Un ragazzo della prefettura di Kagawa vuole cambiare una legge costituzionale del Giappone in modo da poter modificare una legge sui videogiochi promulgata da un'amministrazione ultra conservatrice. Tale provvedimento, infatti, impedisce ai giovani sotto i vent'anni di giocare più di un'ora al giorno coi videogiochi durante i giorni della settimana, che salgono a 90 minuti durante il weekend. Una decisione simile però, secondo il giovane, non spetterebbe allo stato, ma alle famiglie.
L'ordinanza della prefettura di Kagawa prevede, anche, che i ragazzi tra i 12 e i 15 anni non usino lo smartphone oltre le 21, mentre quelli tra i 15 e i 18 non possano andare oltre le 22. Non ci sono multe o pene in caso di trasgressione, ma in una società come quella giapponese non rispettare le regole è una cosa molto grave e per questo motivo c'è molta pressione sociale per far rispettare tali indicazioni.
In un periodo come quello del coronavirus nel quale i ragazzi hanno avuto molto tempo da passare a casa, l'aver tolto una forma di distrazione simile con lo scopo di "ripristinare i valori tradizionali della famiglia" ha avuto un impatto ancora più forte.
Per questo Wataru, questo il cognome del 17enne, vuole provare a cambiare una legge costituzionale del suo paese. Un'impresa, però, apparentemente impossibile. Dalla fine della guerra a oggi, infatti, un ricorso costituzionale è stato vinto solo 10 volte. L'ultima delle quali è stato grazie al lavoro dell'avvocato Tomoshi Sakka, un celebre legale coinvolto anche in questa occasione.
Secondo Sakka ci sono buone possibilità di vittoria, secondo altri, invece, il fatto che non ci siano esplicite punizioni rende difficile capire quanto la norma possa aver avuto impatto sulle abitudini dei ragazzi.