Esperienza e buone letture hanno dimostrato con gli anni a chi scrive che è impossibile scindere il proprio sistema di valori dall'interpretazione di un'opera e che, anzi, l'idea stessa di farlo è quanto mai ingenua. Anzi, spesso è proprio l'aderenza o meno di una certa opera al proprio sistema di valori a renderla più o meno appetibile.
Questo è vero soprattutto quando parliamo di intrattenimento puro, ossia di tutti quei prodotti che vogliono solo divertire e far passare del tempo al loro pubblico di riferimento. I videogiochi non fanno differenza e anzi, più di qualsiasi altro media, la loro fruizione richiede l'accettazione preventiva di ciò che idealmente faremo accadere giocando. Non che occorra conoscere l'intero gioco per desiderarlo, sia chiaro, ma abbiamo comunque bisogno di sapere che si fonderà su un certo sistema morale e che non violerà certi patti non scritti con il fruitore. Questa necessaria introduzione serve a capire come mai giocando molti non si facciano problemi a compiere massacri di esseri umani, mentre hanno più di qualche problema ad accettare l'esistenza di simulatori di caccia come theHunter: Call of the Wild, tanto più appaiono realistici: da una parte il massacro viene connotato culturalmente in modo da essere armonizzato con i valori di chi gioca, e quindi viene proiettato su un piano puramente fittizio che ci tocca relativamente, mentre dall'altra abbiamo la ricostruzione di un'attività reale, ossia che produce effetti tangibili. Insomma, nella realtà nessuno impugnerebbe una spada per andare a uccidere le guardie che tengono prigioniera una donna in una torre, mentre molti si armano di attrezzatura varia per andare a sparare a degli animali.
theHunter: Call of the Wild è un buon simulatore di caccia, afflitto da qualche bug di troppo
Torna a casa Bambi
La lunga introduzione serve a chiarire la difficoltà intrinseca nel recensire un simulatore simile per qualcuno che non ne accetta necessariamente i valori di fondo. Ci è sembrato giusto specificarlo per non incorrere in fraintendimenti di sorta.
Detto questo indossiamo la tenuta da cacciatore, imbracciamo il fucile ed entriamo in una delle due riserve di caccia offerte da theHunter: Call of the Wild. Pensate che sommate insieme formano un mondo aperto di più di centotrenta chilometri quadrati da battere palmo a palmo in cerca di tracce e, soprattutto, di prede da uccidere. Il paesaggio, mosso dal motore Apex di Avalanche Studios (quelli dei Just Cause), offre ampie foreste sovrastate da rilievi rocciosi, che si specchiano su piccoli e incontaminati laghetti d'acqua dolce. Quasi ci viene voglia di continuare la recensione imitando l'accento di un boscaiolo del Wyoming, ma essendo scritta non avrebbe senso farlo. Sappiate solo che caccia a parte, esplorando le riserve ci si trova ad ammirare dei paesaggi davvero superbi. In particolare la prima riserva, che visiteremo in pieno autunno, ha dei colori splendidi, come potete verificare guardando alcune delle immagini che abbiamo catturato per l'articolo. Ma bando ai sentimentalismi, anche perché non siamo dei poeti romantici: è tempo di far ricongiungere Bambi con la mammina.
Simulazione pura
Come dicevamo, theHunter: Call of the Wild è un simulatore di caccia. L'azione viene inquadrata in prima persona e ci vede impegnati nell'attività di trovare degli animali a cui sparare, siano essi degli indifesi cervi, o delle fiere più pericolose come orsi e cinghiali.
Per farlo non basta andare in giro e sperare che ci si parino innanzi, anche perché sentendoci scapperebbero senza troppi complimenti, ma bisogna imparare a riconoscerne e seguirne le tracce, evitando di fare troppo rumore o di mettersi in una posizione tale da fargli arrivare il nostro odore trasportato dal vento. Una volta individuata la preda la si può evidenziare usando il cannocchiale in dotazione o il mirino del fucile, così da averla ben visibile per qualche secondo, quindi si può sparare. Di ogni preda va recuperato un trofeo, che conferisce punti esperienza e soldi (una volta portato a uno degli avamposti sparsi per le mappe). Più saremo bravi a mirare e più i premi ottenuti saranno ricchi. Ad esempio un colpo secco alla testa, che uccide l'animale sul colpo, vale più di una serie di corpi al corpo. Volendo ci sono delle alternative alla caccia tradizionale. Ad esempio si possono spendere dei soldi per costruire dei punti di appostamento (sono fissi sulle mappe) e usare le esche per attirare le potenziali prede verso la nostra zona, o ancora si possono utilizzare diversi tipi di armi (revolver, fucili a pompa e così via) per cambiare approccio. Ad aiutarci a esplorare per bene le riserve ci sono diversi strumenti. Oltre alla classica bussola, il più pratico è un phablet che portiamo sempre con noi su cui sono indicati i punti d'interesse più vicini. Molto importanti sono anche i punti panoramici, ossia delle strutture poste generalmente in punti elevati che ci danno la panoramica di un'intera zona, mostrandocene le icone sulla mappa generale (un po' alla Assassin's Creed).
Avamposti pieni d'insetti
I già citati avamposti, invece, servono a vari scopi: portare i trofei, acquistare armi e altra attrezzatura dal negozio, come richiami o cannocchiali, dormire per riposarsi e magari evitare di cacciare di notte, e sbloccare i viaggi rapidi così da non dover ripercorrere la strada già fatta a ogni partita.
Per introdurci ai fondamenti dell'attività venatoria, gli sviluppatori hanno anche implementato un sistema di missioni che ci dà di volta in volta degli obiettivi: catturare una certa preda, seguire delle tracce, andare in un certo luogo e così via. Raggiungerli frutta i classici punti esperienza che consentono di sbloccare skill e perk, come ad esempio ottenere informazioni più precise guardando le tracce, oppure una mira più ferma quando si trattiene il respiro. Non vi fate ingannare da tante belle caratteristiche che sembrano prese da un gioco di ruolo incrociato con uno sparatutto in prima persona, perché il ritmo di theHunter: Call of the Wild è lento, spesso lentissimo. Correre è sconsigliato perché si fa molto rumore e il personaggio si stanca eccessivamente, rendendo più difficile trattenere il fiato quando si prende la mira. Quando si spara poi, bisogna calcolare bene il colpo, visto che ogni arma ha le sue caratteristiche (balistica, proiettili e così via) e non si può certo andare in giro a sparare all'impazzata, anche perché il numero di proiettili è limitato e bisogna ricomprarli di volta in volta negli avamposti. Insomma, se siete ansiosi lasciatelo perdere. Qui giocare significa fare attenzione alle tracce e imparare a seguirle, rallentando fino a strisciare quando ci si avvicina al bersaglio. In fondo la caccia è fatta soprattutto di lunghe attese e il titolo di Expansive Worlds fa di tutto per riprodurla al meglio che sia possibile.
Problemi
Al di là di ogni questione contenutistica o morale, theHunter: Call of the Wild ha dei grossi problemi a livello di pulizia. Per dirla in altri termini: è infestato da bug di ogni sorta, alcuni dei quali compromettenti.
Partiamo dall'interfaccia, che a volte non ne vuole sapere di rispondere ai nostri comandi. Questo vale sia dentro che fuori dal gioco. Ad esempio capita di dover cliccare più volte su una voce del menù per poterci accedere, oppure di ritrovarsi con il phablet con lo schermo bucato, o ancora di aprire la mappa e trovarla centrata sul nulla. Più gravi, comunque, sono i bug che infestano il gameplay vero e proprio, come ad esempio quello che ci ammazza senza pietà quando finiamo incastrati tra due rocce, trasformandole automaticamente nel peggior nemico con cui avere a che fare, o un altro che blocca gli animali, rendendone l'uccisione fin troppo facile. Entrambi capitano più spesso del dovuto, così come capita, ma più raramente, che le tracce di un animale che stiamo inseguendo spariscano misteriosamente. Il bug più fastidioso che abbiamo incontrato è stato però quello della perdita dei punti per skill e perk guadagnati salendo di livello: il sistema ce li ha segnalati, ma entrando nella scheda del personaggio non li abbiamo trovati. In termini di gioco è un sacco di tempo buttato. Fortunatamente la patch 1.1, rilasciata poche ore prima della recensione, ha in parte sistemato alcuni problemi, come la scarsa reattività degli animali in alcune circostanze, o un'altra miriade di problemi riguardanti l'interfaccia e le opzioni. Certo, di strada da fare per avere un gioco considerabile completo ce n'è ancora tanta, ma almeno gli sviluppatori stanno dimostrando di avere a cuore il gioco e di non volerlo lasciare andare alla deriva.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-4770
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
- Sistema operativo Windows 10
Requisiti minimi
- Sistema operativo 64bit OS - Windows 7
- Processore Intel i3-4170
- 4 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GTX 660 / ATI HD7870 - 1GB VRAM
- 20 GB di spazio su Hard Disk
Requisiti consigliati
- Sistema operativo 64bit OS - Windows 10
- Processore Intel i7 quad-core
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVidia GTX 760 / R9 270x - 4GB VRAM
Conclusioni
theHunter: Call of the Wild è il miglior simulatore di caccia single player (senza microtransazioni invasive) moderno sul mercato, nonché quello più avanzato dal punto di vista tecnologico. Detto questo è anche un titolo pieno di bug. L'esperienza di gioco non viene compromessa come succede altrove e il supporto degli sviluppatori sembra essere reattivo, ma è innegabile che ce ne siano di davvero fastidiosi. Se non volete rischiare, dategli tempo e tenetelo in considerazione tra uno o due patch. Gli appassionati di caccia non dovrebbero invece lasciarselo sfuggire.
PRO
- Tecnicamente splendido
- Buona simulazione della caccia
- Le due riserve sono davvero grandi
CONTRO
- Bug, bug e ancora bug
- Qualche deficienza dell'intelligenza artificiale