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Unity: 1.800 licenziamenti annunciati, tagliato il 25% della forza lavoro

Unity Software ha annunciato il taglio di 1.800 posti di lavoro, ossia del 25% della sua forza lavoro, alla luce del suo sforzo di riorganizzazione interna.

Unity: 1.800 licenziamenti annunciati, tagliato il 25% della forza lavoro
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   09/01/2024

Unity Software licenzierà circa il 25% della sua forza lavoro, ossia lascerà a casa 1.800 persone. A dichiararlo è stata la compagnia stessa. Da notare che le azioni di Unity sono cresciute del 5% dopo l'annuncio. Evidentemente i mercati hanno reagito bene alla notizia.

Si tratta della tornata di licenziamenti più ampia di sempre della compagnia con sede a San Francisco, che sarà ultimata a fine marzo. È la quarta volta che Unity annuncia licenziamenti da luglio 2022.

Per chi non la conoscesse, Unity Software è la compagnia di Unity, il motore grafico più utilizzato al mondo, in particolare in ambito mobile. Conta 1,1 milioni di sviluppatori attivi mensili, compresi studi enormi quali Niantic e Blizzard.

Una situazione drammatica

Unity continua a pagare alcune scelte poco lungimiranti fatte negli ultimi anni
Unity continua a pagare alcune scelte poco lungimiranti fatte negli ultimi anni

I tagli colpiranno tutti i settori della compagnia, di tutti i team sparsi in tutte le sedi. Si tratta di una delle decisioni prese nell'ambito del reset totale annunciato dal CEO Jim Whitehurst a novembre.

In un messaggio spedito lunedì ai dipendenti di Unity, Whitehurst ha scritto: "Stiamo... riducendo il numero di cose che facciamo per concentrarci sul nostro business principale e trovare successo e profitti a lungo termine."

Whitehurst non ha fornito dettagli sugli altri cambiamenti della compagnia, ma un rappresentante di Unity ha confermato che presto ne arriveranno altri.

I nuovi licenziamenti seguono un periodo duro per Unity e mostrano l'innegabile crisi che sta attraversando. A settembre dello scorso anno Unity provò a imporre una tassa sulle installazioni agli sviluppatori, ottenendo una vera e propria rivolta degli sviluppatori, nonché il crollo del valore delle azioni della compagnia. La situazione divenne presto così grave che i dirigenti dovettero fare un passo indietro e modificare il balzello.

Dopo i tumulti, il CEO di allora, John Riccitiello, si è ritirato, lasciando il posto a Jim Whitehurst, ex presidente di IBM, come CEO a interim. A novembre è arrivato l'annuncio del reset, che si è concretizzato nell'ingente taglio di personale.