Era settembre quando siamo tornati ai paesaggi e alla lore mai dimenticata di Faelandia. La recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è stata utile per riportare alla memoria di tutti le qualità intrinseche di un titolo maledettamente sfortunato. Uscito nell'ormai lontano 2012, l'action RPG fantasy sbarca ora anche nella sua versione per Nintendo Switch, completa di tutti i vecchi contenuti aggiuntivi e pronta ad accogliere anche un'espansione nuova di zecca, attesa entro il 2021.
Se quindi siete tra coloro che vogliono recuperare una perla del passato, o semplicemente non potete fare a meno della vostra Faelandia portatile, questa recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning per Switch è quel che fa per voi.
Il viaggio dell'eroe
Se la vostra necessità è quella di approfondire ogni singolo aspetto narrativo e del gameplay, ci teniamo a rimandarvi alla recensione dell'originale, per forza di cose più completa ed approfondita. Volendo comunque dare una collocazione al plot, quel che possiamo dire è che ci troviamo nei panni di un essere tornato dalla morte, il primo riuscito pienamente in questa impresa, e il nostro obiettivo sarà quello di fare luce sugli avvenimenti che hanno a che vedere con il mondo di Faelandia e soprattutto sul nostro destino, centrale per tutta la narrazione.
La nostra natura imperscrutabile è tale che neanche i veggenti sono capaci di leggere il futuro che ci aspetta e questo si traduce in maniera ludica anche nella possibilità di scegliere una moltitudine di strade differenti dal punto di vista della specializzazione, alcune disponibili da subito, altre sbloccate solo con il tempo.
L'editor iniziale, che ci permette di scegliere razza e tratti estetici è parecchio risicato, cozzando fortemente con la profondità estrema di pressoché ogni altro aspetto. Ed è proprio tramite la personalizzazione e la libertà di prosecuzione del nostro percorso che si delinea in tutto e per tutto il viaggio dell'eroe. A onor del vero va purtroppo fatto presente che, il fallimento dello studio di sviluppo e l'impossibilità di lavorare all'MMORPG che avrebbe dovuto fare da sfondo all'intera vicenda, rappresentano le cause scatenanti di una serie di mancanze di lore importanti. Allo stesso tempo il mondo di Kindoms of Amalur è talmente denso e colmo di dettagli, scritti e dialoghi che c'è davvero tanta carne al fuoco da accontentare per tutti i palati. Questo aspetto si porta in dote anche lati negativi: il più importante dei quali è l'altalenanza nella scrittura. Lì dove la quest principale risulta comunque godibile ed interessante, seppur nella sua linearità, lo stesso non si può dire delle secondarie, figlie probabilmente di quella impostazione di fondo da MMO che riempie il mondo di centinaia di quest dalla sostanza quasi nulla.
La fierezza dell'action rpg
Se l'anima da MMO appena citata limita alcuni aspetti narrativi dell'esperienza single player, lo stesso non lo si può dire del combat system, ancora oggi tra i migliori del suo genere. Insieme a Dragon's Dogma rappresenta probabilmente la migliore espressione di action rpg occidentale, con una quantità di stili di combattimenti, tipologie di armi, combo e skill che potrebbero far impallidire chiunque. La vena fortemente action lo allontana ovviamente dall'RPG classico così come dallo stesso MMO, ma è capace di regalare combattimenti davvero appaganti, così come di non annoiare mai grazie alla possibilità di variare costantemente approccio. Che usiate una spada, un bastone, un martello o anche l'arco a distanza, Kingdoms of Amalur saprà come ripagarvi, anche al netto di una difficoltà purtroppo ancora oggi troppo elementare.
Sotto questo aspetto THQ ha tentato di correre ai ripari rispetto alla prima uscita che aveva sbagliato quasi tutto per quel che riguardava il bilanciamento. Lì dove i vari dungeon fissavano il proprio livello sulla base di quello del giocatore al momento del primo accesso - di fatto distruggendo la progressione - ora ogni zona torna a livellarsi ogni volta che accediamo, permettendo un grado di sfida più appagante e anche migliore loot. Spingendo ancor più in alto l'asticella, i ragazzi di THQ hanno inserito anche una modalità Molto Difficile. Questa però ad essere sinceri non ci ha convinti molto. Sembra quasi che il lavoro si sia limitato ad alzare i parametri di un po' tutto quel che si muove a schermo, senza pensare al bilanciamento delle varie situazioni.
Il mondo risulta ancora oggi soverchiante dal punto di vista dell'estensione, seppure colpisca meno rispetto al momento della sua uscita. Nonostante questo la varietà negli ambienti, la quantità di dialoghi folle e le diverse vie percorribili, ne fanno un'esperienza capace di durare decine e decine di ore, arrivando anche piuttosto agilmente alle tre cifre.
Amalur su Nintendo Switch
Diversi mesi sono stati necessari per il porting su Nintendo Switch. Non possiamo negare che ancora oggi ci sorprendiamo nel vedere questa tipologia di titoli girare su portatile, anche al netto della presenza del cloud che ha sdoganato l'esperienza mobile e di un'opera che non fa certo gridare al miracolo per l'aspetto tecnico. Sarebbe ingiusto se dicessimo che il gioco gira allo stesso livello della versione PC, ma è anche vero che negli ultimi mesi siamo stati abituati a porting su Switch davvero al limite dell'imbarazzante. Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning invece si difende, peccando prevedibilmente lì dove peccava anche la versione PC.
Dal punto di vista tecnico infatti il gioco rimane pressoché identico, aumentando sensibilmente l'orizzonte visivo, ma toccando quasi zero texture e modelli. È vero che lo stile - molto vicino ad un World of Warcraft - permette comunque di digerire una certa arretratezza tecnica. Allo stesso tempo, come abbiamo già detto mesi fa, un'operazione più vicina a quella fatta con il remake di Destroy All Humans sarebbe stata sicuramente più apprezzata. Ci rendiamo conto che quest'ultimo rappresenta nell'insieme un'esperienza globalmente molto più contenuta ed è probabilmente questo l'aspetto che ha fermato THQ dal pensare di realizzare un remake vero e proprio.
Dal punto di vista della fluidità, seppur il gioco perda qualcosa in versione docked, resta più che godibile in versione portatile, soffrendo però davvero tanti nei carimenti, estenuanti. Quest'ultimo aspetto risulta davvero frustrante, anche e soprattutto vista la mole di situazioni di stacco, presenti ad ogni cambio di area, ma anche solo quando si entra in una qualsiasi locanda.
Conclusioni
Se siete orfani di Kingdoms of Amalur non c'è momento migliore per tornare a Faelandia, anche e soprattutto in vista della nuova espansione che arriverà nel corso del 2021. Non possiamo dire di essere totalmente soddisfatti di questa remastered, ma la colpa non è da inficiare al porting su Switch, ma all'intero progetto. Esattamente come fatto sei mesi fa però, non vogliamo penalizzare più del dovuto un titolo che ha già vissuto un passato travagliato ed ingiusto, portando alla fine di un team e di un progetto che avrebbe meritato ben altra sorte. D'altronde, se sarete in grado di digerire alcune storture dovute all'età ed al budget ridotto, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning resta ancora oggi uno dei migliori action rpg del nostro tempo, e scusate se è poco.
PRO
- Si torna a Faelandia
- Combat system sopraffino
- Vederlo girare su Switch è comunque una gioia
CONTRO
- Tecnicamente davvero arretrato
- Caricamenti disastrosi
- Secondarie degne delle peggiori fetch quest di MMO