La gestione dei grandi classici Konami da parte della compagnia nipponica in questi anni è stata a dir poco discutibile. Da un ritorno di una reliquia del passato come Frogger, dunque, era difficile aspettarsi grandi cose, ma come vediamo nella recensione di Frogger and the Rumbling Ruins, in questo caso il progetto è stato decisamente azzeccato.
Siamo molto lontani dal concept originale e non poteva essere altrimenti, considerando che il vecchio Frogger appartiene quasi alla preistoria dei videogiochi, essendo uscito nel 1981, e al giorno d'oggi sarebbe difficile trovare un senso a una riproposizione di quella che era a tutti gli effetti una pionieristica ma semplicissima sperimentazione videoludica. C'è però ancora qualcosa di quello spirito anche in questa interessante attualizzazione, riscontrabile soprattutto nell'idea generale dello spostamento della rana su un piano e la necessità di evitare i pericoli attraverso manovre evasive.
La differenza è che, in questo caso, si tratta soprattutto di spostare l'ambientazione circostante (o almeno parti di questa) per creare un percorso sicuro, piuttosto che muovere direttamente la rana con un tempismo perfetto, ma in qualche modo una radice comune può essere trovata nella meccanica di base del puzzle. Anche in questo caso, lo scopo del gioco è raggiungere la conclusione dei livelli cercando di attraversare un percorso quanto più possibile privo di ostacoli, possibilmente raggiungendo anche diamanti da raccogliere e ranocchi da salvare, che fungono da obiettivi secondari.
Il tutto è inserito all'interno di una curiosa ambientazione in stile Indiana Jones, perché a quanto pare, nel frattempo, la nostra eroica rana delle origini videoludiche è diventata una sorta di esploratrice-archeologa, per non farsi mancare nulla.
Gameplay tra piattaforme e scenari mobili
La rana avventuriera si ritrova alle prese con una missione alquanto audace: esplorare le rovine dell'antica civiltà degli Anuri, scoprendone i misteri e possibilmente raccogliendone i tesori, al contempo anche salvando quante più ranocchie sacrificali dal loro infausto destino. L'anfibio protagonista può spostarsi solo su terreno stabile, eseguendo dei salti minimi e dunque con la necessità di muoversi di un piano alla volta. Considerando che si ritrova a manovrare fra intricate rovine labirintiche, l'unica possibilità di arrivare al traguardo di ogni livello (e possibilmente anche raccogliere gli obiettivi secondari) è spostare alcune piattaforme mobili in modo da creare dei percorsi possibili, in accordo con le capacità di movimento della protagonista.
Il gameplay del puzzle si basa allora sull'individuare quali pezzi di scenario possono essere spostati e studiarne i possibili movimenti, possibilmente sfruttandone gli incastri per costruire sentieri che possano farci arrivare a destinazione, raccogliendo anche la maggiore quantità possibile di bonus e rane da salvare. È chiaro che un gioco del genere si basa tutto sul level design e, da questo punto di vista, il lavoro svolto da Konami è davvero notevole: gli scenari, costruiti in 3D e liberamente osservabili da tutte le angolazioni, presentano delle belle strutture geometriche dotate di una piacevole caratterizzazione in stile archeologico precolombiano, ma soprattutto sono struttura in maniera da presentare delle sfide intelligenti, con una buona curva di difficoltà.
Dopo una prima fase di apprendimento della meccanica, Frogger and the Rumbling Ruins introduce progressivamente ostacoli, nemici e trappole varie con un buon ritmo, mantenendo in questo modo l'attenzione concentrata per un periodo di tempo piuttosto lungo.
Alla lunga le novità inevitabilmente calano e subentra una certa stanchezza fisiologica nell'azione, cosa inevitabile nel corso di 100 livelli, ma nel frattempo si può dire che il gioco abbia raggiunto ampiamente il suo obiettivo.
Conclusioni
È strano vedere come uno dei pochi marchi storici di Konami a dimostrarsi ancora in forma con una nuova interpretazione moderna sia Frogger, un titolo decisamente arcaico e che sembrava non avere più nulla da offrire. Dopo Toy Town, questo Frogger and the Rumbling Ruins si dimostra un buon puzzle, ben strutturato e arricchito anche da una buona caratterizzazione, praticamente perfetto per Apple Arcade, considerando anche come si giochi bene attraverso il touch screen. Certo ha una meccanica ripetitiva che a lungo andare mostra il fianco alla monotonia una volta introdotte le variabili più significative, ma è probabile che riesca comunque a catturarvi per tutti e 100 i suoi livelli, e non è cosa da poco.
PRO
- Buona meccanica del puzzle
- Ottima caratterizzazione e grafica
- Controlli apprezzabili via touch screen
CONTRO
- Dopo una prima fase, l'azione può diventare ripetitiva
- Le vere sfide arrivano piuttosto tardi nel gioco