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Total War Saga: Thrones of Britannia, la recensione

Creative Assembly torna alle origini, portandoci nello scontro tra inglesi e vichinghi

RECENSIONE di Simone Pettine   —   03/05/2018

L'ultimo mese ha dimostrato che l'eredità nordica ha ancora tanto da dare al mondo contemporaneo, sotto forma di leggende, racconti, folklore ma anche documentazioni storiche. Non stiamo pensando solo al recente nuovo capitolo di God of War, tutto incentrato sulla mitologia norrena, ma anche all'ultimo Total War Saga: Thrones of Britannia, di cui ci occupiamo in questa sede. Gli ultimi capitoli della celebre serie strategica si erano spostati su un universo fantasy incredibilmente appagante: senza rinunciare alla consueta mole di contenuti gestionali, tuttavia, il risultato era un prodotto di completa finzione, estremamente distante dai momenti della serie che ci avevano portato faccia a faccia con Attila o con l'impero giapponese. Total War Saga: Thrones of Britannia rappresenta allo stesso momento un passo indietro ed uno in avanti: guarda al passato, recuperando la tematica storica e una base documentaria; e al tempo stesso inaugura un preciso filone, sottinteso da quel "Saga" nel titolo, circoscrivendo un ben definito arco temporale... quello della nascita di un Inghilterra moderna e agguerrita, in lotta contro i Vichinghi.

Game of Thrones... anglosassone

L'anno 878 D.C. rappresenta un momento molto importante per la storia dell'Inghilterra. I vichinghi hanno consolidato la loro occupazione nelle regioni centrorientali del paese e iniziano a minacciare seriamente anche i territori limitrofi. Tuttavia non hanno fatto i conti con Alfredo, re del Wessex (allora regno occidentale inglese), che raduna tutte le forze disponibili e li sconfigge nella battaglia di Ethandun. Grazie all'enorme successo non solo viene ricordato come "Alfredo il Grande", ma è anche il primo ad essere riconosciuto e acclamato "Re dell'Inghilterra". Sappiamo che le scorribande vichinghe e le loro rivalse sul suolo inglese, comunque, continuarono almeno fino alla prima metà dell'anno mille: Total War Saga: Thrones of Britannia si ritaglia un proprio posticino proprio negli anni che vanno dalla Battaglia di Ethandun in poi, anni violenti e inquieti, minacciati non solo dagli invasori nordici ma anche dalle guerre civili.

Total War Saga: Thrones of Britannia, la recensione

È il primo tentativo della serie Total War di abbracciare un periodo storico più contenuto del previsto, indirizzando però al contempo un gran numero di risorse nella ricostruzione storica più fedele possibile. Le fonti di questo frangente della storia inglese sono più lacunose del dovuto, sia dal punto di vista dei rapporti tra i sovrani del luogo che nell'uso delle tecniche militari, figurarsi per quanto riguarda i normanni: d'accordo, magari le storie bellicose sul loro conto sono più leggendarie che reali, ma sicuramente non erano un popolo di scrittori. Numerosi dettagli di Thrones of Britannia si rivelano in questo modo ricostruzioni plausibili più che risultati di un'ispezione storiografica, ma la produzione complessiva non ne risente praticamente mai e dimostra ancora una volta come un videogioco possa essere un validissimo strumento di approfondimento culturale. Ma lasciamo un momento da parte le nostre considerazioni sul valore educativo della serie storica dei Total War, e concentriamoci sull'offerta ludica vera e propria. Lo strategico di Creative Assembly torna a mostrarsi ai giocatori con interfacce e modalità estremamente famigliari per chi ha avuto il piacere di scoprire i capitoli precedenti della serie, non necessariamente quelle di deriva fantasy. La campagna ci permette da subito di iniziare la nostra storia sul suolo inglese, scegliendo una delle cinque diverse culture presenti (volendo possiamo giocare anche nei panni dei vichinghi). Ognuna di queste culture presenta al suo interno due fazioni ciascuna, per un totale di dieci, stimolo ad una rigiocabilità sorprendentemente interessante, soprattutto considerando che l'approccio e il livello di difficoltà proposto cambia in modo significativo in base alla nostra scelta. Le diverse fazioni sono in competizione tra loro per i territori dell'Inghilterra, ma all'occorrenza non disdegnano alleanze, trattati ed eserciti coalizzati, sempre nell'ottica dell'interesse personale e di vantaggi reciproci.

Total War Saga: Thrones of Britannia, la recensione

Ogni fazione dispone di un ben preciso retroterra culturale di tipo storico, di un modo particolare di combattere, di un suo stile di vita e soprattutto di bonus passivi che resteranno sempre attivi nel corso della partita; probabilmente i nuovi arrivati farebbero bene a scegliere la fazione del Wessex di Alfredo il Grande per iniziare la prima campagna, in modo da entrare velocemente in sintonia con le modalità di gioco. Non che Creative Assembly abbia lesinato da questo punto di vista: in un efficace doppiaggio in lingua italiana e testi a schermo tradotti in una sintassi semplice e asciutta, gli sviluppatori ci illustrano i comandi, le possibilità e i tanti percorsi da intraprendere. Una mole di informazioni decisamente corposa, ma dove non vale tanto la pena mandare a mente tutto in fretta e furia, quanto sperimentare sul campo le varie opzioni proposte da Total War, facendole lentamente nostre.

Infinite possibilità

Quale che sia la fazione scelta, inglese o vichinga, gallese o gaelica, l'obiettivo sarà quello di diventare grandi, potenti ed importanti, accumulando una vittoria dopo l'altro, militare, diplomatica o culturale che sia. La vasta mappa di gioco mostra in modo dettagliato il nostro regno e le province limitrofe e lontane, distinguendo nemici e alleati. I parametri da tenere sotto controllo sono davvero tanti, abbastanza da aver fatto guadagnare ai prodotti di Creative Assembly la giusta fama di strategici di qualità, anche se di tanto in tanto alcune meccaniche si rivelano più superficiali di altre. Non sono importanti solo le entrate di tipo economico e la fama del nostro leader, ma anche le decisioni che prenderemo per lo sviluppo dei nostri territori e i giochi politici che avverranno sullo sfondo. I rapporti diplomatici in Thrones of Britannia non sono mai scontati come potrebbero sembrare e sicuramente non si limitano ad una manciata di click da tenere sotto controllo di tanto in tanto: senza degnare della giusta attenzione un preciso alleato, quest'ultimo potrebbe voltarci la schiena nel momento del bisogno o peggio ancora allearsi con popolazioni a noi ostili.

Total War Saga: Thrones of Britannia, la recensione

La diplomazia ci permette di fare una serie di proposte o controfferte ai vicini: possiamo maritare il loro sovrano con una delle nostre figlie nel tentativo di legarlo a noi, corromperlo con somme in denaro, prestargli parte del nostro esercito contro i suoi nemici interni, sperando che ci ripaghi nel momento del bisogno. È solo un piccolo assaggio di un'arma strategica, la diplomazia, che in Total War Saga: Thrones of Britannia riveste un ruolo incredibilmente importante, pari nel peso a quello che ci si aspetta di ritrovare in evidenza fin da subito: la forza bruta. Come si risolvevano i problemi nel Nono Secolo Dopo Cristo, se non con la violenza? Al momento di schierare in campo le nostre truppe, Thrones of Britannia ci propone alcune opzioni più immediate per chi non ha intenzione di sporcarsi le mani personalmente: le battaglie automatiche (in cui si salta il passaggio e a stabilire il vincitore è l'intelligenza artificiale), la resa (con tutte le sue conseguenze negative) e la modalità vera e propria in cui manualmente guidiamo le nostre forse. In quest'ultimo caso, Total War carica una sezione di gioco a parte (impiegando più tempo di quanto vorremmo) e ci lascia in tutti i sensi campo libero. La vittoria o la sconfitta dipendono dalle nostre abilità di strateghi, ma anche da un numero altrettanto elevato ed importante di fattori: gli effettivi schierati, la loro suddivisione, la formazione, la loro disposizione, il livello di fame delle truppe, il loro rispetto per il comandante e molto altro ancora. Una singola sconfitta può avere effetti disastrosi per il nostro regno, ma del resto una vittoria potrebbe semplicemente renderci ostili gli amici del monarca caduto, lasciandoci in mano più problemi che soluzioni.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 a 64 bit
  • Processore: Amd Ryzen 5 1600 - 3.2 GHz
  • Scheda video: EVGA GeForce GTX 1070 con 8 GB
  • Memoria: 16 GB di RAM

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 64Bit
  • Processore: Intel Core 2 Duo 3.0Ghz
  • Scheda video: NVIDIA GTX 460 1GB | AMD Radeon HD 5770 1GB | Intel HD4000 @720p
  • Memoria: 5 GB di RAM
  • Memoria: 30 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 7 / 8 (8.1)/ 10 64Bit
  • Processore: Intel Core i5-4570 3.20GHz
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 770 4GB | AMD Radeon R9 290X 4GB @1080p
  • Memoria: 8 GB di RAM

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (9)
7.5
Il tuo voto

Total War Saga: Thrones of Britannia riporta il franchise sui suoi binari storici, ma spostando l'inquadratura su un singolo e ristretto momento dell'epoca inglese. Si tratta di un prodotto fondamentalmente conservativo, realizzato con cura e meticolosità dal punto di vista documentario, artistico e strategico: al giocatore si offre non solo un incredibile numero di possibilità, ma la maggior parte di esse possiede un livello di profondità davvero considerevole. Non esiste un unico stile di gioco sempre in grado di funzionare: i ritmi di Thrones of Britannia dipendono dal giocatore, così come la scelta di agire sfruttando maggiormente le armi della diplomazia o quelle della guerra. Si poteva sicuramente fare qualcosa di più dal punto di vista tecnico, e una volta raggiunta l'egemonia sul territorio non è che si prospettino chissà quali sfide... ma agli amanti del genere basterà semplicemente iniziare una nuova campagna e sperimentare nuovi percorsi.

PRO

  • Narrazione e ricostruzione storica eccellenti
  • Elevato numero di possibilità gestionali
  • Buona varietà e rigiocabilità

CONTRO

  • Nessuna innovazione degna di nota
  • Non tutti gli aspetti gestionali sono ugualmente profondi
  • Tecnicamente andrebbe potenziato