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Google stringe un accordo per rimborsare i consumatori: la cifra totale è notevole

Google ha stretto un accordo negli USA per rimborsare i consumatori, nell'ambito delle accuse di monopolio del Play Store. Ecco la cifra totale accordata.

NOTIZIA di Nicola Armondi   —   19/12/2023
Google stringe un accordo per rimborsare i consumatori: la cifra totale è notevole

Google, o per meglio dire la sua compagnia madre Alphabet, ha accettato di pagare 700 milioni di dollari come compensazione secondo i termini di un accordo antitrust con Stati e consumatori statunitensi dopo che il Google Play è stato reputato un monopolio.

Precisamente, Google verserà 630 milioni di dollari in un fondo di compensazione per i consumatori e 70 milioni di dollari in un fondo che sarà utilizzato dagli Stati, secondo quanto indicato dall'accordo che richiede però ancora l'approvazione finale di un giudice.

I consumatori idonei riceveranno almeno due dollari e potrebbero ottenere rimborsi aggiuntivi sulla base di quanto hanno speso tra il 16 agosto 2016 e il 30 settembre 2023. Tutti e cinquanta stati, più il Distretto di Columbia, Puerto Rico e le Virgin Island sono parte dell'accordo, quindi tutti i cittadini americani dovrebbero poter beneficiare dell'accordo.

Nell'ambito dell'accordo, Google ha dichiarato che semplificherà la possibilità per gli utenti di scaricare le applicazioni direttamente dagli sviluppatori e usare sistemi di pagamento alternativi.

Cosa è successo con Google

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Google è stata accusata di aver imposto tariffe eccessive ai consumatori attraverso restrizioni illegali alla distribuzione di applicazioni su dispositivi Android e commissioni non necessarie per le transazioni in-app. L'azienda non ha ammesso alcun illecito quando è stata chiamata in causa.

Lo Utah, capofila della causa, e altri Stati hanno annunciato l'accordo a settembre, ma i termini sono stati mantenuti riservati in vista del relativo processo che Google sta conducendo con Epic Games. La settimana scorsa una giuria federale californiana ha dato ragione a Epic, sostenendo che alcune parti dell'attività di Google nel settore delle app erano anticoncorrenziali.