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I Free-to-play distruggono tutto ciò che toccano?

Ragioniamo di come il modello free-to-play vada ad insinuarsi e ad aggredire i mercati del videogioco, per poi distruggerli dall'interno.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   23/06/2021

Qualche tempo fa, Jeff Minter ha parlato su Twitter di come il free-to-play abbia invaso il mondo mobile, distruggendo tutta la spinta creativa che sembrava caratterizzarlo nei suoi primi anni di vita. Minter fu, tra gli altri, uno dei primi tra gli sviluppatori storici a lanciare giochi per le piattaforme iOS, sperando che rimanessero libere dai vincoli che opprimono l'industria tradizionale. Di fatto era un piccolo sogno per gli indipendenti: avere delle piattaforme libere (o semi-libere) su cui poter lanciare piccole opere da cui trarre sostentamento, senza rischiare il fallimento per ogni flop e senza dover competere sull'avanzamento tecnologico costante. Naturalmente come tutti i sogni si è infranto velocemente e ben presto gli avvoltoi presero il sopravvento, spingendo sull'accesso gratuito e mettendo di fatto fuori mercato anche le applicazioni che costavano pochi centesimi di euro.

Minter ricorda con grande lucidità, e con l'eloquio che gli è proprio, quando il mondo mobile fu distrutto dal free-to-play, che di fatto andò a limitare in pochi anni il campo d'azione degli studi premium e di quelli più sperimentali, lasciando loro pochissimo spazio. All'inizio, comunque, non ci si rese pienamente conto di ciò che stava per accadere. Si pensava che il free-to-play fosse solo una forma di monetizzazione sì rapace, ma che non avrebbe mai attecchito perché sarebbe stata rifiutata dai giocatori.

"Ricordo ancora lo schifo che provai quando vidi questa roba la prima volta. Non potevo sapere che era solo il primo assaggio del male assoluto che stava per invadere e distruggere il mobile gaming."

"Questa merda non avrebbe mai preso piede se ci fosse stato un limite minimo al prezzo dei giochi, diciamo di cinque sterline.Se gli sviluppatori avessero potuto avere un ritorno quasi decente sulle applicazioni a pagamento, tutto il malefico scamming del modello basato sulle applicazioni gratuite non sarebbe emerso così velocemente."

"Prima o poi i giochi mobile non saranno più fatti da esseri umani, ma da intelligenze artificiali collegate alle analitiche che creeranno strumenti sempre più efficienti travestiti da giochi, il cui unico scopo sarà quello di succhiare soldi dai consumatori più facilmente abbindolabili."

Il problema è che ormai il virus free-to-play è andato ben oltre il mondo mobile, colonizzando anche gli altri sistemi da gioco con successi immensi come quelli di Fortnite (il gioco che ha prodotto più ricavi in assoluto su PS4), Apex Legends o Call of Duty: Warzone, infilando le sue forme di monetizzazione anche in prodotti premium come i FIFA o gli NBA 2K. Eppure non sembra esserci ritorno per l'industria tradizionale.

Recentemente Ubisoft ha dichiarato che investirà di più in giochi free-to-play, lasciando però invariato il numero di tripla A lanciati ogni anno. In tanti hanno tirato un sospiro di sollievo, senza però capire un punto fondamentale: la rimodulazione degli investimenti mostra in modo plastico su quale settore una compagnia ponga più fiducia per fare profitti, ossia quale sia il suo futuro nel medio termine. Se Ubisoft decide di aumentare gli investimenti nei free-to-play e di lasciare invariati quelli dei giochi premium tripla A, significa che secondo i suoi vertici la crescita è nei primi e non nei secondi.

Del resto non è neanche vero che non ci sia stata una contrazione: se un anno investo un totale di 100 dividendo la somma in parti uguali in due settori, quindi 50 e 50 (il nostro è un esempio ipotetico, sia chiaro) e l'anno successivo porto il totale a 200 continuando a investire 50 in un settore, ma aumentando a 150 l'investimento nell'altro, sto mandando un messaggio molto preciso e proporzionalmente ho ridotto l'investimento nel settore invariato, pur non avendolo toccato, perché non ci ho scommesso sopra. Del resto c'è anche un altro grosso problema che deriva da questa scelta: un settore in cui non si vede alcuna possibilità di crescita avrà meno spazio per sperimentare e dovrà per forza andare sul sicuro, se non vuole vedere contrarsi ancora di più i suoi fondi. Domanda: quale settore vedete più a rischio con un quadro simile?