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La recensione di The Land of Pain

Un'avventura horror italiana realizzata con passione, ma con qualche ingenuità di troppo

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   16/10/2017

The Land of Pain inizia con il protagonista che si reca nella sua baita di montagna alla ricerca di un po' di pace. Seguendo un sentiero che si inoltra per uno splendido bosco veniamo catapultati in un ambiente naturale rigoglioso che non lascia presagire gli orrori che dovremo presto affrontare. Arrivato a destinazione, dopo aver acceso il camino l'uomo decide di andare a prendere dell'acqua da un vicino pozzo; sulla strada del ritorno scopre però che sul prato adiacente alla baita è apparsa una grossa sfera. Incuriosito dal misterioso oggetto, lo esamina ma finisce a terra svenuto. Quando si risveglia si ritrova chiuso in una gabbia, in un luogo che non riconosce. Chi l'ha portato lì? Perché intorno a lui c'è solo morte? Cosa si aggira per i boschi?

La sfera che mette fine al prologo dando inizio all'avventura
La sfera che mette fine al prologo dando inizio all'avventura

Queste e altre domande fanno da sfondo alla storia di stampo lovecraftiano di The Land of Pain, che si dipana lungo tutta l'avventura. Il gioco in sé è invece un horror in prima persona posizionabile a metà tra un Amnesia e uno Slender: The Eight Pages, con ampi momenti di pura esplorazione legati ad altri in cui bisogna risolvere alcuni puzzle, mai troppo complicati (l'unica vera difficoltà a volte è trovare gli oggetti che ci servono). Il protagonista può camminare, correre per qualche secondo e interagire con gli oggetti raccogliendoli o utilizzandoli automaticamente su altri quando li trasporta. Ovviamente non manca un mostro che ci insegue per ucciderci. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di spiegare meglio ogni punto.

In gabbia

Appena risvegliati nella gabbia dobbiamo risolvere un primo, semplice puzzle per uscirne. In realtà già nel prologo della baita avevamo avuto un assaggio di come funzionano i puzzle del gioco e della semplicissima interfaccia che li regola: solitamente richiedono la ricerca di oggetti da utilizzare in punti specifici per sbloccare dei passaggi. Ad esempio bisogna cercare delle chiavi, oppure una scala, o ancora delle casse da impilare e così via. Per l'intero gioco c'è un solo puzzle meccanico che richiede la manipolazione di alcune valvole.

In generale, i puzzle vanno affrontati tutti in un ordine preciso e sono costruiti in modo lineare, così che, quando si ha il quadro complessivo dell'area in cui ci si trova, si riesce a procedere abbastanza spediti nella loro risoluzione. Il guaio è che The Land of Pain è composto da zone spesso molto ampie che obbligano a fare avanti e indietro più volte per capire cosa fare, spesso costringendoci a camminare per diversi minuti. Questo problema si manifesta soprattutto nella parte iniziale dell'avventura, per poi ridursi in quella finale, in cui le aree diventano più dense. Tanto per farvi un esempio, giusto all'inizio si trova un passaggio bloccato dentro a una casa che richiede un oggetto specifico per proseguire, oggetto che si può recuperare a una certa distanza, vicino a un altro passaggio bloccato.

L'atmosfera degli ambienti naturali è ben costruita
L'atmosfera degli ambienti naturali è ben costruita

Così, dopo averlo preso si torna indietro fino alla prima casa, in cui finalmente si ottiene un oggetto per sbloccare il secondo passaggio, che per essere raggiunto ci obbliga a un'altra lunga camminata. Altro esempio sono le miniere, in cui bisogna fare avanti e indietro più volte lungo i tunnel che le compongono per arrivare a trovare ciò che ci serve.

Dopo aver risolto i primi puzzle, appare il classico mostro cacciatore che vuole farci la pelle per motivi che saranno spiegati dai vari documenti rintracciabili e dal diario del protagonista, in cui di volta in volta vengono annotati i progressi fatti. Alla prima apparizione abbiamo provato a eludere la creatura giocando di fino senza però riuscirci. Al secondo tentativo abbiamo provato a nasconderci, ma siamo stati inesorabilmente fatti fuori. Quindi abbiamo capito che funziona più o meno come in Slender e che l'unico modo per salvarsi quando ci insegue è correre a perdifiato. Purtroppo questa scoperta, legata anche a quella della sua territorialità (appare solo in zone specifiche), ne ha un po' ridotto l'impatto, facendoci elaborare una strategia d'azione che si è rivelata efficace per l'intero gioco: correre non appena si percepiscono sullo schermo i segni del suo arrivo (aumento d'intensità della musica e una leggera sfocatura dell'immagine).

Le zone d'interesse sono sottolineate da luci di torce o candele
Le zone d'interesse sono sottolineate da luci di torce o candele

Solo in due fasi avanzate la creatura ci ha dato qualche grattacapo in più: si tratta di zone in cui il fiato del protagonista non basta per sfuggirgli e bisogna quindi fargli fare delle pause rigenerative, tendendo però sempre d'occhio il suo approssimarsi. Per il resto rimane poco da dire su The Land of Pain, che dal punto di vista tecnico sfrutta il CryEngine per creare delle ambientazioni naturali ricche e convincenti, mentre pecca un po' negli edifici, abbastanza piatti all'esterno e un po' poveri negli interni. Anche in questo caso, comunque, il meglio arriva nel finale, con abitazioni meglio arredate e qualche dettaglio in più ad arricchire lo scenario.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7-4770
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
  • Sistema operativo Windows 10

Requisiti minimi

  • Sistema operativo Windows 7/8/10 a 64-bit
  • Processore Dual core 2.8 GHz
  • 4 GB di RAM
  • Scheda video GTX 460 1GB/Radeon 5850 1GB
  • DirectX 11
  • 5 GB di spazio su Hard Disk

Requisiti consigliati

  • Processore Quad core 2.0 GHz
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video Nvidia GTX 670 2GB /AMD R9 270x 2GB

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 11,99 €
Multiplayer.it
6.0
Lettori (6)
6.9
Il tuo voto

Giocando a The Land of Pain si intuisce subito l'enorme passione con la quale è stato realizzato, ma se ne comprendono anche tutti i limiti produttivi che hanno portato ad alcune scelte di compromesso. In sostanza l'atmosfera horror e il gameplay offrono alcuni buoni momenti avventurosi, ma allo stesso tempo ci sono dei problemi ineludibili a livello di design, che obbligano ad esempio a un continuo fare avanti e indietro tra i luoghi visitabili prima di capire cosa si debba fare. Il mostro invece, pur realizzato in modo intelligente e parsimonioso, smette di preoccupare non appena se ne capisce il funzionamento. Insomma, The Land of Pain è un'opera prima piena di buona volontà, ma questa da sola non basta. Chiarito ciò, non ce la sentiamo di bocciarlo completamente, perché comunque gli appassionati del genere ci troveranno dentro qualche ora piacevole, trascinati dalla storia di stampo lovecraftiano.

PRO

  • Buone l'atmosfera horror e la resa degli ambienti naturali
  • Alcuni momenti adventure nelle fasi avanzate

CONTRO

  • Il mostro è davvero prevedibile e smette presto di impensierire
  • Si fa tanto avanti e indietro per risolvere i puzzle