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Per il 90% degli sviluppatori le microtransazioni non dovrebbero esistere nei titoli premium

Stando a un sondaggio condotto in occasione del Devcom 2024 di Colonia, per il 90% degli sviluppatori le microtransazioni non dovrebbero esistere nei titoli premium.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   19/08/2024
Sviluppatori durantre una conferenza

Le microtransazioni sono una realtà ormai da anni, con la maggior parte dei giocatori che le ha accettate di buon grado, come dimostrano i bilanci di compagnie come Activision Blizzard o Electronic Arts, i cui ricavi maggiori vengono proprio dagli acquisti in gioco. Comunque sia, alla Devcom 2024 di Colonia, evento collaterale alla Gamescom, è stato tenuto un sondaggio in merito, da cui è emerso che per circa il 90% degli sviluppatori non hanno senso nei titoli premium, ossia quelli con un prezzo d'accesso.

Le risposte degli sviluppatori

Il sondaggio è stato condotto intervistando 100 dei 300 relatori dell'evento. Di questi l'89% ha dichiarato di credere che i giochi premium AAA possano avere "successo finanziario semplicemente con la formula Buy-to-Play". Parlando ancora di modelli di business, il 65% delle persone crede in quello premium, sia per i giochi fisici che digitali. Solo una persona ha ritenuto che il free-to-play con pubblicità fosse la migliore direzione per l'industria.

Stando ad altre aree del sondaggio, il 31% degli sviluppatori preferisce un uso limitato dell'IA nello sviluppo dei videogiochi. Detto questo, il 21% ha mostrato interesse nell'utilizzo dell'IA per aiutare nella scrittura del codice e nella produzione generale, così da accelerare il processo. Secondo gli intervistati, infine, le traduzioni realizzate con IA potranno sostituire quelle umane nei prossimi 12-24 mesi.

Parlando delle sfide che l'industria sta affrontando, il 55% crede che siano dovute alla saturazione del mercato, mentre un altro 46% ha addittato come colpevoli i crescenti costi di sviluppo dei giochi. Per quanto riguarda i licenziamenti, il 57% ha affermato che i licenziamenti continueranno allo stesso ritmo o a un ritmo più elevato nei prossimi 12 mesi. Dal lato opposto, il 43% ha affermato che i licenziamenti diminuiranno.