento controllato direttamente dalla famiglia reale e in particolare dal controverso principe Mohammed bin Salman, attraverso il quale è stato costituito un ente chiamato Savvy Games Group, con lo scopo di investire nei videogiochi come vettore per "diversificazione economica e trasformazione sociale" del paese.

Il fatto che bin Salman sia considerato un "grande videogiocatore" potrebbe aver favorito questa scelta, ma di fatto si tratta di una strategia finanziaria volta a investire in un mercato che è considerato particolarmente promettente, o almeno lo era negli ultimi anni, quando la corsa agli investimenti è iniziata.

Il Savvy Games Group afferma di essere "impegnato a promuovere la crescita a lungo termine e l'innovazione nel settore dei giochi e degli eSport attraverso acquisizioni strategiche, investimenti e iniziative commerciali". Spera inoltre di raggiungere "una posizione di leadership nel settore dei giochi" entro il 2030, attraverso una crescita rapida e aggressiva.

I fondi privati non proteggeranno Electronic Arts dalla concorrenza, secondo alcuni analisti I fondi privati non proteggeranno Electronic Arts dalla concorrenza, secondo alcuni analisti

Secondo le previsioni del PIF, l'industria videoludica dovrebbe superare i 300 miliardi di dollari come introiti entro il 2028. Oltre al presunto entusiasmo del principe per i videogiochi, dunque, ci sarebbe un mero calcolo sul profitto economico, ma anche l'idea di modernizzare ulteriormente il paese.

In questa visione rientra anche il progetto di rendere il Qiddiya Esports and Gaming District, parte del progetto Qiddiya a Riyad, un polo importante per il turismo del futuro, in grado di attirare "10 milioni di visitatori all'anno entro il 2030", oltre a fare da incubatrice per 30 compagnie videoludiche.

Il grande piano chiamato National Strategy for Gaming and Esports punta addirittura ad ospitare 250 compagnie videoludiche, creare migliaia di posti di lavoro e contribuire con 13,3 miliardi di dollari al prodotto interno lordo in futuro, nelle previsioni.

Insomma, un piano veramente grandioso da parte dell'Arabia Saudita, la cui visione moderna tuttavia continua a stridere fortemente con la situazione sociale del paese, dove persistono enormi squilibri economici tra gli abitanti e dove i diritti umani basilari vengono regolarmente violati, secondo numerose testimonianze, rendendo questa espansione del PIF nell'industria videoludica un elemento visto con grande sospetto o apertamente criticato da molti sviluppatori.