Ieri abbiamo avuto modo di assistere a due bellissimi eventi, quantomeno se si amano i videogiochi a 360° e non si passa il tempo a sventolare bandiere delle multinazionali del cuore, lucidandone il marchio con la bile. Certo, il Nintendo Direct e lo State of Play sono due eventi organizzati da delle multinazionali, ma hanno funzionato perché hanno lasciato parlare soprattutto i videogiochi, con novità, video di gameplay e annunci vari, tenendo il resto fuori dal quadro.
Per dire, non è stato bello vedere Fire Emblem Engage, Pikmin 4 e The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom tutti insieme? A prescindere che uno possegga o meno Nintendo Switch, non vi siete emozionati nell'ammirare tanta vitalità da parte di Nintendo, considerando anche la ricchezza di uscite del 2022 e del 2023? E, saltando di palo in frasca, il trailer della storia God of War Ragnarok non è riuscito a dirvi nulla? Quegli accenni al passato di Kratos, non vi hanno raccontato dei videogiocatori che eravate, mostrandovi ciò che siete diventati? Sempre dallo State of Play, anche il solo odore di un nuovo Tekken non vi è sembrato meraviglioso? Quella puzza di sudore e sangue che il trailer, un po' trash, diciamolo, ci ha tirato addosso, non vi è piaciuta?
Insomma, i bei momenti non sono mancati e, al di là di dirigenti che non ne azzeccano una (almeno nelle dichiarazioni pubbliche), delle politiche sociali commerciali delle varie case e di quant'altro, non vi è sembrato meraviglioso vedere giochi del genere? Poter sognare di visitare il Giappone del Bakumatsu o di trasformare Bayonetta in una ragnetta, non vi ha toccato nemmeno un pochino? E poi c'era Miyamoto. E quando c'è Miyamoto è sempre una festa dei videogiochi, a prescindere da ciò che dice e che fa.
Forse dovrebbe essere sempre così. Forse dovrebbero essere sempre i videogiochi a parlare, lasciando ai margini tutto il resto. Forse, se ci si abbandonasse al bello, invece di rodersi il fegato per questo o quel motivo, vivremmo tutti un po' più serenamente questa passione. Certo, sappiamo che non è possibile, almeno non completamente. Però per una volta ci piace pensare che lo spettacolo sia piaciuto ai più e che per un attimo abbia adombrato tutto il resto.