Circa un mese fa vi abbiamo raccontato le nostre più che positive impressioni su Bleeding Edge. Il side project di Ninja Theory, il cui sviluppo era in fase avanzata già al momento dell'acquisizione di Microsoft, prometteva di regalare tante ore di divertimento in gruppo, con il solo punto interrogativo relativo ai contenuti e al successo nel mercato competitivo. La recensione di Bleeding Edge deve purtroppo abbassare il tiro, proprio perché la beta di un mese fa ci aveva già regalato la quasi totalità dei contenuti. La scarsa quantità di modalità, mappe ed eroi non nasconde un divertimento di fondo che è innegabile, ma si tratta di elementi che rischiano di affossare prima del tempo un progetto che invece meriterebbe più ampio respiro.
L'Hero Brawler di Ninja Theory
Come abbiamo spiegato in diverse occasioni, Bleeding Edge è ben lontano da altri titoli ai quali viene affiancato. È innegabile che un primo sguardo ad alcuni eroi del roster e all'impostazione delle meccaniche possano rimandare al più recente successo di Blizzard: Overwatch. È però sufficiente approfondire il gioco quel tanto che basta per iniziare una partita e capire quanto la natura sia fortemente affine al proprio studio di sviluppo. Ninja Theory può ormai vantare un'esperienza più che decennale nell'ambito degli action game. Fin dai tempi del troppo bistrattato Heavenly Sword in esclusiva per PlayStation 3, passando per DMC e arrivando al capolavoro Hellblade, lo studio ora facente parte de team interni di Microsoft ha da sempre messo l'azione al centro dei propri progetti.
Bleeding Edge rappresenta quindi una variazione sul tema dell'impostazione di fondo, passando dall'avventura per giocatore singolo al multiplayer competitivo, ma non snatura troppo quelle che sono le fondamenta del team. Ecco quindi che nasce il cosiddetto Hero Brawler, un ibrido particolare tra quelle che sono le basi dell'Hero Shooter e un action con combattimento ravvicinato. Scegliere uno degli undici personaggi disponibili, suddivisi in tre classi, significa mettersi al comando di alcuni tra i più caratterizzati protagonisti di un gioco multiplayer, elemento che fortemente si avvicina a giochi come Overwatch e il più vetusto Dirty Bomb. La differenziazione di gameplay rappresenta anche una delle grosse forze del titolo, capace di mettere in campo quella dose di varietà che permette di non stancarsi velocemente delle partite. Che scegliate un personaggio votato ai danni, un tank o uno di supporto, in ognuno dei tre casi avrete modo di sperimentare approcci profondamente diversi.
Questa varietà si espande ancora grazie alle cosiddette mod, una serie di upgrade individuali che è possibile sbloccare salendo di livello con il singolo eroe o spendendo una delle due valute di gioco disponibili. Le mod rappresentano veri e proprio modificatori attivi e passivi che permettono di modellare a proprio piacimento la build del vostro alterego, compresa la possibilità di creare diversi loadout da interscambiare nel corso delle partite quando la situazione lo richiede. Questo dettaglio aumenta chiaramente la libertà e la strategia di squadra, due elementi che si affiancano all'ulteriore possibilità di modificare le proprio scelte in corsa. Inutile lamentarsi attualmente dell'impossibilità di bannare personaggi ad inizio partita o di potersi ritrovare senza una classe specifica nel proprio team, tutte caratteristiche che solitamente vengono introdotte con le partite classificate.
Una volta entrati in partita, in gruppo o in matchmaking, il gioco sceglie automaticamente la mappa e la modalità a scelta tra la classica attività di controllo delle zone e quella di recupero e deposito di materiali. Nel primo caso si tratta di conquistare alcuni punti specifici delle mappe - che in alcuni casi sono anche mobili - e mantenerli per quanto più tempo possibile. Il mantenimento delle zone permette di accumulare costantemente punti, i quali vengono poi integrati anche dalle uccisioni effettuate. La modalità di consegna è invece divisa in due specifiche fasi: la prima è quella che richiede di accumulare celle di energie, disposte sulla mappa e protette da involucri che vanno distrutti. Una volta che la fase di raccolta si è conclusa, veniamo chiamati a consegnare l'energia in zone simili a quelle della precedente modalità. Ovviamente quando si consegna si è vulnerabili ai colpi avversari, che nel caso di uccisione nei nostri confronti, potranno recuperare le celle di energia ancora in nostro possesso al fine di ribaltare la situazione in pochi secondi.
Nient'altro?
Purtroppo tutta queste serie di elementi di gameplay profondamente positivi si trovano a fare i conti con la longevità, che se da una parte richiede esperienza e tante ore per approfondire gli eroi, dall'altra si scontra con un roster poco soddisfacente dal punto di vista della quantità. Undici personaggi risultano davvero pochi e la futura aggiunta di un dodicesimo membro non rappresenta certo quella spinta a credere nel forte supporto a lungo termine.
Lo stesso problema lo si riscontra per quanto riguarda il numero di modalità, così come le mappe che nella versione finale diventano cinque in luogo delle quattro presenti nella beta. Davvero poca roba per un gioco che già è chiamato a sopravvivere in un mondo che fagocita tutti gli esperimenti multigiocatore di questo tipo e che non può certamente puntare solo sull'esistenza del Game Pass di Microsoft per durare negli anni.
Tra le mancanze si annovera anche una qualsiasi tipologia di classifica generale, così come vere e proprio partite competitive e ancor di più le ormai immancabili stagioni. Nonostante questo elemento fosse pronosticabile, vista e considerata la necessità di attendere che si crei un vero e proprio meta in game, la totale assenza di dichiarazioni del team sul futuro dei contenuti in arrivo (troppo generiche e fumose) non fa certo ben sperare.
Detto questo è innegabile che prendere parte agli scontri di Bleeding Edge si riveli divertente e stimolante. Difficilmente ci è capitato di divertirci così tanto con personaggi di supporto come ZeroCool, o di sentirci così assuefatti da un sistema di combattimento action, basato su combo e abilità, che rappresenta il vero fiore all'occhiello della produzione. Proprio gli scontri di gruppo possono essere considerati il vero asso nella manica di una produzione che ha cercato di bilanciare al meglio tipologie così differenti di personaggi. Non fatichiamo a credere che nel corso degli anni le caratteristiche dei protagonisti siano mutate radicalmente, arrivando ad una varietà di possibilità ed approcci che non ha forse eguali nel panorama.
Ognuno degli eroi ha a disposizione il proprio attacco base, una serie di abilità di classe e una tecnica speciale che, parlando di personalizzazione, è anch'essa disponibile in due varianti così da affiancarsi meglio al proprio stile di gioco o agli avversari. Importantissima è anche la necessità del gioco di squadra. Mai come in questo caso avanzare da soli porta a morte certa, limitando le azioni individuali e puntando tutto sulla comunicazione e la strategia di squadra. Ciò significa che il Bleeding Edge diventa difficilissimo da giocare in solitaria a meno di trovare avversari nella vostra stessa situazione.
Nulla da dire per quel che concerne l'aspetto tecnico. Almeno su PC, dove è avvenuta la nostra prova, le partite scorrono fluide e senza intoppi, potando contare anche su un colpo d'occhio interessante che è certamente aiutato da uno stile artistico particolare ma tra i più riusciti degli ultimi anni.
Conclusioni
Bleeding Edge è, nel bene e nel male, esattamente lo stesso gioco visto un mese fa. Ciò significa che se vi siete divertiti con la beta e avete trovato un buon gruppo con il quale passare le vostre ore (di quarantena) avete certamente trovato pane per i vostri denti. Se però quel che cercate è un titolo multiplayer già completo, pronto al debutto competitivo e sufficientemente ampio in termini di offerta ludica, girate tranquillamente a largo. Ninja Theory ha lanciato sul mercato un gioco che si avvicina quasi all'idea dell'Early Access e che si sposa perfettamente con il concetto di AA che da anni caratterizza lo studio inglese. Colorato, ispiratissimo, caratterizzato e divertente, ma tutt'altro che completo e finemente bilanciato. Uomo avvisato, mezzo salvato.
PRO
- Stile da vendere
- Combat system da applausi
- Personalizzazione degli eroi importante
CONTRO
- Contenutisticamente molto limitato
- Qualche incertezza nelle collisioni
- Il bilanciamento è un problema di non semplice soluzione