Se le scorse settimane avevate sentito la mancanza di azione e battaglie, Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere compensa con un episodio 6 tutto incentrato sulla guerra contro Adar nelle Terre del Sud. Diretto da Charlotte Brändström, che in passato ha lavorato da dietro la macchina da presa anche a due episodi di The Witcher, "Udûn" mette da parte le altre sottotrame principali - quella di Elrond e quella dei Pelopiedi - per incrociare, finalmente, le strade di Galadriel e di Arondir.
La parola Udûn ha un significato importante nel Legendarium tolkeniano: essa indica una profonda vallata a nordovest di Mordor, ma era anche un altro nome di Utumnu, la prima fortezza di Morgoth nella Terra di Mezzo, e nell'elfico Sindarin significa "inferno". Nella nostra analisi dell'episodio 6 de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere vi spiegheremo perché il titolo ha perfettamente senso. Quindi non proseguite oltre se non avete già visto questo episodio.
Il Fosso di Utumnnu
In realtà non c'è molto da spiegare: "Udûn" è un episodio abbastanza didascalico, in cui i momenti più compassati servono proprio a mettere gli spettatori al passo con la trama. Si respira un'aria da Fosso di Helm per quasi tutto l'episodio, che segue una struttura abbastanza collaudata: si comincia con la proverbiale calma prima della tempesta su due fronti, quello dei cattivi, con Adar che rispetta le tradizioni elfiche e prepara i suoi orchi, che lui però preferisce chiamare Uruk, con un discorso motivazionale, e si prosegue sulle navi numenoreane, dove Galadriel incontra finalmente Isildur e si scopre che la moglie di Elendil è morta annegata.
Il primo round a Ostirith lo vince Arondir con un paio di calci rotanti della Sacra Scuola di Legolas, mentre Bronwyn e i suoi compaesani si preparano a ricevere gli orchi con una versione fantasy delle trappole casalinghe di Kevin McCallister. Funziona relativamente: il secondo round lo vincono ancora gli umani, ma solo perché Adar gli ha mandato tutti i pusillanimi che si sono schierati con lui contro la loro stessa specie.
Dobbiamo dire che non ci aspettavamo questo livello di violenza da una serie TV su Il Signore degli Anelli. È pur vero che Amazon Prime Video firma The Boys e che la prima trilogia di Peter Jackson era già abbastanza sanguinolenta, ma pur non arrivando allo splatter, Gli Anelli del Potere mette a segno alcune scene abbastanza impressionanti. Niente da dire: la Brändström ha lavorato bene sul fronte della suspense e fino all'arrivo dell'armata di Númenor sembrava potesse succedere di tutto.
Come dicevamo, questo sesto episodio pesca a piene mani nella messinscena dell'iconica battaglia al Fosso di Helm, e incrocia le sottotrame di vari personaggi, svelandoci finalmente qualche dettaglio in più sulla storia. Come avevamo immaginato, Adar altri non è che uno dei primi Elfi che Morgoth aveva catturato e deformato, praticamente un progenitore degli orchi.
Sul fatto che abbia ucciso Sauron abbiamo parecchi dubbi e in questo senso la scena dell'interrogatorio non è servita tanto a svelarci i piani di Adar, ma a caratterizzare più ambiguamente sia lui che Galadriel, specie quando quest'ultima perde le staffe e per poco non lo giustizia sotto gli occhi di Halbrand. Questo capovolgimento dei ruoli ci è sembrato, però, abbastanza forzato, dato che pochi minuti prima era stata proprio Galadriel e fermare la picca di Halbrand, che stava per trucidare Adar dopo averne interrotto la fuga. Il nuovo re delle Terre del Sud e il Moriondor hanno un conto in sospeso, ma dovremo aspettare per scoprire quale sia.
Nei respiri tra una battaglia e l'altra, Gli Anelli del Potere fa qualche progresso anche nelle relazioni tra i personaggi: Aronir e Bronwyn, per cominciare, ma anche Isildur e suo padre Elendil sembrano trovare l'intesa famigliare che mancava. Purtroppo il personaggio di Theo continua a essere più strumentalizzato che strumentale, complice anche la risicata espressività del giovane attore Tyroe Muhafidin.
Come abbiamo detto, l'episodio 6 è davvero dritto: la Brändström riesce anzi a giostrare bene i momenti di introspezione tra una battaglia e l'altra, pur ricorrendo a qualche dialogo stucchevole che però funziona meglio del previsto. È tuttavia la sequenza finale ad essere una vera meraviglia per gli occhi. Scopriamo, infatti, a cosa serve la spada che Adar voleva tanto, e che in effetti è riuscito a recuperare e a passare alla sua cheerleader, Waldreg: è la chiave di un meccanismo che causa un'esondazione spettacolare, andando a innescare l'eruzione della montagna, che dovrebbe essere nientepopodimeno che il Monte Fato.
A fine episodio, insomma, assistiamo alla trasformazione della vallata nell'infernale Mordor per come la conosciamo da Il Signore degli Anelli cinematografico. Un momento importantissimo per i fan che avrà sicuramente delle ripercussioni sulle altre sottotrame: se convergeranno tutte nel finale lo sapremo solo tra due setimane.
Conclusioni
Un episodio abbastanza lineare, questo "Udûn", ma dall'importanza fondamentale in termini di narrativa e immaginario. Aspettavamo da un po' le prime, vere battaglie della serie TV, e dobbiamo dire di essere rimasti abbastanza soddisfatti da quanto abbiamo visto, sebbene le dimensioni dello scontro tra la resistenza di Arondir e gli Uruk di Adar fossero abbastanza contenute. A fine episodio ci restano più domande che risposte, ma almeno sappiamo già che Galadriel, Elendil e Isildur sopravvivranno alla catastrofe.
PRO
- Battaglie violente e avvincenti
- Gli ultimi minuti sono davvero spettacolari
CONTRO
- Qualche cliché di troppo
- Le tempistiche degli spostamenti sono un po' confuse