Alla fine degli anni '90 era più facile fare console war. Bastava prendere la mascotte della propria casa preferita, decantarne le virtù e portare gli amici a casa per mostrargli quel titolo eccezionale che non avrebbero mai potuto avere sulla propria macchina da gioco. Chi voleva sostenere Sega elogiava allora le qualità (invero già in declino) di Sonic e chi amava Nintendo passava ore a descrivere l'insuperabile level design di Mario (cosa che, a pensarci bene, succede ancora oggi). I fan di PlayStation, invece, non avevano una grande tradizione alle spalle e così avevano trovato la propria icona in uno strano marsupiale con qualche rotella fuori posto: Crash Bandicoot.
A vent'anni di distanza la situazione è profondamente diversa, non solo per il terreno di lotta di quelli che vengono chiamati fanboy. Con una serie di inaspettati colpi di scena degni di un'avvincente serie thriller, i giocatori di vecchia data si trovano infatti in una condizione unica e, in passato, inimmaginabile: poter giocare su un'unica console un ottimo Sonic in 2D, uno straordinario Mario in 3D e, dal 29 giugno 2018, la trilogia originale di Crash Bandicoot. L'arrivo di Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy su Nintendo Switch segna così per certi versi un momento storico, che unifica due decenni di storia sotto un'unica bandiera: ma il porting realizzato da Activision e Vicarious Visions sarà risultato all'altezza di una così grande responsabilità?
Tre giochi in uno: la struttura della trilogia
La Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy ricalca in tutto e per tutto i contenuti visti un anno fa su PlayStation 4, includendo i remake della trilogia originale realizzata da Naughty Dog tra il 1996 e il 1998: nella schermata iniziale è infatti possibile scegliere se giocare Crash Bandicoot, Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back o Crash Bandicoot 3: Warped. Potete approfondire la loro struttura e le novità principali, come la presenza di Coco come personaggio giocabile o l'introduzione di prove a tempo in tutti i livelli, ne la nostra recensione di Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy per la console Sony, curata da Giordana Moroni.
I tre platform sono disponibili da subito, così come sono già sbloccati i due livelli bonus della collezione: Stormy Ascent e Future Tense. Il primo è un livello extra del primo capitolo, recuperato tra quelli scartati dagli sviluppatori originali e pubblicato come DLC gratuito per PlayStation 4 nel luglio scorso: un mix di piattaforme infami e nemici a tradimento che mette a dura prova la pazienza persino dei giocatori più abili, richiedendo anche a loro una veloce ripassata del calendario. Il secondo è uno stage completamente inedito, realizzato da Vicarious Visions proprio per celebrare l'arrivo su PC, Xbox One e, per l'appunto, Switch: se affrontato subito anche questo livello risulta particolarmente complesso, visto che sfrutta alcuni dei nemici finali del terzo capitolo e una serie di piattaforme 2D piene di trappole. Se si decide di completarlo con i vari potenziamenti, però, il coefficiente di sfida si abbassa notevolmente, tra colpi di bazooka e salti doppi. A meno che non si decida di provare a conquistare le reliquie più rare con le prove a tempo, ovviamente. La sua presenza è un'aggiunta comunque gradita, anche se la natura derivativa e il fatto che sia disponibile anche per PlayStation 4 non rende Future Tense un punto a favore del porting. Tutt'altro.
Grafica: i compromessi della portabilità
Il lavoro svolto da Vicarious Visions per la trilogia di Crash Bandicoot è stato eccellente sotto numerosi punti di vista. Lo abbiamo detto e ribadito più volte, anche nella recente recensione per PC Steam: gli sviluppatori statunitensi sono riusciti a realizzare un remake tecnicamente impeccabile, pur mantenendo il feeling, l'atmosfera e i colori dei giochi originali. Si riesce persino a percepire ancora l'evoluzione che ha subito la serie nel corso del tempo, diventando via via meno frustrante e più variegata nel design dei livelli. La versione per Nintendo Switch non è da meno, anche se deve sottostare a tutta una serie di compromessi derivati da un hardware meno performante. La risoluzione nel dock, per esempio, sembra inferiore allo standard 1080p, con un aliasing piuttosto marcato che sfocia in qualche sfarfallio degli elementi di sfondo e in vistose scalettature nelle ombre. La stessa gestione delle luci è più rozza di quanto visto su PlayStation 4, con le superfici riflettenti che risultano così più opache e meno realistiche. Un fattore questo che si ripercuote anche sul gameplay: nel livello Future Tense citato poc'anzi, infatti, alcuni pannelli metallici riflettono molto meno del dovuto, impedendo così di vedere i robot all'origine di alcuni missili piuttosto infidi da evitare.
Inoltre alcune texture sono di qualità leggermente inferiore e l'aspetto dei personaggi risulta più plasticoso. Complice una gestione del pelo "a blocchi", alcuni nemici, l'orsetto di Coco e lo stesso Crash appaiono così meno realistici e, per certi versi, più simili alle loro controparti originali. Un discorso simile vale anche in versione portatile. Anche qui sembra lontano il target dei 720p supportati dallo schermo di Switch, con un'immagine generalmente meno nitida di quanto non appaia su produzioni simili. La resa della palette cromatica è comunque buona, così come le prestazioni: il framerate si mantiene infatti generalmente ancorato a 30 fotogrammi al secondo, con cali leggeri, e ininfluenti per l'esperienza complessiva, solo durante alcune scene d'intermezzo e in fasi particolarmente concitate dei livelli.
Bisogna infine fare i conti con i controlli, croce e delizia di ogni analisi di giochi per Switch. Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy supporta ovviamente sia i Joy-Con che il Controller Pro, sfruttando l'HD Rumble per offrire un sistema di vibrazione più preciso e immersivo quando si raccolgono frutti Wumpa o si viene colpiti da un nemico. Rimane il fastidioso limite nella corsa dell'analogico sinistro dei Joy-Con che, assieme all'assenza di un d-pad tradizionale, richiede un po' di pratica extra soprattutto per affrontare i millimetrici salti del primo Crash Bandicoot.
Conclusioni
Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy per Switch è senza dubbio il miglior modo di giocare la prima trilogia di Crash in portabilità, che in questa versione non sfigura nemmeno su un televisore tradizionale. Ciò però non toglie che il porting abbia qualche compromesso tecnico di troppo: l'ibrida Nintendo ci ha abituato a una qualità diversa e il lavoro di Activision sotto alcuni punti di vista sembra frettoloso e un po' svogliato. Il fascino del peramele rimane comunque intatto e la struttura dei livelli è perfetta per una partita veloce, tra una corsa dell'autobus e una fugace pausa dallo studio.
PRO
- Il remake si conferma eccellente
- Possibilità di giocare ovunque
CONTRO
- Qualche compromesso tecnico di troppo
- Alcune meccaniche rimangono datate