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Xbox ha davvero bisogno di Activision Blizzard per competere alla pari con PlayStation?

Anche senza Activision Blizzard e Call of Duty, Xbox potrebbe avere tutte le carte in regola per competere testa a testa con PlayStation.

Xbox ha davvero bisogno di Activision Blizzard per competere alla pari con PlayStation?
NOTIZIA di Stefano Paglia   —   22/02/2023

Che piaccia o meno, il tentativo di acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft è l'argomento caldo del momento e come tale genera accesi dibattiti sui social e nei forum. Piuttosto che discutere per l'ennesima volta se questa manovra da quasi 70 miliardi di dollari andrà in porto o se potrebbe creare un monopolio o meno, proviamo con questo Parliamone a intavolare una discussione da un punto di vista differente: Microsoft ha davvero bisogno di Activision Blizzard e Call of Duty per poter competere ad armi pari con Sony PlayStation?

Guardando ai numeri recentemente snocciolati dal colosso di Redmond, la risposta sembrerebbe chiara: PlayStation ha quote di mercato nettamente maggiori rispetto a Xbox, specialmente in Europa e, manco a dirlo, in Giappone. In tal senso Call of Duty, Overwatch, Diablo e le altre proprietà intellettuali di Activision Blizzard contribuirebbe senza dubbio ad assottigliare il gap tra le due compagnie.

Tuttavia è anche vero che questi dati sono in parte condizionati dagli effetti sul lungo periodo di una gestione più lungimirante ed efficiente del brand PlayStation rispetto a quello Xbox e allo stesso tempo non possono rispecchiare le potenzialità di crescita futura della divisione gaming di Microsoft, dato che le numerose acquisizioni e gli investimenti per xCloud fatti negli ultimi anni non hanno ancora dato i loro frutti, o almeno non del tutto.

Cerchiamo di spiegarci meglio. Il problema di Microsoft non è certo quello di avere meno giochi o studi first-party di Sony, anzi. Vogliamo davvero credere che Xbox con Halo, Forza Motorsport & Horizon, Gears of War, The Elder Scrolls, Fallout, Wolfenstein, Doom, Age of Empires, Fable, Sea of Thieves e State of Decay giusto per citare alcuni dei più conosciuti, non potrebbe competere ad armi pari con i PlayStation Studios?

E allora come si spiega questo gap? Ci sono tantissimi fattori da tenere in considerazione, uno dei quali, come accennavamo in precedenza, è che tutti gli investimenti fatti da Microsoft negli ultimi anni devono ancora fruttare. Basti pensare che dall'acquisizione ad oggi due dei tre giochi realizzati dagli studi di Bethesda Softworks, ovvero Deathloop e Ghostwire Tokyo, sono o sono state esclusive temporali per PS5 e che solo da Starfield in poi (ma anche da Hi-Fi Rush in poi se vogliamo) si vedranno davvero i risultati di questa operazione da 7,5 miliardi di dollari. Situazione simile, seppur in scala minore, per altri team come Double Fine Productions, Compulsion Games, Ninja Theory e inXile che da quando sono stati inglobati negli Xbos Studios non hanno ancora pubblicato giochi o esclusive per le piattaforme verdecrociate. A questo si aggiunge una gestione e pianificazione apparentemente non ottimali da parte di Microsoft, basti pensare alla quasi inesistente line-up di esclusive Xbox di spessore nel 2022 e di quanto ha fatto discutere l'operato di 343 Industries con il brand di Halo recentemente.

Quest'immagine realizzata da Klobrille mostra l'assetto di Microsoft Gaming in caso l'acquisizione di Activision Blizzard andasse in porto
Quest'immagine realizzata da Klobrille mostra l'assetto di Microsoft Gaming in caso l'acquisizione di Activision Blizzard andasse in porto

In parte legato al punto precedente, è necessario tenere in considerazione anche la minore forza del brand Xbox rispetto a quello PlayStation, costruito nel corso di decenni e con poche macchie sul curriculum, che genera di conseguenza una fiducia incondizionata da parte di una fetta considerevole di giocatori ben propensa ad acquistare PS5 anche a scatola chiusa, in quanto soddisfatta da PS4 e le precedenti console. Al contrario, non ci vuole poi molto a perdere questa fiducia: lo sa bene Xbox, che paga ancora lo scotto della generazione sottotono di Xbox One e la controversa gestione di Don Mattrick prima che Phil Spencer prendesse le redini della divisione gaming di Microsoft. Ci vuole del tempo per riconquistare i giocatori, ma in tal senso ci sono già dei segnali positivi, come dimostra il fatto che Series X e S sono le console vendute più rapidamente di sempre nella storia di Xbox.

Un altro punto importante e che spesso si tende a sottovalutare è l'importanza del marketing, che come abbiamo discusso in un precedente Parliamone è uno dei punti deboli di Xbox e non riesce a dare il giusto risalto alle esclusive e il Game Pass, laddove i grossi investimenti fatti da Sony con spot e campagne mirate (ad esempio vedi quello del ri-lancio di PS5) risultano sicuramente più efficaci.

Arriviamo al punto: anche togliendo dall'equazione Activision Blizzard, crediamo che Microsoft abbia già da ora una base più che solida e davvero promettente per il futuro e siamo fiduciosi che ne avremo una dimostrazione quando gli studi acquisiti in precedenza inizieranno a ingranare. Al colosso di Redmond inoltre non mancano di certo i mezzi e le risorse per concretizzare la crescita degli Xbox Game Studios, oltre che di Game Pass e xCloud, anche solo investendo nei team che già fanno parte della sua scuderia.

Ora lasciamo la parola a voi. Ritenete che l'acquisizione di Activision Blizzard sia davvero indispensabile per Microsoft per poter competere ad armi pari con Sony?

Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.