Sappiamo tutti come si è evoluto il mondo dell'intrattenimento, specialmente nell'era dei social media. Tutto sta nel catturare l'occhio di chi guarda distrattamente lo schermo del proprio smartphone. Più si è anticonvenzionali, più si superano i confini della normatività, maggiori saranno le possibilità di ritagliarsi quel microsegmento di una giornata qualunque di una persona qualunque e vivere quei quindici secondi di celebrità.
Sicuramente, un combattimento disarticolato e caotico tra granchi giganti che impugnano spade laser e pistole è un ottimo modo per attirare l'attenzione di una vasta fetta di pubblico in catalessi, e il team di Calappa Games lo sa molto bene. Sono loro le menti dietro Fight Carb, un videogioco evidentemente eccessivo, che non si prende sul serio e che ha tutte le intenzioni di apparire volutamente trash. Noi lo abbiamo provato, abbiamo anche sofferto un po' nel farlo, ma siamo pronti a condividere con voi la nostra esperienza in questa recensione di Fight Carb.
Modalità di gioco
La prima volta che si avvia Fight Crab viene subito un brivido lungo la schiena, uno di quelli poco graditi, che si palesano quando vi trovate di fronte a qualcosa di estremamente antiestetico e "doloroso" da guardare.
Molti si fermerebbero a quella poco gradevole schermata iniziale, con il titolo del gioco che molleggia su e giù a una velocità smodata e le scritte selezionate che lampeggiano all'impazzata. Tuttavia, abbiamo voluto esplorare più a fondo le dinamiche di questo bizzarro gioco e abbiamo scoperto (con nostra estrema sorpresa) che Fight Crab è più profondo di quanto sembri.
Con "profondo" ovviamente non vogliamo insinuare che ci troviamo dinanzi a una nuova concezione del medium videoludico, ci mancherebbe altro, bensì che il team ha comunque voluto dare ai giocatori qualcosa di più di una semplice mappa con qualche reskin dello stesso granchio.
Una volta superato lo scoglio del menù, ci troviamo dinanzi a diverse possibilità. Possiamo giocare la campagna o avviare un match "versus" in multiplayer sia locale (fino a due giocatori) che online (fino a quattro giocatori).
La modalità campagna, giocabile interamente in co-op online, si divide in sette tutorial (che si sbloccheranno man mano che avanzerete nell'avventura principale) e sei mappe, divise a loro volto in più livelli da superare a difficoltà "normale" o "difficile". Ogni livello consiste in una o più ondate di granchi, che andranno sconfitti mettendoli K.O. (ovvero facendoli finire "gambe all'aria"). Se il gioco si fa troppo difficile, è anche possibile essere accompagnati da un alleato controllato dalla CPU, che renderà le partite estremamente più semplici.
Una volta completate tutte le missioni di una mappa (indifferentemente dalla difficoltà scelta), si sbloccherà una modalità a orde infinita dove potrete affrontare gli stessi avversari ripetutamente fino a che non verrete sconfitti. Inoltre, una volta arrivati all'incirca a tre quarti della campagna, vi sarà dato l'accesso a una sezione extra, che aggiungerà altre tre mappe da un livello ciascuna.
Questa modalità campagna non ha assolutamente una trama ed è, nonostante la mole di livelli, estremamente corta (abbiamo impiegato un paio d'ore per portarla a termine nella sua interezza). La sua implementazione è, ovviamente, un pretesto per iniziarvi alle meccaniche di combattimento, così da potervi poi gettare nel multiplayer, dove potrete perfino competere in una modalità ranking, così da diventare ufficialmente i giocatori più temibili di Fight Crab (sappiamo che fremete alla sola idea di questa riconoscenza).
Ma il fiore all'occhiello degli elementi accessori la cui presenza ci ha sorpreso è la modalità fotografica (tutte le immagini contenute in questo articolo sono state catturate da noi durante le nostre partite). Non è nulla di particolare: solita free-cam posizionabile come e dove si vuole (anche sotto il terreno di gioco, se piacciono le stramberie) con zoom e rotazione. Tuttavia, questa photo mode presenta una feature molto particolare: si può continuare a giocare a rallentatore, così da aggiustare al meglio la posizione degli elementi di gioco. Quindi, se credete di aver attivato la photo mode un secondo troppo presto, nessun problema: vi basterà tenere premuto un tasto e potrete arrivare lentamente e in modo controllato esattamente al momento che speravate di catturare. Se siete arrivati qualche secondo dopo, invece... avete perso l'occasione. Non si può mica volere tutto. È già tanto che sia presente una photo mode.
Che gameplay!
Andiamo oltre lo specchietto per le allodole rappresentato dal gran numero di mappe e concentriamoci su quello che effettivamente si può fare all'interno di queste ultime, ovvero combattere.
Prima di cominciare una partita, è possibile scegliere il proprio granchio e le armi con le quali lottare. All'inizio avremo solo un tipo di granchio e le nostre chele per difenderci, ma, sconfiggendo i nemici e superando i livelli, accumuleremo punti che potremo poi spendere per comprare nuovi granchi, armi o, sorpresa delle sorprese, aumentare le statistiche del nostro crostaceo preferito. Quest'ultima caratteristica è ormai la prassi per la gran parte dei giochi odierni, ma non ci aspettavamo di trovarla anche in un titolo caotico come Fight Crab. Più punti spenderemo per aumentare le statistiche del nostro alter ego, più quest'ultimo aumenterà di livello.
Va detto, però, che tale meccanica, come accade molto spesso in giochi del genere, è estremamente sbilanciata. Infatti, bastano pochi punti, un paio di armi potenti (vi raccomandiamo lo spadone Calymore) e un granchio grosso e imponente per diventare praticamente inarrestabili. Ciò anche a causa del combat system.
Prima di tutto è doveroso dire che abbiamo provato la versione Switch. Va puntualizzato perché Calappa Games ha pensato bene di sfruttare l'accelerometro dei Joy-Con della console Nintendo.
Un po' come se fosse il cugino sfigato e menomato di Arms, Fight Crab permette di combattere utilizzando i movimenti delle proprie braccia "esattamente" come se fossero le chele del nostro impavido eroe del fritto misto. A tutto ciò va aggiunto anche un sistema di movimento lento e goffo, che fa sembrare di scivolare costantemente su una saponetta, e una fisica bizzarra e "spiritosa" delle articolazioni e di tutto ciò che toccano.
Il risultato, come ci si può ben aspettare da una ricetta così variegata composta da ingredienti mezzi avariati, è la totale randomicità del combattimento e l'accanimento compulsivo sull'avversario.
Nel tutorial, infatti, vengono spiegate molte meccaniche: come parare, come disarmare, come elettrificare gli avversari con le chele, come muovere il proprio personaggio e anche come utilizzare poteri speciali (che si sbloccheranno andando avanti nell'avventura e che, in quanto estremamente inutili, utilizzerete in un paio di occasioni, mancando per giunta l'avversario ogni singola volta).
Tuttavia, nonostante la voglia da parte degli sviluppatori di fornire ai giocatori un sistema di combattimento semplice e vario, una volta arrivati sul ring, la svogliata implementazione dell'accelerometro e il caos totale generato dalle collisioni casuali e dall'accanita intelligenza artificiale rendono praticamente impossibile lottare come nelle controllate sequenze del tutorial. Inoltre, se la totale devastazione e l'accanimento feroce sull'avversario porta al risultato nel minor tempo possibile, la pacatezza e l'onore lasciano facilmente il posto al delirio più totale.
Multiplayer
Una volta presa la mano con le meccaniche di gioco più avanzate, possiamo finalmente gettarci nelle braccia del multipalyer sia competitivo che amichevole, con amici o sconosciuti.
In questa modalità, detta "versus", abbiamo la possibilità di scegliere se giocare uno contro uno, due contro due o perfino, tenetevi forte, assistere come spettatori al match combattuto da qualcun altro! Tutti i giorni milioni di persone si alzano dal letto con la voglia di un sano e rinvigorente scontro tra granchi giganti virtuali.
In questa modalità (a differenza della campagna, dove per sbloccare oggetti e granchi bisogna visitare lo shop e spendere i punti racimolati nei vari livelli) ogni elemento di gioco è sbloccato. Possiamo scegliere qualunque granchio, qualsiasi combo di armi e finalmente gettarci nella mischia per menare le mani (o le chele) contro altri sconosciuti problematici almeno quanto noi!
In definitiva, la componente multiplayer è un'ottima aggiunta per un titolo come questo, che punta sul passaparola tra giocatori in modo da far provare il titolo a più persone possibili, pur sapendo che finirà ben presto nel dimenticatoio di tutti.
La grafica che spiazza
Il comparto tecnico è senz'altro il tallone d'Achille di Fight Crab. Graficamente siamo bloccati tra i dieci e i quindici anni fa; ogni elemento trasuda vecchiume e sa di stantio. I modelli dei granchi potevano essere molto peggio, ma senz'altro non sono strabilianti.
C'è da dire, però, che (sempre su Switch) il frame rate è abbastanza stabile. Certo, ha i suoi cali durante le sequenze di combattimento con più effetti a schermo che si compenetrano brutalmente gli uni negli altri. Però, per avere un decente livello di fisica, una rudimentale distruttibilità, armi che fanno scintille a destra e a manca e poteri speciali che smuovono un po' tutto ciò che si trova a schermo, il passo verso il piantarsi senza ritegno dopo i primi tre secondi di combattimento poteva essere molto breve. E, invece, il titolo è giocabile sia in mobilità (a patto che si riesca a superare lo scoglio della pessima gestione dei comandi, che perdono l'accelerometro se giocato in modalità portatile) che davanti al televisore.
Insomma, sicuramente il comparto tecnico non era l'obiettivo degli sviluppatori, che probabilmente hanno anche esaltato la carenza grafica del titolo per renderlo ancora più "interessante" agli occhi degli utenti desiderosi di trovare un gioco sopra le righe da condividere con i propri amici per farsi due risate.
Conclusioni
Fight Crab è evidentemente un videogioco creato con l'obiettivo di diventare virale. Sembra ideato a posta per riempire i buchi dei palinsesti di streamer e youtuber in cerca di contenuti stravaganti da mostrare al proprio pubblico. Come gioco in sé ha i suoi alti (o, meglio, medi) e i suoi bassi. Ma sono bassi talmente particolari, coerenti con la natura eccessiva del titolo, che risulta difficile sviscerarli dal contesto creativo da cui sono partiti. Fight Crab non sembra essere solo un gioco creato frettolosamente, ma qualcosa di studiato (più o meno) a tavolino. Già il titolo dice tutto, con un'ironica allusione al film Fight Club di David Fincher e all'omonimo libro di Chuck Palahniuk. Ricorda un po' il trash cinematografico della Troma (pur non arrivando ai suoi livelli e fermandosi, piuttosto, intorno ai territori della The Asylum), ma dà anche l'idea di un prodotto che voleva essere molto di più, con un sistema di combattimento e delle meccaniche che fidelizzassero il giocatore, cosa che, purtroppo, non accade. Quindi risulta difficile giudicare un risultato del genere, che sembra non riuscire ad abbracciare pienamente l'anima trash che insegue con tanta dedizione. Fight Crab si trova sul limitare di una linea molto pericolosa: quella tra eccesso e normatività. Un luogo dal quale difficilmente si esce vincitori, anche se si hanno a disposizione delle chele giganti.
PRO
- Volutamente trash
- Molta varietà di contenuti
- Frame rate, tutto sommato, stabile
- Una concezione tutta particolare della photo mode
CONTRO
- Diverte per i primi dieci minuti
- Sistema di combattimento troppo caotico per la mole di possibilità che vorrebbe offrire
- Graficamente non convince, pur considerando la ricerca di un'estetica evidentemente kitsch