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Kill la Kill: IF, la recensione

L'anime cult del 2013 diventa un picchiaduro a incontri bellissimo da vedere e meno da giocare: la recensione di Kill la Kill

RECENSIONE di Christian Colli   —   30/07/2019

Fuori tempo massimo, e a distanza di quasi sei anni dalla sua conclusione, si è deciso di rispolverare l'anime diretto da Hiroyuki Imaishi - lo stesso dell'altrettanto leggendario Gurren Lagann - per sfornare un arena fighter su licenza. Lo si è fatto sfruttando il marchio di Arc System Works, un po' come si fa con quei film in cui in locandina capeggia il nome di un produttore famoso, tipo Steven Spielberg, ma che alla fine sono diretti da Ciccio Pasticcio con due spicci di budget. Arc System Works in questo caso ci ha messo solo il nome, perché Kill la Kill: IF, sviluppato da A+ Games, poco ha a che spartire con titoli come Dragon Ball FighterZ o Guilty Gear Xrd. Eccetto il comparto visivo, perché quello c'è ed è una bomba, ma un po' come l'opera originale si tratta di uno scontro tra forma e sostanza, con la differenza che il videogioco di Kill la Kill è molto meno divertente dell'anime.

La storia alternativa

Kill la Kill: IF rievoca meravigliosamente le atmosfere e la dinamicità dell'anime con una grafica definita, coloratissima e piena di energia. Il cel shading si sposa alla perfezione con lo stile del character designer Toshio "Sushio" Ishizaki , riproducendo i movimenti spettacolari e scattanti dei combattenti, l'azione frenetica e le forme sinuose. Se le arene in cui si svolgono gli scontri possono apparire povere di dettagli, bisogna ammettere che durante i combattimenti difficilmente cade l'occhio sull'ambiente circostante, anche perché l'interfaccia si riempie continuamente di avvisi, messaggi e promemoria di grandi dimensioni. Avremmo probabilmente gradito arene più sofisticate, magari parzialmente interattive, al posto di semplici ring circolari, ma è impossibile negare che Kill la Kill: IF sia un titolo visivamente spettacolare sia durante gli scontri, in cui il frame rate peraltro non perde un fotogramma, sia durante le cinematiche d'intermezzo della modalità Storia.

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La modalità Storia sarà il vostro primo approccio col gameplay di Kill la Kill: IF per il semplice fatto che al primo avvio non c'è nient'altro da fare. Ogni altra modalità va sbloccata progredendo nella modalità Storia, che si divide in due parti e comincia con quella incentrata su Satsuki Kiryuin, presidente del consiglio studentesco dell'Istituto Honnōji. La modalità Storia racconta sinteticamente la trama dell'anime, apportando qualche variazione qua e là nell'intreccio, il che spiega il sottotitolo IF che nelle produzioni nipponiche solitamente contraddistingue una versione "alternativa". In realtà, la sceneggiatura è semplicemente molto condensata e presuppone che il giocatore conosca già abbastanza bene il mondo di Kill la Kill e i suoi personaggi, senza indulgere troppo in spiegazioni che diano un senso a ogni assurdità, dalle ultra uniformi che conferiscono i poteri agli studenti alle Lame Forbice che impugnano Ryūko Matoi e Nui Harime. Sulla prima, che poi è la vera protagonista dell'anime, si incentra la seconda parte della modalità Storia, accessibile solo dopo aver completato quella di Satsuki, e che praticamente è lo stesso racconto dalla prospettiva di Ryūko. Come tale, si completa anch'esso in un paio d'ore.

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La struttura speculare delle due campagne, che già manca particolarmente di creatività, ha l'ovvio svantaggio di risultare in un'esperienza ripetitiva in cui i match tra una lunga cinematica e l'altra si assomigliano un po' tutti. A+ Games cerca in tutti i modi di stimolare il giocatore con qualche variazione sulla formula dei combattimenti, per esempio contrapponendo più avversari contemporaneamente o sfidandolo a sconfiggere di seguito decine di Covers, praticamente completi senzienti che non indossa nessuno, neanche fossimo in un musou. Alla fine, la modalità Storia fallisce su due fronti: in ambito contenutistico, è una sequela di combattimenti poco ispirati e dalla difficoltà sbilanciata, e sul fronte narrativo, per quanto siano pressoché indistinguibili da un cartone animato vero e proprio, le cinematiche - doppiate in giapponese e sottotitolate in italiano - sono talmente lunghe da stancare anche il fan più accanito che conosce la versione migliore della stessa storia, figuriamoci il neofita che capirà poco e niente dei personaggi, che sono già astrusi per i fatti loro, e delle loro motivazioni.

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Combattimenti a nudo

Il completamento della modalità Storia è tuttavia un passaggio obbligatorio non solo per sbloccare le altre modalità - comprese quella multigiocatore standard e competitiva online che, sfortunatamente, non siamo riusciti a testare - ma anche gli altri combattenti nel roster, che ne conta appena una dozzina, incluse due versioni ciascuna di Satsuki e Ryūko. È un roster scarno anche se i vari lottatori sono sufficientemente diversificati negli stili di combattimento, tuttavia sono pochi i personaggi veramente divertenti da giocare visto che alcuni risultano troppo lenti o troppo limitati nella portata dei loro attacchi. Purtroppo il Tutorial e la modalità di Addestramento non spiegano esattamente i punti di forza di ciascun combattente, istruendo il giocatore in modo approssimativo sulle meccaniche del gioco. Fortunatamente non c'è bisogno di una laurea in astrofisica per giocare Kill la Kill: IF, un titolo pensato anche e soprattutto per chi si avvicina al genere e vuole volteggiare in modo spettacolare per l'arena senza imparare combo complicate. Ovviamente questo approccio si ritorce contro la profondità pressoché inesistente del gameplay.

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I comandi basilari sono praticamente identici per ogni combattente che dispone così di un attacco ravvicinato, un attacco a distanza e un attacco di Sfondamento utile contro gli avversari che parano troppo. Ogni attacco può essere concatenato agli altri con un ordine fantasioso che garantisce una grande libertà, un modo raffinato per dire che Kill la Kill: IF è essenzialmente un button masher in cui si pigiano tasti a caso e sullo schermo esplode tutto, appagando quantomeno la vista. Non mancano, naturalmente, le combinazioni di tasti che consentono di piombare sull'avversario e accorciare le distanze in un baleno, e le mosse speciali che consumano due tacche ciascuna dell'indicatore SP a quattro tacche sotto l'energia vitale del combattente. Queste tecniche spettacolari, introdotte solitamente da brevi cinematiche, infliggono molti danni, ma forse non tanti quanti ci saremmo aspettati da un attacco che consuma una risorsa condivisa con un'altra abilità chiamata Valore Sanguinario. L'ennesima combinazione di tasti, infatti, consuma minimo due tacche e serve non solo a interrompere la combo di un avversario, ma anche a innescare una specie di minigioco cinematico ispirato alla morra cinese.

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Ogni giocatore deve quindi scegliere un bonus - rigenerazione dell'energia vitale, rigenerazione dell'indicatore SP, incremento ai danni inflitti - e sperare che l'avversario scelga l'opzione sbagliata. Il giocatore che vince la sfida del Valore Sanguinario guadagna una stellina sul proprio ritratto e se riesce a ottenerne altre due ottiene un potenziamento permanente che può sfociare in una specie di Fatality, un colpo di grazia estremamente spettacolare che si ispira direttamente al cartone animato. È chiaro che si tratta di un meccanismo macchinoso e poco intuitivo, peraltro molto meno attraente dell'immediatezza che garantiscono invece gli attacchi speciali che consumano lo stesso indicatore SP e si incastrano meglio nel flusso del combattimento. Il problema dell'animazione che innesca il Valore Sanguinario - e che spesso va a vuoto - e che più specificatamente influenza ogni momento dello scontro è, però, l'inquadratura.

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Kill la Kill: IF è uno di quegli arena fighter che vanno tanto di moda, tipo il recente Jump Force, con la telecamera che riprende l'azione alle spalle del personaggio e che, in questo caso, non si prende la briga di seguirlo quando si sposta all'altro capo dell'arena, continuando a inquadrarlo da lontano. Ciò si traduce nell'oggettiva difficoltà di valutare le distanze durante il conflitto: la maggior parte degli attacchi rischiano di andare a vuoto, specialmente le mosse speciali o il suddetto Valore Sanguinario, col conseguente spreco di tacche SP. Nella confusione che genera l'effettistica a schermo e la frenesia delle animazioni, Kill la Kill: IF riconferma la sua natura principalmente di button masher, prendendo le distanze dai picchiaduro più tecnici e ragionati prodotti - e sviluppati! - da Arc System Works. Non sarebbe un grosso problema se il fanservice non si limitasse alla bella grafica e ai doppiatori originali dell'anime, ma purtroppo anche i contenuti extra lasciano a desiderare, tra cui spiccano soltanto le illustrazioni da sbloccare guadagnando punti in combattimento e con cui è possibile comporre dei diorami personalizzati. Un po' pochino anche per i fan più sfegatati.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i7-2600k @ 3,4 GHz
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 780
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Intel® Core™i5 2.4GHz o superiore
  • Scheda video: NVIDIA® Geforce® GTX750 2GB o superiore
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 7 / 8.1 / 10 (32bit/64bit)

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 59,99 €
Multiplayer.it
4.5
Lettori (25)
7.5
Il tuo voto

Se Kill la Kill: IF fosse uscito qualche anno fa, forse avrebbe ricevuto un'accoglienza diversa, ma oggi il picchiaduro A+ Games arriva troppo tardi e offre troppo poco. Il roster è sbilanciato e lacunoso, il fanservice discutibile, i contenuti extra troppo risicati per garantire una longevità discreta al di fuori di una modalità Storia brevissima. Bisogna ammettere che Kill la Kill: IF è un titolo visivamente spettacolare ma, per quanto possa essere banale, in questo caso più che mai non si può vivere di sola grafica.

PRO

  • Controlli intuitivi
  • Bellissimo visivamente

CONTRO

  • Roster striminzito
  • Sistema di combattimento discutibile
  • Modalità Storia brevissima e pochissimi contenuti extra