Il mercato degli schermi OLED si prepara a una trasformazione significativa grazie all'adozione di una tecnologia finora marginale: i pannelli OLED senza polarizzatore. Secondo le più recenti previsioni di Omdia, questa architettura, nota anche come "Color Filter on Encapsulation" (COE) o "Pol-Less OLED", è destinata a diffondersi rapidamente nei prossimi anni.
La ricerca evidenzia che, se oggi la presenza di pannelli OLED privi di polarizzatore è minima nel segmento smartphone e ancora assente nei tablet, la situazione cambierà radicalmente nel giro di un decennio. L'analisi di Omdia descrive un futuro in cui i vantaggi in termini di efficienza energetica, luminosità e design più sottile renderanno questa soluzione uno standard di fatto per dispositivi mobili e flessibili.
La ricerca Omdia
Attualmente solo lo 0,1% dei pannelli AMOLED per smartphone impiega una struttura senza polarizzatore, ma Omdia prevede che entro il 2032 la quota salirà al 20,3%. Nei tablet, dove oggi questa tecnologia è ancora assente, la penetrazione raggiungerà la stessa percentuale. Le previsioni sono ancora più ambiziose per i dispositivi pieghevoli, in cui i pannelli privi di polarizzatore già rappresentano oltre la metà del mercato: nel 2025 si stima una quota del 55,5%, destinata a salire fino al 91,1% entro il 2032.
Tradizionalmente, i pannelli OLED utilizzano una pellicola polarizzatrice in plastica che serve a ridurre i riflessi causati da fonti di luce esterne, come la luce solare o l'illuminazione ambientale. Tuttavia, questo componente assorbe più della metà della luce emessa, penalizzando luminosità e efficienza energetica. Oltre a incidere sui consumi, il polarizzatore aumenta i costi di produzione e lo spessore del display di circa 50-100 micron.
La tecnologia "polarizer-free", invece, sostituisce questo elemento con una soluzione diversa: il filtro colore viene applicato direttamente sullo strato di incapsulamento del pannello (COE), talvolta in combinazione con una matrice di microlenti (MLA). Questa configurazione permette di ridurre le dispersioni e migliorare la trasmissione della luce, garantendo schermi più sottili, efficienti e teoricamente meno costosi. Un esempio di questo tipo di pannelli sono i QD-OLED di Samsung, come quello montato sul monitor MSI MPG 322URX QD-OLED che abbiamo recensito di recente.
Il principale vantaggio di questa architettura è la maggiore efficienza luminosa, che può quasi raddoppiare la quantità di luce emessa rispetto a un OLED tradizionale. I produttori possono così scegliere se puntare su una luminosità più elevata o su un consumo energetico inferiore. Allo stesso tempo, l'eliminazione della pellicola polarizzatrice riduce i costi dei materiali e semplifica i processi di produzione, un fattore rilevante in un mercato sempre più competitivo.
Resta tuttavia una sfida tecnica: i pannelli COE tendono a presentare una riflettività leggermente superiore rispetto ai modelli con polarizzatore. I principali produttori stanno investendo in soluzioni ottiche e rivestimenti antiriflesso per attenuare questo limite, con risultati che, secondo Omdia, stanno rapidamente migliorando.
La società di analisi ritiene che il COE stia già diventando lo standard per i display OLED flessibili di nuova generazione. Nel lungo periodo, la maggior parte degli smartphone, dei tablet e quasi tutti i dispositivi pieghevoli utilizzeranno pannelli di questo tipo. L'espansione sarà sostenuta dal desiderio delle aziende di offrire prodotti più sottili, con schermi più brillanti e maggiore autonomia. Intanto anche Apple si prepara la rivoluzione OLED: iPad Mini e MacBook Air i prossimi a cambiare display?