L'industria dei videogiochi è cresciuta del 12% nel 2020, con i ricavi complessivi del mercato digitale che hanno raggiunto quota 139,9 miliardi di dollari. Questo è quanto emerge dal resoconto dell'anno appena trascorso stilato dalla compagnia Superdata, i cui studi sono sempre molto affidabili.
Il settore più florido è quello dei free-to-play, che ha prodotto il 78% dei ricavi, segnando un +9% rispetto all'anno precedente, per 98,4 miliardi di dollari, nonostante i titoli premium abbiano fatto registrare una crescita superiore, con un +28% rispetto all'anno precedente, ma con ricavi decisamente inferiori.
Il settore mobile rimane quello trainante del settore, con 73,8 miliardi di dollari di ricavi, seguito dal PC con 33,1 miliardi di dollari e dalle console con 19,7 miliardi di dollari. Da notare che la pandemia di COVID-19 ha avuto un effetto propulsore sulla crescita, spingendo molti non giocatori o ex-giocatori a consumare qualche videogioco. Ad esempio il 55% degli statunitensi ha giocato almeno a un titolo durante il primo lockdown.
A trainare il settore Premium sono stati i lanci di titoli quali DOOM Eternal, The Last of Us Parte II e Cyberpunk 2077. Molto bene anche i franchise sportivi come FIFA o NBA 2K, ma la prima posizione in classifica è occupata da Call of Duty: Modern Warfare. Da notare che l'84% dei ricavi del settore premium vengono da Europa e Nord America, i due territori più legati al consumo tradizionale di videogiochi. Interessante anche la terza posizione del sempreverde GTA V, nonché la nona di Sims 4, altro titolo con una lunga storia alle spalle.
Tra i free-to-play a spiccare sono stati Honor of Kings e Peacekeeper Elite, entrambi del colosso cinese Tencent, seguiti da Roblox, Free Fire, Pokémon GO, League of Legends, Candy Crush Saga, AFK Arena, Gardenscapes - New Acres e Dungeon Fighter Online. Interessante il fatto che molti di questi titoli siano sostanzialmente ignorati dalla stampa specializzata e dai giocatori tradizionali, nonostante siano i più ricchi del mercato attuale.