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The Last of Us Parte 2 Remastered: chi lo odia ha torto e ragione al tempo stesso

The Last of Us Parte 2 Remastered è veramente una versione remastered del gioco originale? Non proprio. Questo basta per odiarlo a prescindere? Non proprio.

The Last of Us Parte 2 Remastered: chi lo odia ha torto e ragione al tempo stesso
NOTIZIA di Nicola Armondi   —   17/01/2024

Da molti anni una delle tendenze dei grandi editori è quella di lavorare su remake e remaster, ovvero riportare sul mercato un "vecchio" (alle volte più, alle volte meno) gioco, su una piattaforma diversa da quella originale, tendenzialmente rivedendo l'aspetto grafico o aggiungendo qualche tipo di componente aggiuntiva. Questo tipo di prodotto è sempre esistito, ma nelle ultime generazioni è diventato sempre più comune al punto da spingere molti giocatori a esserne infastiditi.

Il più recente esempio di questo tipo di approccio è The Last of Us Parte II, la cui saga ha visto più rifacimenti che nuovi giochi. Il suo director ha anche dichiarato un certo stupore nello scoprire le reazioni negative degli appassionati, affermando che questo tipo di operazione ha un proprio pubblico.

La verità è che ha ragione, a un livello tale da rendere il discorso sulla questione noioso, anche perché certamente non nuovo. The Last of Us Parte II Remastered è pensato perlopiù per i nuovi giocatori o per i collezionisti che non possono farsi scappare nemmeno una versione del loro gioco preferito. Se non si è tra questi, basta passare oltre, senza prendersela. Anzi, dovrebbe essere quasi un sollievo che il gioco non piaccia, vista la quantità di titoli in continua uscita (Nacon è certa che escano troppi giochi, per esempio).

Non dimentichiamo inoltre che esiste anche la possibilità di fare un semplice upgrade da 10€, cifra oramai che spesso non basta nemmeno per un buon indie. Potevano pubblicare le novità in modo gratuito per fare felici i fan? Potevano, ma nessuno obbliga un'azienda a farlo e in tutta onestà la cifra è adeguata ai nuovi contenuti.

Come detto, però, questo è un vecchio discorso e la risposta è sempre la stessa: se non vi interessa, passate oltre e non rodetevi il fegato. È meglio per la vostra salute.

Il punto del discorso

The Last Of Us Parte Ii Remastered 12

Il problema vero è che The Last of Us Parte II Remastered non è una remaster. Non nel senso più comune del termine dal punto di vista di una certa fetta di pubblico.

I concetti di Remaster e Remake sono molto più complessi di quanto si pensi e soprattutto gli sviluppatori potrebbero dirvi che un gioco chiamato remake tecnicamente non lo è e che invece un gioco chiamato remaster è un remake. Non perdiamoci in questo discorso, però, ma cogliamo solo il punto: remastered è un termine vago e Sony lo usa come meglio preferisce, al pari di tanti altri editori.

Dobbiamo però supporre che lo usa perché ritiene che sia il termine migliore. Il punto è che Remastered è probabilmente stato scelto dall'alto, dal reparto marketing. Perché The Last of Us Parte II versione PS5 è perlopiù una Director's Cut, così come lo sono state quelle di Ghost of Tsushima e Death Stranding.

Il pubblico pagante apprezza il termine remastered (dobbiamo supporlo, se è stato scelto per questo pacchetto) ma vi è una fetta di pubblico - quella rumorosa che finisce sotto le attenzioni del director di The Last of Us Parte II Remastered - che considera il termine come un indicazione di un netto miglioramento grafico e non possiamo dargli torto (è noioso quando lo stesso termine viene usato per prodotti trattati in modo completamente diverso, lo diciamo noi per primi)

Suona che ti rilassi, dai
Suona che ti rilassi, dai

Il "nuovo" gioco di Naughty Dog è invece "solo" una versione deluxe del gioco base ristampata per l'occasione, come ne esistono molteplici. L'upgrade da 10€ non è altro che un DLC esclusivo per la next-gen (come ad esempio è accaduto con il DLC di Horizon Forbidden West) per un gioco vecchio anni. Proposto in questo modo suona molto diverso e, siamo certi, per molti non sarebbe stato un problema.

Il punto, però, è che probabilmente Sony e Naughty Dog sanno che una certa fetta di pubblico avrebbe disdegnato la nomenclatura, ma ce n'è un'altra che arriva ora su PS5, che non ha giocato il gioco originale e che si fa attirare dall'idea di avere la versione Remastered invece del gioco PS4 con un DLC incluso. È solo questione di termini, ma quei giocatori preferiscono così. Alla fine il gioco è sempre quello, ovvero un capolavoro che una persona in più potrà godersi grazie a una parola diversa sulla copertina che dà fastidio ad altri.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.