L'IA avanza a passi da gigante e Google è ultimamente protagonista di una serie di novità rivoluzionarie. Tuttavia, un documento interno scoperto da Bloomberg sta facendo parlare di sé: gli editori non avrebbero possibilità di opt-out dalla ricerca AI. Il loro timore principale è che le ricerche AI possano letteralmente sovrastare la visibilità dei contenuti organici. L'alternativa? Rinunciare al crawling bloccando il Googlebot. Ciò significa praticamente sottrarsi all'indicizzazione, quindi sparire dai risultati di ricerca, elemento cruciale e vitale per la sopravvivenza e visibilità dei siti web.
Il documento interno e le diverse opzioni
Nel 2024, anno dopo l'inizio del procedimento legale sul monopolio di ricerca online, Bloomberg ha scoperto un documento interno in cui Chetna Bindra, dirigente di Google Search, aveva stilato una serie di opzioni (sei, per l'esattezza) legate agli editori e al controllo dei contenuti. Se da un lato, ovviamente, era preferibile separare i contenuti organici dalla ricerca AI, quindi impedendo le funzionalità dedicate all'intelligenza artificiale, dall'altro Google avrebbe preferito direttamente non offrire alcuna scelta agli editori, tra l'altro senza alcun aggiornamento ufficiale. L'opzione da evitare categoricamente, secondo Google (quindi scartata) sarebbe stata quella di impedire ai modelli IA di fare riferimento ai dati in tempo reale. Nell'immagine sottostante possiamo invece notare quattro opzioni meritevoli di discussione secondo il team, tra cui proprio quella di far rinunciare all'indicizzazione.
Alla fine, quindi, Google avrebbe deciso che "gli editori possono scegliere di non essere indicizzati su Search, se non soddisfatti". Questo silenzio ha reso ancora più emblematico il rapporto tra Google, IA ed editori: quest'ultimi non sapevano con esattezza a cosa si sarebbero sottratti realmente. "Fate quello che diciamo, dite quello che facciamo, ma con attenzione" ha scritto Bindra nel documento.
Le dichiarazioni di Google
Il 2 maggio si è tenuta un'udienza, quindi non è di certo finita qui. Intanto emergono alcune dichiarazioni: "Gli editori hanno sempre controllato il modo in cui i loro contenuti sono resi disponibili a Google, poiché i modelli di intelligenza artificiale sono stati integrati nella ricerca per molti anni, aiutando a far emergere i siti pertinenti e a indirizzare il traffico verso di essi", ha affermato Peter Schottenfels, portavoce di Google.
"Le nuove funzionalità di ricerca, come le panoramiche AI, hanno portato a un maggior numero di ricerche, creando nuove opportunità di scoperta dei siti". Non ci resta che attendere ulteriori aggiornamenti. Intanto, durante il Google I/O, è stata annunciata l'integrazione di Gemini in Google Chrome.