È chiaro come Fireproof Games abbia pescato il classico jolly con The Room. La serie di avventure a base di puzzle nata nel 2012 su dispositivi mobile e apparsa successivamente anche su PC ha infatti riscosso fin da subito un grandissimo successo tra il pubblico, fondamentalmente grazie a dei valori produttivi notevoli e al convincente adattamento di meccaniche non originalissime all'interfaccia touch di smartphone e tablet. Fondamentalmente tutto ruotava attorno a delle complesse "scatole" con cui interagire in maniera tattile, attivando meccanismi e risolvendo enigmi. Il risultato è stato un prodotto capace di superare i 6,5 milioni di copie vendute, un traguardo ancor più notevole considerando che stiamo parlando di un gioco a prezzo premium all'interno di un mercato in cui è molto complicato convincere l'utenza a mettere mano al portafogli, se non attraverso acquisti in-app. A quel fortunato esordio sono seguiti poi due ulteriori episodi con l'ultimo, The Room Three, che ha ambiziosamente espanso le componenti del gameplay aggiungendo un forte elemento esplorativo alla formula di base. Con questa quarta uscita, sottotitolata Old Sins, lo sviluppatore inglese sembra aver voluto fare un piccolo passo indietro sotto questo punto di vista, ritornando agli ambienti più ristretti degli esordi.
La casa delle bambole
Sia chiaro, questo non significa che The Room: Old Sins sia un ridimensionamento delle ambizioni della serie. Al contrario, Fireproof Games sembra aver voluto ascoltare le richieste e le critiche della fanbase, affezionata all'approccio degli esordi più che alla soluzione "alla Myst" del terzo capitolo. Ecco quindi che in Old Sins si torna ad affrontare un unico puzzle all'interno di una singola stanza, anche se molto più complesso ed elaborato rispetto ai predecessori. Infatti l'ambientazione è quella di una misteriosa e tetra soffitta, dentro alla quale è custodita una grande casa delle bambole. In realtà è proprio quest'ultima la protagonista assoluta, visto che è su di essa che si dovrà concentrare l'attenzione del giocatore. Il breve tutorial iniziale spiega i semplici comandi, che ovviamente in maniera analoga al passato sfruttano il più possibile le capacità degli schermi touch: ecco quindi che con l'ormai classico movimento delle due dita si può stringere l'attenzione su un particolare o allontanarsi per osservare in maniera più ampia la situazione.
Ogni zona della casa può celare un segreto o enigma da risolvere, e questo avviene quasi sempre tramite una manipolazione dell'ambiente: strisciando il polpastrello si possono ruotare ghiere, premere interruttori, spostare meccanismi, tirare leve e quant'altro possa venire in mente, con una forte componente di interazione tattile che è senza dubbio l'aspetto più interessante e peculiare dell'intera serie di Fireproof Games. La qualità dei puzzle è quasi sempre notevole, con una ingegnosità delle situazioni molto gratificante che rende la progressione coinvolgente e stimolante. Tra l'altro la presenza di un unico grande oggetto su cui agire, la casa delle bambole, è in realtà tutt'altro che limitante: non solo per le dimensioni del maniero, che davvero ad ogni angolo offre enigmi su cui agire, ma anche per la scoperta di stanze dentro alle quali si può letteralmente entrare tramite un espediente magico. All'interno di queste ovviamente sono collocati altri rompicapo, e la necessità particolarmente frequente di raccogliere altrove oggetti per poterli risolvere crea un collegamento tra le varie aree che dà un senso di coesione assolutamente notevole. Dal punto di vista tecnico infine, The Room: Old Sins ribadisce le qualità dei precedenti migliorando leggermente il risultato finale: ciò che ne consegue è un gioco piacevole da guardare, con un ottimo livello di dettaglio e una qualità generale soddisfacente, seppur la necessità di renderlo compatibile con più generazioni di device possibili abbia costretto inevitabilmente a scendere a qualche compromesso, soprattutto per quanto riguarda la qualità dell'illuminazione e degli effetti.
Conclusioni
The Room: Old Sins rimette al centro del gioco la risoluzione degli enigmi, voltando le spalle all'elemento esplorativo che era stato introdotto col capitolo precedente. Il risultato è un episodio più coerente con sé stesso, che pur nella familiarità di una meccanica di base ormai giunta alla quarta apparizione riesce ancora a coinvolgere e divertire, grazie soprattutto a una struttura degli enigmi particolarmente appagante direttamente collegata ad un livello di difficoltà tarato alla perfezione. Se ancora non vi siete stancati della formula offerta da Fireproof Games, allora di certo non vi potrete pentire dell'acquisto.
PRO
- Struttura di gioco più convincente rispetto al terzo capitolo
- Enigmi interessanti e stimolanti
- Livello di difficoltà ben tarato
CONTRO
- Non aggiunge nulla di realmente nuovo alla serie