Bye Sweet Carole racconta le vicende di Lana Benton, una giovane orfana alla ricerca della sua amica Carole Simmons (che dà il titolo al gioco). All'inizio dell'avventura la vediamo inseguire una lettera che la conduce in un mondo misterioso, il regno di Corolla, dove entra in contatto con delle strane creature, non tutte amichevoli. Senza svelare troppi dettagli, la storia sembra quasi una rilettura in chiave moderna di "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" e "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" di Lewis Carroll (immaginiamo che anche il nome del paese e dell'amica di Lana non siano casuali), con tematiche che piano piano si allontanano dal fantastico per andare a toccare la realtà dell'epoca delle suffragette, facendo prendere a Lana coscienza di sé e dandole una nuova prospettiva sul mondo.
Stilisticamente Bye Sweet Carole appare come un film classico di Disney trasformato in un videogioco. L'opera di Chris Darril e Little Sewing Machine mescola vari elementi, partendo dalle principesse della casa del topo per arrivare a una visione più moderna e strutturata, che va oltre certi stereotipi, come se la sua scelta di campo dichiarata mirasse proprio a dissacrare la visione della donna collegata all'animazione di quell'epoca, che era chiaramente specchio della società stessa, e al modo in cui sono stati connotati per anni i personaggi femminili.
Gameplay
In termini di gameplay non bisogna farsi ingannare. A un primo sguardo sembra di trovarsi di fronte a un emulo di Another World, Limbo, Inside, Planet of Lana e simili, ma in realtà l'anima di Bye Sweet Carole è più radicata nel genere delle avventure punta e clicca classiche; anima che emerge già nella prima ora (nota: per finirlo abbiamo impiegato tra le sei e le sette ore).
Volendo c'è molto di Clock Tower, uno dei titoli più amati da Darril, che già aveva ampiamente citato in Remothered: Tormented Fathers, ma in questo caso la struttura è molto più lineare, con scene pensate appositamente per mettere alla prova il giocatore intellettualmente, proponendogli dei puzzle da risolvere per nulla banali. Da qui possono nascere dei fraintendimenti in chi si aspettava altro, ma come sempre dovrebbe valere la regola di giudicare un videogioco per quello che è, non per quello che si pensava o si voleva che fosse.
Sempre in questa chiave vanno viste anche le sequenze stealth, che non sono quelle di un gioco d'azione vero e proprio, ma di un'avventura e che sono gestite come tali. Nella loro schematicità, le abbiamo lette come dei puzzle da risolvere in cui il giocatore ha un ruolo più diretto. Come sistema a sé stante non regge sicuramente il confronto con lo stealth di altri titoli, ma calandolo nel contesto Bye Sweet Carole, quindi circostanziandolo insieme agli altri sistemi, è decisamente funzionale alle dinamiche che vogliono essere fatte vivere al giocatore, perché vincolato a dei processi mentali deduttivi, in linea con il resto dell'avventura.
D'altro canto Lana non è Garrett dei Thief o Sam Fisher degli Splinter Cell, ma una ragazzina oppressa che vive in un orfanotrofio. Corre in modo goffo e non è certo abituata ad affrontare demoni e mostri, tanto da poterli prendere solo a calci negli stinchi, quando necessario. Farlo non li uccide, ma le dà il tempo di scappare. Ci sono anche delle battaglie ma, quando si guida lei, sono sempre vissute con un piglio da puzzle game, in cui conta soprattutto capire come agire. Lo stesso si dica per le trasformazioni in animali, che sono legate ai puzzle, non alla libera esplorazione del mondo di gioco. Non per niente i momenti più action ci vedono prendere il controllo di un secondo personaggio, molto più abile di Lana a combattere e a saltare tra le piattaforme (non vi diciamo altro perché immaginiamo che molti di voi lo considererebbero un gigantesco spoiler).
Ricapitolando: Lana esamina oggetti, li raccoglie quando possibile, li usa su altri oggetti dello scenario o li combina nell'inventario... è Guybrush, se non l'avete riconosciuta. Quando è costretta a nascondersi, lo fa per salvarsi la pelle. Quindi il giocatore deve individuare degli angoli bui dove farla sparire, deve farle trattenere il respiro o deve evitare di farla correre per fare meno rumore possibile e non attirare attenzioni indesiderate. Inoltre deve evitare di far cadere oggetti a terra. Certo, alcune interazioni sono davvero goffe e a volte si rimane un po' spiazzati da certe lungaggini, soprattutto quando la situazione mette una certa fretta. Ci sono anche casi in cui i nascondigli sono vicini ad altri oggetti interattivi e per la fretta si finisce per esaminare i primi, invece di nascondersi. Da qui derivano dei momenti di frustrazione, che andavano sicuramente evitati.
Stile visivo e sostanza
Come accennato, di Bye Sweet Carole a risaltare è soprattutto lo stile visivo, che è anche il suo vero punto di forza. L'intera esperienza ha un sapore fortemente artigianale, capace di esprimere la sua bellezza tanto più lo si mette in constrato con molta animazione dell'epoca attuale: fredda, sterile e distaccata. Qui il clima è quello di una favola moderna, che guarda a vari periodi di Disney, tra la protagonista che parla con gli uccellini e i mostri che sembrano usciti da un incubo Wendy di Peter Pan.
Il tutto conferisce al gioco un'identità visiva molto forte, vuoi per l'inusualità stilistica, vuoi per la capacità dimostrata nel gestire la doppia natura dell'esperienza, tra corridoi oscuri, ambienti in rovina e un mondo che non manca di costrutti fantastici. Siamo di fronte a un racconto unico, che in qualche modo appare tale proprio grazie al suo profondo rifiuto della modernità. Se vogliamo, lo stile di gioco stesso è funzionale a questa idea.
Ecco, forse se c'è qualcosa che si può imputare a Bye Sweet Carole è di aver sacrificato la precisione dei controlli allo stile visivo. In realtà questo è un problema vero solo in poche circostanze, ma comunque lo si nota, soprattutto quando si muore a causa della difficoltà di esecuzione di un azione, pur avendo capito perfettamente cosa bisogna fare.
Fortunatamente i checkpoint sono ben posizionati e non fanno mai soffrire troppo, ossia non richiedono mai di ripetere lunghe sezioni di gioco per tornare al punto in cui si è persa la vita. Inoltre, vi segnaliamo che abbiamo testato l'opera con diverse patch installate: con l'ultima disponibile al momento di scrivere questa recensione, la 3.0, molti dei problemi segnalati sono decisamente mitigati rispetto alle prime versioni. Insomma, ci troviamo di fronte a un'esperienza coinvolgente, con delle ottime sequenze animate, dei puzzle impegnativi e qualche goffagine. Complessivamente, però, la ricerca di Carole è un'avventura che vale decisamente la pena di vivere.
Conclusioni
Bye Sweet Carole c'è piaciuto, dimostrandosi un'esperienza coinvolgente che dura il giusto. Non è soltanto per lo stile visivo, ma per come è stato gestito tutto il gameplay. Chiariamo che è così a patto che si comprenda cosa vuole davvero essere: un'avventura classica con elementi action stealth, in cui questi ultimi sono un condimento.
PRO
- Lato visivo incisivo
- Puzzle ben congegnati
- Storia coinvolgente
CONTRO
- Qualche goffaggine
- Alcune interazioni da rivedere