19

La recensione di A Hat in Time

Un platform solido e divertente, una piccola ma gradita sorpresa

RECENSIONE di Simone Pettine   —   05/12/2017

Il momento di tirare le somme per questo 2017 non è ancora arrivato, anche se ormai manca poco. Una cosa è sicura però: a livello di platform non ci possiamo davvero lamentare. Negli scorsi mesi il genere ci ha regalato validi esponenti, sia su console sia su PC, tra i quali Yooka-Laylee e ovviamente Super Mario Odysey. Ma c'è anche un terzo concorrente, forse un po' meno noto, che si è comportato davvero bene su computer lo scorso ottobre, vendendo in pochi giorni più di 50.000 copie dopo aver vissuto una vittoriosa campagna su Kickstarter. Adesso arriva anche su console più in forma che mai: è A Hat in Time.

Un tributo ai tempi andati

Anche A Hat in Time è figlio della nostalgia per quei titoli che dieci anni fa hanno consacrato il genere dei platform in 3D. I rimandi sono palesi, e se non dovessero bastare sono gli stessi sviluppatori sui social network a dire di essersi ispirati ai capolavori dell'era Nintendo 64 e GameCube, tra i quali Super Mario 64, Banjo-Kazooie e Super Mario Sunshine. E a ben vedere non manca neppure un pizzico di Super Mario Galaxy e di Spyro The Dragon. Prendendo tra le mani il controller c'è un po' la paura di ritrovarsi alle prese con un semplice clone di Super Mario (non sarebbe neanche la prima volta), e ad una prima occhiata il comparto tecnico grezzo della produzione di sicuro non aiuta. Ma una volta concessa un po' di fiducia, A Hat in Time ingrana alla grande, prende per mano il giocatore presentandogli un universo estremamente originale, fitto di situazioni e personaggi carismatici, che sottolineano la sua ben precisa identità.

La recensione di A Hat in Time

Protagonista dell'avventura è la piccola Hat Kid, che a bordo della sua astronave viaggia senza pensieri attraverso lo spazio e il tempo. Questo finchè un mafioso (sì, un mafioso) non causa un'avaria e la perdita di tutte le 40 clessidre, prezioso carburante del veicolo. Dovremo quindi approdare sul primo pianeta disponibile, che funge anche da iniziale mondo di gioco: Mafia Town. Comincia così la nostra paziente ricerca di tutte le clessidre, ma è più facile a dirsi che a farsi, dato che il potere degli oggetti è chiaro un po' a tutti (possono portare indietro il tempo e impedire il verificarsi di determinati eventi), e mezzo universo vorrà metterci le manacce sopra. Compresa Mustache Girl, la nostra antagonista baffuta e schizofrenica, l'unica tra l'altro a godere di un vero doppiaggio in lingua inglese, peraltro del tutto fastidioso ed evitabile.

La recensione di A Hat in Time

Un cappello per ogni occasione

A Hat in Time è un platform 3D articolato in cinque diversi mondi, per fortuna completamente diversi l'uno dall'altro. A fare da collante non è tanto una trama appena abbozzata, quanto la ricerca dei numerosi collezionabili sparsi ovunque. Non ci riferiamo infatti alle sole quaranta clessidre perdute da Hat Kid, ma anche a cappelli, gomitoli, gettoni e reliquie, ognuno con una funzione ben precisa. La protagonista ha tra le sue mosse base appena il salto e uno scatto in lungo per raggiungere le piattaforme più lontane, ma ben presto guadagnerà armi ausiliarie di tutto rispetto: si parte dal temibilissimo ombrello rubato alla Mafia in Mafia Town, utile ad eseguire una serie di attacchi base, ai ben più interessanti cappelli.

La recensione di A Hat in Time

Sono questi ultimi il cuore del gameplay di A Hat in Time, e il titolo stesso già avrebbe dovuto dirvi qualcosa. La somiglianza con l'arma base di Super Mario Odyssey però è soltanto apparente: ogni copricapo della nostra eroina rimarrà ben saldo sulla sua testa né gli permetterà di prendere il controllo dei nemici. Serviranno, invece, a guadagnare abilità particolari: correre molto più velocemente e scattare, diventare dei bombaroli armati di esplosivo, rallentare il tempo e molto altro ancora. Cappelli e indumenti di Hat Kid sono inoltre personalizzabili sia nel funzionamento sia nella colorazione, sarà sufficiente continuare a raccogliere i collezionabili per sbloccarne le tante possibilità. Di tanto in tanto incontreremo anche un misterioso mercante, che in cambio delle monete di gioco raccolte nei livelli ci venderà degli adesivi, piccoli potenziamenti permanenti, in grado di renderci la vita un po' più semplice.

La recensione di A Hat in Time

Trofei PlayStation 4

In determinati frangenti, soprattutto nei Varchi Temporali, A Hat in Time offre una sfida impegnativa, ma mai insormontabile. Il platino del gioco richiederà quindi la giusta dose di dedizione, oltre ad obiettivi variegati: raccogliere tutti i collezionabili, completare la trama, compiere determinate azioni (opzionali) all'interno dei cinque mondi di gioco. Una quindicina di ore dovrebbero bastare.

Un’avventura solida, ma a tratti un po’ incerta

Forse cinque mondi sono un po' pochi per un platform 3D, soprattutto se dalle dimensioni contenute, ma il problema viene aggirato grazie alla trama suddivisa in capitoli, in pieno stile Super Mario 64 e Super Mario Sunshine. Ogni scenario non è quindi solo visitabile a piacimento, ma ad ogni nuova visita mostra qualcosa di nuovo e si aprono nuove strade che prima erano bloccate. Prendiamo il mondo di Mafia Town: è articolato in quattro capitoli con tanto di scontro contro il boss finale, e non ci siamo mai ritrovati a fare due volte la stessa cosa. Ad arricchire la longevità ci sono anche i varchi dimensionali, che offrono sfide ben più impegnative (e infami) delle missioni della storia: appariranno nei mondi già visitati se riusciremo a soddisfare determinate condizioni, per esempio trovare una certa reliquia. È anche vero che A Hat in Time non è tutto rose e fiori: soffre di vari problemi di natura tecnica che singolarmente non rovinano il divertimento, ma tutti insieme risultano fastidiosamente vistosi. Un level design quasi sempre ispirato deve convivere con vari casi di compenetrazione tra poligoni, oggetti sospesi a mezz'aria senza un apparentemente motivo, glitch grafici e una fisica non sempre convincente. Irritante è anche la telecamera, spesso la vera responsabile di passi falsi e cadute nel vuoto. Sono aspetti su cui però si può chiudere un occhio, soprattutto perchè sporadici. E poi, ad essere onesti, la produzione non cerca mai di nascondere la sua natura: quella di piccolo prodotto per intenditori, realizzato da un ristretto gruppo di appassionati.

La recensione di A Hat in Time

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (10)
8.2
Il tuo voto

A Hat in Time è un platform 3D solido e divertente, con protagonisti e personaggi ispirati e carismatici, e un sistema di combattimento a base di gadget e copricapi molto interessante. Poco rifinito sul fronte tecnico e grafico, con animazioni improponibili e qualche compenetrazione di troppo, si riscatta grazie all'alto numero di collezionabili e ad un solido backtracking, che porta a riscoprire i cinque mondi di gioco come se fosse sempre la prima volta. Non manca neppure una modalità cooperativa per giocare in compagnia di un amico, in locale (console) o online (PC).

PRO

  • Amore, dedizione e cura nel level design
  • Mondi e personaggi originali
  • Interessante (e riuscito) l'utilizzo dei Cappelli Magici

CONTRO

  • Appena cinque mondi di gioco
  • Telecamera e fisica non sempre responsive
  • Un po' rozzo sul fronte tecnico