95

Morte su TikTok: anche il pericolo videogiochi nell'allarme lanciato dal sociologo

L'interessante appello del sociologo Ferrarotti dopo la morte della bambina su TikTok riguarda anche il pericolo rappresentato dai videogiochi, vediamo come.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   25/01/2021

In seguito alla tragica notizia della bambina morta per imitare una folle sfida diffusa su TikTok, arrivano le consuete analisi sociologiche e i giusti allarmi lanciati dagli esperti, nei quali emergono anche i videogiochi come elementi di pericolo, vediamo come.

Il sociologo Franco Ferrarotti ha scritto un appello molto interessante e condivisibile sulla diffusione dei social network tra i minori e i pericoli derivanti dal loro abuso o utilizzo distorto, che ci sentiamo di sottoscrivere, ma ne parliamo perché in un passaggio sembrano emergere comunque i videogiochi come elemento di pericolo, nonostante in questo caso sembra che non abbiano proprio un ruolo all'interno della questione.

"Si dovrebbero muovere i governi e addirittura le Nazioni Unite, ove mai ne fossero capaci: occorre intervenire, non basta più solo denunciare questa ricaduta sociale e psicologica degli strumenti tecnologici di comunicazione, che specie negli individui più giovani, come nel caso della bambina di Palermo ancora in età prepuberale, fanno venir meno la distinzione precisa fra realtà reale e virtuale, fra rischio e simulazione, inducendo ad agire senza pensare"

Questo è l'incipit del discorso riportato su AdnKronos, che risulta ampiamente condivisibile alla luce anche degli ultimi accadimenti. L'analisi riguarda un problema ormai noto e consolidato di quest'epoca: la sovrabbondanza di comunicazioni e stimoli digitali che investe i giovani e che influisce sulla percezione della realtà e sui rapporto reali, portando non solo alla mancanza di concentrazione ma anche di riflessione e di sviluppo del senso critico.

"Prevale il concetto che i videogiochi siano utili per tenere buoni i bambini, come una volta si faceva piazzandoli davanti alla televisione... E non ci si rende conto delle conseguenze, ignorate dai genitori e sottovalutate dai figli a cui tanti minori vanno incontro".

Questo sopra è il passaggio "incriminato", ma a ben vedere l'inclusione dei videogiochi rientra in un discorso più ampio: si parla infatti di utilizzo della tecnologia e dei suoi mezzi senza una loro conoscenza piena, nemmeno da parte dei genitori, i quali possono ignorare l'eventuale pericolosità dei nuovi mezzi di comunicazione perché sostanzialmente non li conoscono, così come i loro figli.

In questo senso, il discorso di Ferrarotti assume un senso più ampio e si capisce l'inclusione dei videogiochi, in qualche modo: l'invito è dunque piuttosto rivolto ai genitori, a favore di una maggiore sensibilizzazione e conoscenza di questi strumenti su cui i figli passano poi una notevole quantità di tempo.

Estrapolandolo dalla questione specifica della bambina su TikTok, rispetto alla quale il riferimento ai videogiochi può sembrare alquanto forzato, il discorso generale è dunque anche condivisibile: si tratta di lanciare un allarme riguardante soprattutto la necessità di rimanere vicini ai figli e cercare di conoscere meglio gli strumenti che utilizzano, in modo da non incappare in un loro utilizzo distorto o sottovalutarne aspetti negativi.

Nello specifico, possiamo pensare alla necessità di sapere con più chiarezza a cosa i bambini giocano, quali contenuti possano trovarsi all'interno dei videogiochi più diffusi e fruiti ed eventualmente filtrarne l'accesso e l'uso in base a scelte orientate in senso qualitativo, ferma restando la necessità di seguire con precisione le linee guida già stabilite come quelle del PEGI.

Videogame