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Mario vs. Donkey Kong, la recensione del rifacimento di un classico per Game Boy Advance

Il 16 febbraio arriva su Nintendo Switch il remake di un classico per Game Boy Advance, Mario vs. Donkey Kong: ecco la nostra recensione.

Mario vs. Donkey Kong, la recensione del rifacimento di un classico per Game Boy Advance
RECENSIONE di Alessandro Bacchetta   —   14/02/2024

La serie di Mario vs. Donkey Kong è silente da anni: il suo sviluppatore, ovvero NST (Nintendo Software Technology, situato a Redmond), è tra i protagonisti di quest'ultima fase di vita di Nintendo Switch. Oltre alla collaborazione con gli studi giapponesi per Super Mario 3D World + Bowser's Fury, NST si è ripresa la ribalta attraverso F-Zero 99 e, per l'appunto, Mario vs. Donkey Kong: dopo un periodo piuttosto complicato, speriamo che queste pubblicazioni possano essere di buon auspicio per il futuro della società.

Mario vs. Donkey Kong è il remake del primo capitolo della serie ideata da NST, datato 2004, originariamente uscito per Game Boy Advance. L'idea dietro alla saga è tanto semplice quanto intrigante: riprendere il modello di Donkey Kong per Game Boy (classe 1994), a sua volta ispirato all'arcade primigenio del 1981, e renderlo autonomo dalla serie principale di Mario. I punti chiave dell'operazione sono due: a livello di gestione del brand, questa saga serve a ricordare a tutti che Donkey Kong e Mario, se proprio non abitano nello stesso mondo, comunque possono incontrarsi. E hanno un rapporto da rivali, ma non da nemici: un concetto ribadito da Super Mario Bros. Il Film.

L'altra caratteristica chiave della serie è il suo mix tra platform e puzzle game: se Super Mario Bros. (nel 1985) si staccò definitivamente da Donkey Kong anche grazie a una maggiore focalizzazione sull'azione (in primis la modulazione dei salti attraverso la corsa), Mario vs. Donkey Kong, pur non rinunciando alle fasi acrobatiche, approfondisce la componente puzzle, comunque già presente - in dosi minori - nell'arcade originale.

Quelle che presumibilmente saranno le ultime uscite Nintendo su Switch, sono grandemente incentrate sullo sfruttamento e la divulgazione del mondo mariesco: piuttosto che realizzare un gioco tematico dedicato al film, l'azienda kyotese ha deciso di riproporre vari titoli dedicati ai tanti protagonisti del lungometraggio. Mario (ovviamente), Luigi, la Principessa Peach... Donkey Kong e, appunto, la sua rivalità con l'idraulico.

Storia e genere

Mario vs. Donkey Kong: il ratto dei Mini Mario
Mario vs. Donkey Kong: il ratto dei Mini Mario

Come dicevamo, il rapporto tra Mario e Donkey Kong non è mai stato chiarito del tutto da Nintendo: sono apparsi diverse volte assieme, ma ancora più volte separatamente. Secondo il film appartengono a due universi comunicanti. Di sicuro quando si incontrano non c'è una perfetta sintonia, essendosi spesso scontrati: la loro tuttavia non è neanche una vera e propria avversità, come tra l'idraulico e Bowser. Fatto sta che a Nintendo serve un pretesto perché possano entrare in conflitto, e in Mario vs. Donkey Kong è rappresentato dai Mini, delle riproduzioni baloccanti dell'eroe italoamericano: il gorilla vede lo spot in televisione, se ne innamora e, non trovandole in negozio, va direttamente a rubarle in fabbrica. Mario lo viene a sapere e si getta alla rincorsa del primate, nell'intento di recuperare ogni giocattolo che lo ritrae, al solito attraversando mondi diversificati e varie tipologie di nemici.

Il gioco è un mix ben calibrato tra platform e puzzle: le due componenti si abbracciano a vicenda, trovando un equilibrio piuttosto unico. Mario può saltare, ma non troppo in alto, e non può correre: le acrobazie non sono però assenti. Invertendo la marcia all'improvviso, l'idraulico può compiere una capriola (elevata) all'indietro. Premendo giù e il pulsante del salto, inizia a camminare con le mani a terra, così da pararsi dagli oggetti che - in certi casi - piovono dall'alto. Da questa posizione, balzando, può compiere ulteriori virtuosismi: delle mosse utili sia a velocizzare la risoluzione di uno stage, sia (più raramente) obbligatorie al completamento degli stessi. Nonostante la mobilità del protagonista, il level design dei quadri è maggiormente incentrato sul ragionamento che sull'azione: è più importante capire cosa fare, e come farlo, piuttosto che metterlo in pratica. In generale, si potrebbe dire che Mario vs. Donkey Kong è troppo puzzle per essere un platform, e troppo action per essere un puzzle: la sua identità si fonda proprio su quest'ibridazione.

Level design e progressione

Mario vs. Donkey Kong: i livelli sono ben architettati
Mario vs. Donkey Kong: i livelli sono ben architettati

Il gioco è nato su console portatile, e si vede piuttosto bene. I livelli sono costruiti in modo intelligente ma, facili o difficili che siano, sono sempre relativamente piccoli, adatti anche a brevi sessioni. La strutturazione più comune presenta una porta da aprire con una chiave: spesso entrambi gli elementi sono visibili fin dall'inizio, e l'obbiettivo del giocatore è quello di riuscire a capire qual è il percorso giusto per ricongiungerli. Un compito più semplice a dirsi che a farsi: quasi sempre sono presenti degli interruttori (che attivano e disattivano barriere, piattaforme, fiori che soffiano vento, cubi dotati di teletrasporto...) che vanno premuti più di una volta, perché spalancano percorsi diversi, a volte utili a raggiungere la chiave, altri a dirigersi verso la porta. In altre circostanze la fine di un'area è scaturita dalla presenza di un Mini dentro una sfera trasparente: in questo caso, è sufficiente raggiungere l'obbiettivo per completare il livello.

Un altro tipo di stage è quello bonus, che appare raramente, e presenta vari funghi vita, che però possono essere ottenuti soltanto raggiungendo una chiave volante (che scappa di qua e di là), con la quale poi aprire un baule per intascare i funghi. Sono trovate semplici, ma funzionali: in pratica è messa alla prova l'elasticità mentale del giocatore, che non può concentrarsi unicamente né sulla raccolta della chiave, né su quella dei funghi. Alla fine di ogni mondo poi - ognuno composto da sei stage - ci sono due sfide piuttosto diverse da quelle tradizionali. Nella prima bisogna condurre dei Mini, che seguono pedissequamente Mario, all'interno di un baule, che a sua volta - per essere aperto - necessita della raccolta di tre lettere: in sostanza bisogna capire come condurre Mario e i suoi giocattoli alla meta, tenendo conto che hanno abilità molto diverse, e spesso debbono seguire percorsi differenti. L'ultimo stage di ogni mondo è rappresentato da una sfida con Donkey Kong, che abitualmente prevede di dover raccogliere un oggetto, trasportarlo su varie piattaforme, e infine scagliarlo contro il gorilla che, nel frattempo, tenta di intralciarvi lanciando oggetti vari.

Mario vs. Donkey Kong: ogni mondo prevede una sfida col gorilla
Mario vs. Donkey Kong: ogni mondo prevede una sfida col gorilla

Nella modalità "plus", che come numero di stage (e varietà delle ambientazioni) è del tutto rapportabile a quella principale, la strutturazione è meno variegata, e rappresenta una fusione tra i concept appena descritti: nei livelli "plus" Mario deve condurre un singolo Mini verso la porta, di cui il giocattolo possiede la chiave. Oltre all'avventura "plus" sono presenti le prove a tempo, che onestamente non abbiamo apprezzato granché: questo perché, non essendo il ritmo del gioco modulabile (Mario non può correre), prevedono semplicemente di eseguire certe azioni nel minor tempo possibile senza fare errori. Per i giocatori più navigati c'è comunque tanto materiale: i mondi finali sono piuttosto impegnativi e, se terminare gli stage è comunque fattibile, completarli al 100% (quindi raccogliendo i vari "pacchetti regalo" superflui nascosti qua e là, o non perdendo nemmeno un Mini) costituisce tutt'altra sfida. È stata inserita anche una modalità per esperti, i cui livelli sono molto impegnativi, pur identitariamente slegati dagli altri: come difficoltà si distaccano forse troppo nettamente dall'avventura principale, ma li abbiamo apprezzati comunque.

Il level design di Mario vs. Donkey Kong è, in generale, ben architettato. I livelli migliori si rivelano ottimi congegni ad orologiera. Le nostre perplessità sono principalmente due: uno, Switch è anche una console portatile, ma non solo. La durata degli stage invece è palesemente studiata per brevi sessioni di gioco. Secondariamente, i livelli più complicati di Mario vs. Donkey Kong, quelli più soddisfacenti, sono anche quelli che richiedono più pazienza: non tanto per la difficoltà, quanto per il concatenarsi degli elementi necessario alla risoluzione degli stessi.

Mario vs. Donkey Kong: il remake, aggiunte contenutistiche a parte, è fedele all'originale
Mario vs. Donkey Kong: il remake, aggiunte contenutistiche a parte, è fedele all'originale

Aumentando le variabili e la difficoltà, incrementano anche i tempi morti: spesso c'è bisogno che si allineino tante strutture (nemici, blocchi, piattaforme mobili...) per completare uno stage e, non si riuscisse a finirlo in quell'occasione, bisognerebbe aspettare diverso tempo per poterci riprovare.

Bisogna fare inoltre un ragionamento sull'attualità delle dinamiche di gioco: gli enigmi di Mario vs. Donkey Kong sono ben studiati e posizionati, ma anche estremamente rigidi e schematici. Un'impostazione che funzionava alla perfezione su una console come Game Boy Advance, ma che palesa i suoi limiti su un hardware come Switch: fosse nato su questa piattaforma, probabilmente avrebbe potuto sfruttare altre potenzialità, come ad esempio dei puzzle basati sul motore fisico.

Novità e multiplayer

Mario vs. Donkey Kong: nel multiplayer, il secondo giocatore controlla Toad
Mario vs. Donkey Kong: nel multiplayer, il secondo giocatore controlla Toad

Rispetto all'originale per Game Boy Advance sono stati inseriti tanti nuovi livelli, ma il confronto diretto non ci sembra così importante: importante è invece sottolineare quanto l'identità originaria sia stata rispettata. Non aveste giocato l'originale, difficilmente potreste accorgervi di quali livelli risalgano al 2004 (come impostazione, chiaramente) e quali siano stati aggiunti adesso, vent'anni dopo. La coerenza interna è stata certamente esaltata, a discapito magari di qualche possibile stravaganza che, volendo sfruttare l'hardware di Switch, gli sviluppatori avrebbero potuto concedersi.

Una caratteristica chiave del level design di Mario vs. Donkey Kong, che abbiamo volontariamente taciuto nel paragrafo precedente perché meritava più spazio, è lo scorrere del tempo. Molto spesso a "sconfiggere" il giocatore non sono i nemici, ma il passare dei secondi: una ghigliottina che costringe a ricominciare l'area da capo. Ora, come abbiamo già detto, gli stage di Mario vs. Donkey Kong non sono lunghi: tuttavia, si tratta comunque di una meccanica punitiva, per certi versi anacronistica. Per questo motivo NST ha inserito lo stile di gioco "relax", che aggiunge dei check point, dona a Mario cinque "vite" (quando viene colpito, al posto di morire subito, viene riportato con una bolla a un punto prestabilito, senza perdere quanto raccolto), e soprattutto rimuove il timer. Abbiamo apprezzato quest'introduzione, che permette a chi vuole godersi principalmente l'anima rompicapo del gioco di non accusare troppo lo stress del "ricominciare da capo".

Mario vs. Donkey Kong: in multiplayer, appare una seconda chiave da raccogliere
Mario vs. Donkey Kong: in multiplayer, appare una seconda chiave da raccogliere

Infine, l'introduzione più interessante di questo remake: il multiplayer. Che è limitato a due giocatori, ma comodamente esperibile con qualsiasi controller, quindi anche con due semplici Joy-Con, che in Mario vs. Donkey Kong - come funzionalità, non come comodità - sono del tutto paragonabili agli altri pad. Interazione tattile a parte, il multiplayer è stato inserito sapientemente: tutta l'avventura è giocabile assieme, col secondo utente al comando di Toad, dalle mosse identiche a quelle di Mario. Vengono modificati principalmente due aspetti: il level design, visto che assieme al secondo giocatore appare una seconda chiave da raccogliere, e la telecamera, che si allarga e restringe come non fa in singolo, così da poter agire in due sezioni del livello separatamente. Da una parte il multiplayer rende il tutto più facile (è possibile disporsi lontani, così da attivare più facilmente degli interruttori, oppure sfruttare l'altro personaggio come "trampolino"), dall'altro aggiunge un ulteriore obbiettivo all'interno degli stage. Davvero un lavoro encomiabile da questo punto di vista.

Aspetto e musica

Mario vs. Donkey Kong: il gioco è tecnicamente impeccabile, ma stilisticamente poco coraggioso
Mario vs. Donkey Kong: il gioco è tecnicamente impeccabile, ma stilisticamente poco coraggioso

A livello di fruizione ludica, quindi tralasciando per un attimo l'aspetto visivo, il più grande vantaggio rispetto all'originale risiede nella fluidità dell'azione. Per il resto, data la disparità tecnologica tra le piattaforme, un paragone diretto non è nemmeno possibile. Ci limitiamo a dire che, a differenza del remake di The Legend of Zelda: Link's Awakening, NST ha compiuto un lavoro meno coraggioso: lo stile grafico adattato è quello un po' scontato e archetipico del mondo mariesco, parente di quello di Mario Party. Piaccia o meno, l'originale offriva delle soluzioni visive più interessanti, meno scontate. Sul versante tecnico, lo ribadiamo, il gioco è semplice, ma impeccabile: una qualità che troppo spesso gli appassionati Nintendo danno per scontata.

A livello musicale, al contrario, questo remake esalta le già buone intuizioni del titolo del 2004: l'accompagnamento sonoro è talmente ben fatto da spiccare rispetto a tutte le altre componenti del gioco. L'idea principale è quella di creare delle musiche swing, perfette per il ritmo pacato dell'azione, e decisamente uniche nell'universo di Super Mario: non ogni stage segue questa vocazione, ma la tematica è ricorrente nel corso dell'avventura.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (26)
7.0
Il tuo voto

Mario vs. Donkey Kong, remake di un classico per Game Boy Advance del 2004, è un gioco ben realizzato: il level design è intelligente, e la progressione della difficoltà ottima. I contenuti sono abbondanti, e le aggiunte sono talmente ben integrate da non farsi notare come tali. Lo stile di gioco "relax" - del tutto facoltativo - permette a chiunque di apprezzare l'avventura, senza subire le meccaniche punitive dell'originale, e il multiplayer è stato inserito in modo magistrale. Detto questo, si tratta comunque di un titolo breve, la cui vocazione tascabile è palese, e le cui meccaniche schematiche, perfette su Game Boy Advance nel 2004, risultano un po' arrugginite. I livelli sono corti, e i lampi di genio praticamente assenti. La particolare ibridazione tra platform e puzzle permette a Mario vs. Donkey Kong di non cadere nell'anonimato, ma la (breve) durata del gioco, e la ridotta dimensione dei livelli, oltre alla progressione rigida dell'avventura, vent'anni dopo non lo fanno svettare tra le produzioni similari.

PRO

  • Ottimo accompagnamento sonoro
  • Mix interessante tra platform e puzzle
  • Multiplayer ben integrato
  • Ricco di contenuti

CONTRO

  • L'avventura è comunque breve
  • Ritmi da gioco portatile
  • Level design limpido ma troppo schematico