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L'epopea di un Cavaliere

The Order: 1886 arriva con forza su PlayStation 4, con un nuovo universo tutto da scoprire

RECENSIONE di Antonio Fucito   —   19/02/2015

Il 2015 videoludico è cominciato meglio di tante altre annate per quanto riguarda i portatili. Nelle nostre case la situazione è stata un po' più tranquilla, con diversi titoli multipiattaforma oppure a budget "ridotto" che fungono idealmente da raccordo tra quelle grandi produzioni che, volenti o nolenti, sono attese dalla maggior parte dei giocatori, al di là della loro qualità effettive. Ad aprire le danze delle esclusive di peso ci pensa PlayStation 4, che nella prima parte dell'anno sembra più pronta da questo punto di vista e che vede in dirittura d'arrivo il 20 febbraio The Order: 1886, fatte salve rotture di day one sempre più tristemente frequenti. Basta fare capolino sulla pagina principale di Multiplayer.it in questi giorni, ma anche su tanti altri siti, per vedere un vero e proprio massacro mediatico, fatto di decine di notizie più o meno interessanti, più o meno veritiere, che se guardate in un'ottica positiva denotano un'attenzione attorno al titolo dei Ready at Dawn parecchio elevata. D'altronde stiamo parlando della prima nuova proprietà intellettuale di questo sviluppatore, il quale dopo essersi fatto le ossa su PSP ha subito catalizzato l'attenzione per un comparto tecnico che sembrava fuori dal mondo, oltre che per l'ambientazione a dir poco affascinante. L'analisi che bisogna fare attorno a The Order: 1886 è decisamente più complessa di quanto la sua struttura lineare e la durata facciano presagire, perché oltre al giudizio specifico è chiaro che questa produzione sia parte di un progetto di maggiore respiro, destinato a materializzarsi in capitoli successivi e a fare tesoro, soprattutto dal punto di vista del gameplay, dei feedback che i giocatori pubblicheranno nelle prossime settimane.

Sparo o non sparo?

Appena inserito il Blu-Ray e installato il gioco, abbiamo scaricato una piccola patch di 66 MB che dovrebbe rappresentare l'unico aggiornamento disponibile al lancio, una buona notizia alla luce delle tendenze pericolose degli ultimi mesi. Il menù minimalista offre una manciata di opzioni legate ad audio e video; la difficoltà è invece tarata su tre livelli intercambiabili in qualsiasi momento, che non vanno ad inficiare sulle condizioni per ottenere i trofei. La Londra di fine 1800 fa da sfondo alle vicende del gioco; un po' vittoriana, un po' steampunk, un po' disastrata, reinventata dal punto di vista tecnologico grazie alla presenza di dirigibili a doppia camera e armi avanzate, che magari non hanno mai visto la luce ma che sono sempre basate su progetti realmente esistenti. Questo perché il mondo creato da Andrea Pessino e Ready at Dawn è frutto di un grande lavoro di ricerca storica e fotografica, che ha permesso di creare un'ambientazione credibile e affascinante, sicuramente tra le più ispirate che ci è capitato di vedere negli ultimi tempi.

L'epopea di un Cavaliere

In questo contesto abbiamo una serie di fazioni che rivestono un ruolo di spicco nell'economia del gioco: i Cavalieri dell'Ordine della Regina innanzitutto, un Ordine creato per mantenere l'ordine (troppo ghiotto il gioco di parole, chiediamo venia) nei tempi bui, all'interno del quale c'è Sir Galahad, il protagonista che si controlla per tutta l'avventura del gioco e attorno al quale sono incentrate la maggior parte delle attenzioni narrative. Sullo sfondo, ma mica tanto, la polizia canonica, i ribelli, i mezzo sangue Lycan, ognuno dei quali incrocerà almeno una volta il cammino di Galahad e compagni.

L'epopea di un Cavaliere

La narrazione è suddivisa in capitoli, compreso un prologo tenuto ben nascosto dagli sviluppatori: nonostante tutte le notizie trapelate in rete sono stati piuttosto bravi a celare la maggior parte dei risvolti della storia, e questo si traduce in un apprendimento costante di nuove informazioni, che poco a poco mettono assieme i puzzle di un disegno più grande e dimostrano il talento che hanno avuto nel creare uno sfondo storico "corposo" e affascinante. Ci fermiamo qui per evitare spoiler e ci catapultiamo verso il primo capitolo di The Order: 1886, che di primo acchito è uno shooter in terza persona ma in realtà ricorda i grandi classici del genere "solo" nella fase di combattimento puro, visto che lascia ampio spazio alla narrazione, ai dialoghi e a momenti di avanzamento senza imbracciare l'artiglieria. C'è la Sala del Consiglio all'interno della quale avvengono parecchie discussioni, ci sono i colpi di scena che introducono nuovi personaggi; c'è, come detto, la costruzione di una storia decisamente più grande rispetto alle vicende narrate fino a questo punto: si passa alle armi quando la parola non riesce a ferire più della spada e bisogna risolvere la situazione col piombo. Alcuni capitoli sono dedicati quindi unicamente all'avanzamento della storia e all'esplorazione, per una struttura guidata che in pratica non prevede né il backtracking né la possibilità di tornare indietro se si è perso qualche collezionabile per strada, rappresentato da cilindri audio, documenti, foto da ispezionare. In tal senso le ambientazioni sono tutte piuttosto lineari, ma non mancano piccole deviazioni per raggiungere gli extra, e qualche scontro o fase stealth di maggiore respiro, nonostante si prosegua costantemente tra un combattimento e l'altro.

The Order: 1886 arriva con forza su PlayStation 4, con un nuovo universo tutto da scoprire

Downgrade my balls

Il ritmo non manca, quindi, e il lato tecnologico è un piccolo capolavoro che riesce a coinvolgere completamente il giocatore a livello visivo, per un risultato che probabilmente, ad oggi, rappresenta il picco delle produzioni videoludiche nella mescolanza di tutti fattori che lo compongono. Le transizioni dalle sequenze non interattive e quick time a quelle dove si controlla pienamente Sir Galahad sono in pratica impercettibili - al netto di una realizzazione dei volti ancora più clamorosa, nel primo caso - e talvolta si fa davvero fatica a capire se si sta giocando del tutto o meno.

L'epopea di un Cavaliere
L'epopea di un Cavaliere

Il motore grafico proprietario di Ready at Dawn è semplicemente incredibile, e il lato artistico indovinato ha permesso una realizzazione stilistica degli ambienti eccezionale, sempre bella da vedere e condita con un'attenzione per il dettaglio fenomenale. Basta guardare i volti dei personaggi, i dettagli minuziosi e la qualità estetica delle loro armature, i continui scorci notturni e diurni su Londra, con una distanza visiva infinita, strutture di ogni genere e texture sempre di pregevole fattura, che spiccano quando la prospettiva e il sistema di illuminazione riescono a rendere alla perfezione le differenze tra mattoni, ceramiche o tessuti. Ma anche particolari come i capelli che si muovono al passaggio del vento, i riflessi sulle vetrine, che mostrano il loro contenuto e quello che c'è sul lato opposto di una strada; le luci sempre e solo dinamiche, che "incidono" su qualsiasi oggetto su schermo e anche in lontananza, la deformazione dei metalli, i tessuti e gli oggetti che reagiscono ai proiettili, fino ad arrivare alla realizzazione ultra dettagliata di gadget e armi, compreso il loro funzionamento. Sarebbe un delitto, quindi, affrettarsi nell'attraversare le varie ambientazioni di raccordo tra i combattimenti senza soffermarsi su tutto il resto, in quanto l'aspetto narrativo e tecnologico sono le colonne portanti della produzione Ready at Dawn, e già ottimi in questo primo capitolo. Il tutto è suggellato da un comparto artistico che offre un tratto morbido, "adulto" e piacevole, sicuramente pieno di carisma. Riguardo le bande nere e il filtro visivo utilizzato: non possiamo parlare a nome di tutti ma ce ne siamo completamente dimenticati dopo pochi minuti e il filtro è perfetto; sicuramente la cosa si nota maggiormente su monitor piccoli e nessuno avrebbe da ridire, anzi, se giocasse a schermo intero. C'è un aspetto che rimane fuori da questo tripudio tecnologico: l'interazione e la fisica con l'ambiente, bella con gli oggetti di scena ma parecchio standard in tutto il resto. Il comparto musicale gode della stessa ottima cura di quello grafico; il rumore degli spari di ogni arma è estremamente curato e peculiare, gli effetti in generale seguono la stessa falsariga e la colonna sonora riesce a sottolineare bene i momenti più importanti, proponendo alcuni brani parecchio ispirati. , Il gioco è completamente doppiato in italiano, con Sir Galahad affidato a Silvio Pandolfi, eclettico artista di film, telefilm e serie animate che abbiamo ascoltato ad esempio in Borderlands, dove doppiava Marcus. Il suo timbro di voce è ottimo ma non ci è sembrato sempre azzeccato alla situazione. Di contro abbiamo ravvisato un ottimo Claudio Moneta nell'interpretazione di Alastair, cavaliere dell'Ordine che si incontra spesso durante il gioco. Per selezionare il doppiaggio inglese, forse di qualità media superiore, bisogna cambiare la lingua della console.

Trofei PlayStation 4

The Order: 1886 può essere annoverato tra i titoli "facili" da platinare. Abbiamo finito il gioco ottenendo il 68% dei trofei, e in generale basta compiere un certo numero di uccisioni, magari in maniera specifica, o raccogliere tutti i collezionabili presenti. Nulla di difficile, anzi, solo che per quanto riguarda questi ultimi non c'è scritto in quali capitoli si trovano quelli non ancora ispezionati/raccolti, e quindi si è costretti a rigiocare il titolo almeno un'altra volta muovendosi in maniera minuziosa tra le piccole deviazioni disponibili.

Ghémpley

Siamo arrivati alla disanima del gameplay e delle sparatorie, che sono presenti in buon numero ma al servizio di tutto il resto invece che il contrario: quando la storia lo richiede si esplora o ci si esibisce in brevi fasi platform assieme ai diversi personaggi con i quali Sir Galahad interagisce - in particolare il Marchese de La Fayette, Sir Percival e Isabeau D'Argyll - oppure ci sono fasi in cui bisogna eliminare gli avversari in maniera silenziosa, premendo il tasto triangolo al momento giusto per dare il senso di perfetta sincronizzazione tra il movimento di Sir Galahad e l'effettiva azione per sgozzare il nemico. In altri frangenti si utilizza una balestra a distanza, e in generale il gioco è sempre parecchio crudo, non lesinando sul sangue o sulle uccisioni efferate. Gli scontri a fuoco hanno un'impostazione tipica da shooter in terza persona: ci sono le coperture, che si agganciano con il tasto cerchio e dalle quali si può uscire con la stessa pressione o semplicemente allontanandosi; la classica combinazione dei trigger per mira e sparo, il corpo a corpo sempre col triangolo e così via.

L'epopea di un Cavaliere
L'epopea di un Cavaliere

La varietà delle armi è eccelsa così come il piacere di utilizzarle grazie ai diversi tipi di munizioni e rinculi. Ci sono pistole a colpo singolo e multiplo, fucili automatici - tra i quali uno col potere secondario (premendo R1) di generare un'onda d'urto - ma anche fucili da cecchino, carabine e varie armi esotiche come quella che spara della termite e poi un razzo per incendiarla, oppure il fucile ad impulsi in grado di emettere un raggio inceneritore. Tutto merito di Nikola Tesla, che non ha bisogno di presentazioni (... vero?) e che riveste un ruolo importante nella storia, mettendo a disposizione il proprio laboratorio anche per alcuni gadget che si utilizzano mediante brevi ma elaborati minigiochi. Questo grande lavoro sulle armi e sulla fisicità purtroppo si scontra, è il caso di dirlo, con combattimenti che peccano di dinamismo poiché piuttosto piatti e "asciutti", divertenti quanto basta ma mai in grado di coinvolgere per la loro grandiosità e soprattutto per gli avversari un po' anonimi. Il grado di sfida c'è soprattutto al livello di difficoltà più alto, ma l'intelligenza artificiale è, per così dire, vecchia scuola, con tipologie di nemici che si muovono, che si riparano, che lanciano granate, nonché i cosiddetti fucilieri che annunciano a voce il loro arrivo e si presentano col fucile a canne mozze. Questa suddivisione scolastica frena il dinamismo, quindi, e purtroppo gli scontri con i personaggi chiave seguono la stessa tendenza, alternando sequenze quick time (sicuramente spettacolari) con meccaniche riciclate tra loro nel caso dei licantropi. Le stesse armi spesso non hanno pari tempo e dignità di utilizzo, ed è un peccato perché sono molto divertenti da usare. Tutti questi "indizi" ci hanno fatto sospettare che forse gli sviluppatori non abbiano avuto il tempo di implementare tutte le idee che avevano in mente - anche alla luce di un finale soddisfacente, ma chiaramente aperto, e della mancanza di alcune sequenze di raccordo - rimandando il discorso ai futuri capitoli. Abbiamo portato a termine The Order: 1886 in 7 ore e 50 minuti cronometrati a mano, a livello normale e con il 68% dei trofei ottenuti, collezionando una buona parte degli extra e soffermandoci ogni tanto sull'ambientazione. A nostro modo di vedere è la maniera migliore per godersi il gioco; di sicuro giocando più spediti il contatore diminuisce tranquillamente, ma non ha neppure un gran senso farlo. A livello di difficoltà più alto i nemici diventano più ostici e l'energia, che si ricarica senza farsi colpire per un certo lasso di tempo, minore: in tal modo si possono "guadagnare" un paio di ore sulla longevità totale.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.8
Lettori (830)
7.7
Il tuo voto

The Order: 1886 offre una meravigliosa sintesi di comparto tecnico, ricerca artistica e cura per il dettaglio, cioè quanto di meglio è possibile trovare ad oggi in campo videoludico, che deve essere provata e apprezzata almeno una volta, perché anche gli occhi (e le orecchie) vogliono la loro parte. Il mondo creato da Ready at Dawn è affascinante; la storia che fa da sfondo offre parecchi spunti ed è chiaramente parte di un disegno più grande, che si materializzerà nei prossimi capitoli. Quello che non ci ha convinto appieno è il gameplay, che al di là dell'esplorazione e del raccoglimento di documenti offre un sistema di combattimento piuttosto asciutto e poco dinamico, con situazioni che non riescono mai a coinvolgere il giocatore e scontri importanti un po' sottotono. Ed è un peccato, perché la realizzazione e la varietà delle armi sono eccelse. Non ci sentiamo di criticare la durata in senso assoluto, vista l'assenza di tempi morti e di espedienti per allungare il brodo, ma la mancanza di qualsivoglia extra o altro che approfondisca il titolo, unitamente al gameplay fatto di alti e bassi, vanno ad incidere negativamente sul prezzo del gioco.

PRO

  • Visivamente meraviglioso
  • Mondo di gioco ispirato e affascinante
  • La storia è interessante e lascia presagire grandi cose
  • Le armi e la fisicità degli scontri sono appaganti...

CONTRO

  • ...ma il tutto risulta poco dinamico e asciutto
  • Intelligenza artificiale scolastica
  • Manca la varietà nei boss e nei combattimenti
  • Si vede che ci sono tante idee fantastiche non sfruttate appieno