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Google perde terreno su Safari per la prima volta in 22 anni: l’IA cambia le abitudini di ricerca

Secondo Eddy Cue di Apple, il calo nelle ricerche su Safari segna un cambiamento storico, causato dall'ascesa degli strumenti AI come ChatGPT e Gemini.

NOTIZIA di Simone Lelli   —   08/05/2025
Google Search

Per la prima volta da quando esiste Safari, le ricerche effettuate tramite Google sul browser di Apple sono diminuite. A rivelarlo è stato Eddy Cue, vicepresidente senior dei servizi Apple, durante il processo antitrust contro Google in corso negli Stati Uniti. "Non era mai successo in 22 anni", ha dichiarato Cue, sottolineando come il calo sia un chiaro segnale di un cambiamento epocale nei comportamenti digitali degli utenti. E il principale colpevole, ancora una volta, sembra essere l'intelligenza artificiale.

Il calo potrebbe avere ripercussioni dirette anche sui conti di Apple. Google, infatti, paga circa 20 miliardi di dollari all'anno per restare il motore di ricerca predefinito su Safari. Se gli utenti smettono di cercare su Google, quella cifra potrebbe diminuire, colpendo una delle fonti di reddito più stabili e silenziose di Apple. "Ho perso molte notti di sonno pensando a cosa succederebbe se quella entrata dovesse sparire", ha confessato Cue durante la sua testimonianza.

L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui cerchiamo

Dietro questo storico calo si nasconde una trasformazione profonda. Sempre più utenti preferiscono rivolgersi direttamente a strumenti IA per ottenere risposte, saltando del tutto la ricerca tradizionale. Assistenti come ChatGPT, Gemini, Microsoft Copilot e Perplexity stanno offrendo risposte dirette, conversazionali e contestualizzate, spesso più rapide e dettagliate di una classica lista di link su Google. E in molti casi, queste risposte eliminano la necessità di cliccare su un sito web.

La ricerca in ChatGPT
La ricerca in ChatGPT

Apple stessa starebbe valutando l'integrazione di funzionalità basate sull'IA direttamente in Safari, per recuperare parte del terreno perso. L'obiettivo non è solo restare competitiva, ma anche proteggere il valore dell'accordo miliardario con Google, minacciato dall'evoluzione delle abitudini digitali. In un panorama dove la ricerca non passa più necessariamente da una barra indirizzi, restare il "motore predefinito" potrebbe non bastare.

L’industria del web ne subisce le conseguenze

Il fenomeno non si limita ad Apple e Google (e Cue è arrivato persino a dire che tra 10 anni potrebbe sparire persino l'iPhone) . Tutto l'ecosistema digitale basato sul traffico generato dai motori di ricerca sta subendo un duro colpo. Meno ricerche su Google significa anche meno click per i siti web indipendenti, con impatti economici significativi per milioni di editori, blogger, riviste online e portali specializzati. A confermare la preoccupazione è stato Pandu Nayak, vicepresidente di Google Search, che ha ammesso di non poter offrire "alcuna garanzia" che la situazione migliorerà in futuro.

Il nuovo iPhone 16
Il nuovo iPhone 16

La direzione sembra ormai tracciata: gli utenti si stanno abituando a ricevere risposte dai modelli linguistici avanzati, anziché a dover esplorare decine di pagine web. Questo sta erodendo la funzione classica del motore di ricerca come intermediario e porta a un ecosistema dove il valore si concentra sempre di più nelle mani di chi controlla gli strumenti AI, piuttosto che in chi produce contenuti originali.