Negli ultimi anni c'è stata una vera e propria corsa degli studi di sviluppo tripla A e non solo ad aumentare la durata dei videogiochi single player. I motivi sono diversi, tra concorrenza dei live service, standard di mercato e quant'altro, ma uno dei principali è che la "longevità" vende, nel senso che molti videogiocatori valutano l'acquisto o meno di un gioco anche a seconda della durata dello stesso, che di suo è quindi un ottimo "selling point" per il marketing.
Possiamo stare a discutere per ore se il valore si possa misurare in tempo, nel caso di un videogioco e non solo, ma nei fatti è semplicemente così. Del resto si sa che le dimensioni non contano, ma in realtà nella percezione collettiva contano eccome, quindi ecco che l'offerta si è dovuta adeguare, spesso suo malgrado, lì dove il "malgrado" si è tradotto nell'inserimento di eventi ripetitivi e ripetuti. Il problema è che sfornare giochi che durino decine, quando non centinaia di ore, non è facile come potrebbe sembrare dai commenti sui social, quindi qualche trucco bisogna usarlo.
Giocare meno ma giocare meglio?
Senza starvi a tediare ulteriormente, il risultato di questa situazione è quella sensazione di profonda stanchezza con cui a volte si arriva alla conclusione di giochi mastodontici, che però sembrano averci detto tutto quello che avevano da dire molto prima di arrivare alla fine.
L'idea di Sony di brevettare un sistema per cui i videogiochi si giochino da soli ci appare tutto tranne che una bestemmia, dopo aver finito i vari Final Fantasy 7 Rebirth, Horizon Forbidden West, Starfield e qualsiasi altro open world da più di 50 ore uscito negli ultimi anni (fate voi) vi possa venire in mente.
Pensate che bello: tu stai lì che ti fai le parti più spettacolari di Rebirth, magari ti giochi qualche mini gioco (perché in fondo non sono male se presi a piccole dosi e se a un certo punto non diventassero un cappio che impicca completamente il ritmo), quindi metti il completamento automatico e le ripetizioni ossessive delle stesse attività le lasci all'intelligenza artificiale. Per amore del cerchiobottismo citiamo anche Starfield: tu esplori le basi progettate meglio, svolgi le quest più interessanti, conduci i dialoghi scritti meglio e lasci all'intelligenza artificiale tutte le attività più noiose.
La sera giochi, poi te ne vai a dormire e la tua console o il tuo computer o il tuo smartphone o quel che volete si occupa di sfoltire i punti d'interesse sulla mappa dell'open world di turno (che di solito di interessante non hanno proprio niente).
Certo, lo so che il brevetto di Sony non funziona così, ossia che il gioco non si metterebbe a completare i compiti noiosi per me, ma fatemi sognare un videogioco in cui a un certo punto nessuno mi chieda di partecipare a una gara sulla spiaggia per venti volte mentre tento di salvare il mondo.