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Google: no alla vendita di Chrome, ma dovrà condividere i dati con i concorrenti

Dopo l'accusa di monopolio illegale, Google non dovrà più vendere Chrome, ma dovrà accettare una serie di condizioni specifiche.

NOTIZIA di Stefania Netti   —   03/09/2025
Google Chrome logo

Google non dovrà vendere Chrome, ma sarà obbligata a rispettare le condizioni imposte dal giudice della Corte distrettuale, Amit P. Mehta. Tra queste è presente il divieto di stipulare accordi esclusivi che vincolino la distribuzione di Chrome o Search ad altre applicazioni. Non sarà possibile, ad esempio, condizionare la concessione di licenze per il Play Store alla distribuzione di certe applicazioni. Ecco tutti i dettagli.

Non una sentenza definitiva

Oltre a non poter stipulare accordi esclusivi con partner terzi (ricordiamo infatti l'accusa di monopolio illegale), Google dovrà condividere dati specifici con "concorrenti qualificati", come informazioni sulle interazioni degli utenti e indici di ricerca. Ricordiamo che il monopolio di Google è strettamente legato anche a contratti esclusivi con Apple, in cambio di miliardi di dollari per essere il motore di ricerca predefinito.

Il Dipartimento di Giustizia è pronto a chiedere la vendita di Chrome da parte di Google Il Dipartimento di Giustizia è pronto a chiedere la vendita di Chrome da parte di Google

In ogni caso, non è una sentenza definitiva. Mehta ha infatti ordinato a Google e al Dipartimento di Giustizia di presentare entro il 10 settembre una sentenza finale rivista. Verrà poi istituito un comitato tecnico per procedere con l'applicazione della sentenza vera e propria, che durerà sei anni. A tal proposito, Lee-Anne Mulholland, vicepresidente di Google, ha dichiarato che l'azienda sta valutando con attenzione questa decisione, esprimendo tuttavia una certa preoccupazione per la privacy degli utenti.

Critiche dure

Se da un lato la reazione dei mercati è stata piuttosto positiva, con un aumento del 6,2% dei guadagni nella sessione di trading, non sono mancate alcune critiche. Gabriel Weinberg, CEO di DuckDuckGo, sostiene che questa sentenza non è in alcun modo sufficiente e che il monopolio continuerà a sussistere.

"La Corte ha imposto dei limiti alle modalità di distribuzione dei servizi di Google e ci chiederà di condividere i dati di ricerca con i concorrenti. Siamo preoccupati per l'impatto che questi requisiti avranno sui nostri utenti e sulla loro privacy e stiamo esaminando attentamente la decisione", ha scritto intanto Google.

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"La Corte ha riconosciuto che la cessione di Chrome e Android sarebbe andata oltre l'obiettivo del caso sulla distribuzione della ricerca e avrebbe danneggiato i consumatori e i nostri partner". Insomma, la vicenda non è ancora conclusa. Vi aggiorneremo per ulteriori novità al riguardo.