È curioso vedere tornare quasi in contemporanea, dopo oltre dieci anni, due giochi capaci di riempire le nostre giornate su PlayStation Portable. Locoroco e Patapon hanno infatti diversi punti di contatto, a partire da uno stile grafico essenziale in due dimensioni, passando per un gameplay semplice ma in grado di rapire per arrivare infine a motivetti orecchiabili e davvero deliziosi a ricamarne la colonna sonora. Le somiglianze non sono un semplice caso dato che gran parte degli sviluppatori di Locoroco ha lavorato anche su Patapon ma i titoli riescono comunque ad avere due anime ben divise, originali a loro modo ed esponenti di generi differenti. Se uno è un puzzle/platform dove l'intelligenza è un requisito fondamentale, il buon caro e vecchio Patapon è invece il rhythm game più originale dell'ultimo decennio, dotato di un carisma tale da renderlo indimenticabile per tutti coloro che ci hanno passato anche solo qualche ora insieme. L'arrivo di questa Remastered è dunque una graditissima sorpresa e dopo tutti questi anni, i tempi sembrano maturi per far conoscere la proprietà intellettuale anche a nuovi giocatori, che molto probabilmente ai tempi di PSP ancora non si erano fatti rapire dalla passione.
Pata Pata Pata Pon
Non ci vorrebbe poi molto a scrivere questa recensione: il titolo arriva su PlayStation 4 senza modifiche sostanziali se non una miglior risoluzione e le meccaniche di gioco sono rimaste esattamente le stesse. Il gioco merita, compratelo ad occhi chiusi e divertitevi. Dopo tutto questo tempo però il pubblico è sicuramente cambiato e non è detto che tutti siano a conoscenza di quello che, a conti fatti, è il rhythm game per eccellenza su console portatile, migliore come idea di base persino di tutti gli altri ottimi concorrenti visti su Nintendo 3DS che fanno della musica e del ritmo le loro componenti fondamentali. Patapon è speciale perché mette il giocatore al comando di una tribù di simpatici personaggi: coraggiosi esploratori e combattenti alla ricerca della felicità. Quando si decide di lanciarsi all'avventura non ci si prende solo la responsabilità di scoprire cosa c'è alla fine del tunnel ma ci si mette sulle spalle il destino di ogni singolo Patapon.
Il titolo, ancora oggi, è infatti estremamente punitivo e giocarlo con leggerezza significa perdere pezzi importanti del proprio esercito, significa rimanere bloccati in un ciclo infinito di "farming" e di livelli tutti uguali. Patapon è un rhythm game che non va preso sotto gamba, che sa essere ostico e a volte anche frustrante, ancora più dei suoi due seguiti, esclusi da questa riedizione abbastanza inspiegabilmente. Non abbiate comunque timore, Patapon tenta di accompagnarvi senza troppi traumi, abituandovi mano a mano ai vari ritmi e spiegandovi nel dettaglio tutte le meccaniche di gioco durante i primi livelli. Inizierete imparando le basi della caccia, capirete ben presto le melodie per far muovere l'esercito e scoprirete sulla vostra pelle che caricare a testa bassa un enorme dinosauro forse non è propriamente la strategia migliore. In tutto questo c'è un fine equilibrio, un bilanciamento che poteva essere ritoccato onde evitare qualche piccolo momento di frustrazione, ma che nel complesso è ancora uno dei punti distintivi del gioco.
Trofei PlayStation 4
Portando a termine la campagna di Patapon non sarà difficile riuscire ad ottenere il platino. Molti trofei sono legati al superamento dei vari livelli e ben pochi richiedono azioni più complesse. Sarà necessario comunque un bel po' di "farming", soprattutto per dare vita agli Ultra Rarepon Mogyoon e ai Ultra Rarepon Barsala.
Pon Pon Pata Pon
Il sistema di gioco è semplice: ad ogni pulsante corrisponde un suono specifico, da tamburellare in sequenza per impartire le varie azioni. Ci sono combinazioni che ordinano gli attacchi, le ritirate e anche il semplice movimento e tutto va ritmato con cadenza regolare, scandita dai bordi dello schermo che si illuminano a tempo. Inanellare combinazioni in serie farà entrare poi i nostri piccoli Patapon in una frenesia guerresca che aumenterà gli effetti di ogni azione, subendo meno danni ad esempio o attivando le abilità speciali in attacco. La semplicità di questo sistema di controllo viene approfondita dalle formazioni di soldati che deciderete di utilizzare, potendo scegliere tra differenti tipologie con punti di forza e debolezze ben specifiche. Patapon vi trascinerà con sé per circa trenta livelli ma ognuno di questi stage non si esaurisce semplicemente con il suo completamento. Bisognerà infatti tornare più e più volte sui propri passi, nella speranza di trovare quel bottino specifico che ci serve per creare nuovi soldati o raccogliere i fondi necessari per migliorare l'esercito. Oltre alla parte ritmica, il titolo targato Japan Sudio, mette sul piatto anche tutta una gestione strategica dei propri Patapon che possono essere equipaggiati con oltre cento armi differenti, modificandone le statistica e di riflesso l'efficacia sul campo di battaglia. Ogni soldato può poi essere creato con livelli di potenza differenti, semplicemente combinando i materiali più rari tra loro e nel caso vogliate un esercito estremamente performante preparatevi a spendere decine e decine di ore sul titolo, con il rischio poi di perdere tutto quanto non appena uno degli enormi boss del gioco ingoierà le vostre truppe. La morte permanente pesa come un macigno in questo caso e il colpo al morale dopo una sconfitta potrebbe essere motivo sufficiente per ribaltare il tavolo e mandare al diavolo tutto quanto. Il gameplay però rapisce e di volta in volta imparerete che ogni errore può essere evitato, che si può completare un quadro in maniera perfetta, semplicemente imparando gli schemi di attacco nemici e le tempistiche corrette delle combinazioni musicali.
Chaka Chaka pata Pon
Il lavoro di rimasterizzazione di Patapon non è certo da urla di giubilo e gioia. Il titolo non è stato alcun modo rivisitato né, come dicevamo poc'anzi, sono stati sistemati gli squilibri dovuti al grind estremo già presenti nella versione PlayStation Portable. L'unico lavoro di rifinitura è relativo alla risoluzione, portata per l'occasione a 1080p, ma senza reali benefici per il gioco, ancorato a una grafica semplice e minimalista dove la qualità visiva è l'ultimo degli elementi da tenere in considerazione per valutarne la qualità complessiva. Avremmo preferito poi, piuttosto che questa semplice remaster, una collector comprensiva di tutti e tre i capitoli, venduta magari a qualche euro in più ma comprensiva dell'intera serie. Il primo capitolo resta un gioco piacevole da affrontare ma perde anche qualcosa della sua bellezza originaria allontanandosi dall'idea di portabilità e partita al volo che comunque ne contraddistinguono l'essenza. Buono invece il comparto sonoro, con musiche apprezzabili e buoni effetti sonori, seppur anch'essi privi di qualsivoglia miglioramento.
Conclusioni
Patapon era un piccolo capolavoro già dieci anni fa e poterlo rigiocare oggi su PlayStation 4 trasmette le stesse identiche sensazioni. I tempi sono però cambiati e si poteva fare qualcosa in più per limare le noiose e pressanti fasi di grind adattando meglio questa remaster alle console casalinghe. Resta un'esperienza estremamente piacevole da vivere ma avremmo preferito comunque una collezione che includesse anche gli altri due capitoli della serie per non trovarci con un'opera incompiuta.
PRO
- Gameplay sempre affascinante
- Idea originale e invecchiata benissimo
- Parecchio longevo...
CONTRO
- ...anche a causa del grind
- Uniche migliorie relative alla risoluzione
- Una compilation sarebbe stata maggiormente apprezzata