Metal Gear Solid V è stato probabilmente uno dei progetti più ambiziosi a cui abbia mai lavorato Hideo Kojima, nonché purtroppo l'ultimo capitolo delle saga diretto da lui. Un lavoro che ha visto a suo tempo convergere tutte le idee che il geniale artista giapponese ha partorito e raffinato nel corso degli anni, e che non hanno riguardato solo aspetti legati a un gameplay innovativo per la serie, ma ogni frangente di gioco, dove l'impronta del talentuoso designer giapponese si è fatta sentire attraverso citazioni, costumi, frasi ed elementi visivi, che ne hanno confermato tra l'altro la grande cultura cinematografica e letteraria. Oggi, grazie a Metal Gear Solid V: The Definitive Experience, i fan possono godersi l'opera completa in un'edizione speciale che include Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain e Metal Gear Online, componente multiplayer online di cui potete leggere i dettagli a questo indirizzo, più una selezione di DLC rilasciati in passato per ognuno dei giochi, e 15€ di valuta per la Mother Base. Il tutto a 39,90€ su console e 29,99€ su Steam per PC.
Metal Gear Solid V: The Definitive Experience è l'edizione definitiva del gioco di Hideo Kojima
Missione impossibile
La raccolta si apre con Ground Zeroes, ambientato nel 1975, che vede Big Boss tentare di infiltrarsi all'interno di una base navale statunitense nei pressi di Cuba, al cui interno dell'area è ospitata una struttura carceraria, Camp Omega, che secondo le informazioni in possesso dell'intelligence del suo gruppo, i Militaires Sans Frontières, opera al di fuori dei controlli delle leggi internazionali. Lì sono tenuti prigionieri Paz, la spia che abbiamo visto in Metal Gear Solid: Peace Walker, e Chico che nel tentativo di salvare la ragazza di cui è innamorato, è stato a sua volta catturato. Ed è proprio per liberare entrambi ed evitare che svelino informazioni preziose sulla sua organizzazione, oltre che per carpire le conoscenze di Paz su Cipher, che Big Boss decide di lanciarsi in una missione in solitaria.
La breve avventura - poco più di un'ora - è composta da una "campagna" ambientata all'interno del campo di prigionia, di notte e sotto una pioggia battente, con una serie di obiettivi facoltativi da raggiungere e altri elementi di contorno legati al conseguimento di trofei o alla raccolta di particolari oggetti, più alcune missioni extra che si sbloccano. Ad ogni modo, quello che all'epoca venne rilasciato come prodotto a sé stante, si rivela divertente e ben strutturato, e può costituire per i neofiti un modo come un altro per fare pratica, apprendere le nuove meccaniche di gioco (di cui parleremo più avanti) e prepararsi per l'avventura principale di The Phantom Pain. Ambientato nove anni dopo Ground Zeroes, il titolo racconta della distruzione della vecchia Mother Base, della creazione dell'organizzazione mercenaria chiamata Diamond Dogs da parte di Miller, Ocelot e Venom Snake, che ha sede operativa nel mare delle Seychelles, e della necessità del protagonista di partire per l'Afghanistan - corposa ambientazione iniziale, ma non l'unica - per una missione urgente da cui poi prenderà il via una storia coinvolgente e affascinante, al netto di qualche momento di stanca. Una storia che viene elargita a piccole dosi, e che spesso si confonde nel mare di attività di raccordo condite da missioni spesso in fotocopia, ma anche raccontata con la solita bravura da Hideo Kojima e dal suo staff, con una regia cinematografica e tagli di inquadratura che esaltano le fasi più drammatiche o i colpi di scena, con una tale potenza visiva da colpire inevitabilmente il giocatore, non lasciandolo indifferente alle vicende che si trova a vivere sullo schermo. Dal punto di vista della giocabilità The Phantom Pain è per certi versi una versione più grande, completa e "massiccia" di Ground Zeroes: il mondo di gioco è all'aperto, ampio e con più cose da fare. Anche qui il videogiocatore è libero di decidere cosa fare, se affrontare da subito l'obiettivo principale, oppure spendere del tempo in giro per la mappa alla ricerca di oggetti utili, segreti, o per indebolire le linee di comunicazione nemiche e impedire quindi loro di richiedere supporto aereo o via terra ai loro alleati nel caso Snake venga scoperto.
Free roaming di infiltrazione
Volendo si può anche tornare alla base, cosa in certi momenti tra l'altro obbligatoria per esigenze narrative: la comunicazione e l'interazione tra Snake e la Mother Base avviene mediante iDroid, una sorta di computer iper tecnologico mediante il quale si accede alle missioni, alla richiesta di equipaggiamento sul campo o al potenziamento della base stessa. La Mother Base è tra l'altro espandibile nel corso del tempo grazie ad una serie di piattaforme completamente esplorabili - stracolme di chicche e mini attività di svariato genere - e dipartimenti fondamentali per accedere a armi inedite, gadget e personalizzazioni.
Ad ogni modo, tornando all'avventura vera e propria, la natura sandbox del gameplay e la possibilità di affrontare le missioni con una certa libertà non vogliono significare l'abbandono totale delle vecchie meccaniche della serie, né essere un incentivo a compiere delle carneficine, ma semplicemente mettere a disposizione del giocatore un maggior numero di possibilità per eludere la sorveglianza dei nemici o per venire a capo di ogni situazione. Snake è un soldato reattivo, addestrato per ogni tipo di battaglia, anche se opera al meglio quando agisce nell'ombra. In questi casi è in grado di correre chinato, di strisciare a terra rapidamente, di aggrapparsi alle sporgenze e di nascondersi dietro a dei ripari, di disarmare o uccidere una sentinella in un attimo tramite delle Close Quarter Combat estremamente dinamiche, di non lasciare traccia dietro di sé e di guidare dei veicoli. Inoltre può contare su un armamentario di tutto rispetto, che può rivelarsi utile soprattutto nel caso Big Boss venga scoperto e l'unica opzione rimasta è quella di mettere mano alle armi. In questi frangenti, l'azione si svolge invece secondo i crismi dei principali sparatutto in terza persona, con i nemici che si esibiscono quasi sempre in azioni di guerriglia particolarmente efficaci. Per questo è meglio evitare di farsi scoprire e ragionare, pianificando ogni mossa. L'approccio generale è libero, dunque, ma la giocabilità tende a premiare la strategia, la capacità di agire nell'ombra piuttosto che l'assalto all'arma bianca che porterebbe più facilmente a una morte prematura, invogliando l'utente a sfruttare al meglio gli elementi stealth del gioco. Nascosti nell'ombra, trattenendo il respiro, mentre i soldati perlustrano l'area alla ricerca di quell'intruso che ha ucciso il loro commilitone, la sensazione di trovarsi in una zona di guerra per davvero è restituita in maniera convincente. Merito anche delle discrete routine comportamentali dei nemici, che a volte però peccano nella mancata reazione a certi rumori o nel fatto che perdono velocemente interesse nel controllare una determinata area, forse per una scelta voluta da Kojima per offrire al giocatore un approccio ibrido, a metà tra realismo e divertimento, abbandonando ogni velleità di simulazione completa. Ma anche di un impianto tecnico e artistico di tutto rispetto grazie anche qui alla mano di Hideo Kojima e al sapiente uso del Fox Engine. Metal Gear Solid V: The Definitive Experience non è un remake, e propone quindi lo stesso comparto tecnico dell'originale, con una risoluzione a 1080p e 60 fotogrammi al secondo, un ottimo level design esaltato da un efficace sistema di illuminazione e dal ciclo giorno/notte, una buona pulizia dell'immagine e personaggi ben caratterizzati sia dal punto di vista della modellazione poligonale che estetico. Certo, ora come allora non passa inosservata la qualità di alcune texture che lasciano un po' a desiderare, ma come nell'originale queste non vanno ad inficiare più di tanto, nell'insieme, sulla qualità generale dell'immagine. Per quanto riguarda la parte audio, ottimo il doppiaggio in lingua inglese (con sottotitoli in italiano), e la colonna sonora, che propone una grande quantità di brani anni '70 e '80 o inediti.
Conclusioni
Metal Gear Solid V: The Definitive Experience è la raccolta ideale per tutti i fan della serie, visto che include un titolo mastodontico e valido nel suo genere, con tutti i DLC più importanti rilasciati per ciascuno dei tre elementi presenti (Ground Zeroes, The Phantom Pain e Metal Gear Online). Il giudizio complessivo su Metal Gear Solid V, nel suo insieme, resta ovviamente il medesimo di quando lo recensimmo a suo tempo: un gioco bello ma dalla qualità altalenante, soprattutto nella seconda parte. Totalmente positiva, invece, la valutazione che in generale attribuiamo all'edizione, che reputiamo ricca, completa e a un prezzo tutto sommato non eccessivo visto i tempi che corrono.
PRO
- La versione definitiva di Metal Gear Solid V
- Un gameplay libero, coinvolgente e con una miriade di cose da fare
- Impianto artistico di ottima fattura: regia, tecnica e sonoro funzionano perfettamente
- Storia coinvolgente e in alcuni punti sorprendente...
CONTRO
- ...ma dalla qualità altalenante nella seconda parte a causa delle errate scelte di design che ne minano bilanciamento e progressione della trama
- Parecchie missioni secondarie sembrano fatte in fotocopia