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Medal of Honor: Above and Beyond, la recensione del colossal per la realtà virtuale

La recensione del colossal bellico tutto dedicato alla realtà virtuale di Respawn Entertainment, ritorno in pista di un franchise leggendario.

RECENSIONE di Mattia Armani   —   11/12/2020

Con la recensione di Medal of Honor: Above and Beyond ci troviamo a valutare un colossal bellico per sistemi Oculus che prende una piega ben diversa dai precedenti titoli della serie. Siamo infatti di fronte a un collage di scene pensate per la realtà virtuale che si collegano a scandire le sei lunghe missioni di una corposa campagna, un vero e proprio caleidoscopio di sequenze ambientate nella Seconda Guerra Mondiale la cui esistenza è stata rivelata a sorpresa poco prima del lancio di un titolo che pensavamo fosse incentrato sulla componente multigiocatore. Questa è presente, con cinque modalità affiancate a un survival mode, e rappresenta una parte sensibile del pacchetto, ma si tratta della classica appendice da sparatutto in prima persona vecchio stile, fedele all'offerta tipica dei Medal of Honor del passato.

Un colossal VR

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Nei primi minuti di gioco si susseguono un piccolo preambolo drammatico, una visita medica che serve per tarare i controlli e un tutorial, completo di poligono di tiro, che ci permette di prendere le misure con un gameplay inevitabilmente declinato alle meccaniche della realtà virtuale, benché all'osso fedele ai canoni degli sparatutto in prima persona. Si spara, si va in copertura e si ricarica, ma in questo caso ci si inginocchia, si carica il colpo in canna, si schivano i colpi e ci si sporge dagli angoli fisicamente, senza passare da tasti appositi. Inoltre ci sono innumerevoli scene che puntano a sfruttare all'osso la realtà virtuale tra cannoncini, arrampicate, enigmi e indizi da trovare.

Quello che arriva prima, però, è la grafica di un titolo che mette subito in chiaro come anche nella realtà virtuale si facciano sentire il peso dei soldi di un publisher come EA e l'abilità di uno sviluppatore come Respawn. Il colpo d'occhio non è certo quello di un Battlefield, nonostante l'uso del Frostbite Engine 2, ma una volta indossato il visore la qualità risulta ben superiore a quella degli screenshot e deve essere soppesata nell'ottica della realtà virtuale, laddove ogni oggetto è a un palmo dal naso e dove diventano vitali la cura per i materiali e per l'arredamento che regalano spesso interni e scorci cittadini realizzati con una cura sorprendente. Non tutto, però, è allo stesso livello. Come anticipato, la campagna è un insieme di segmenti che sono spesso caratterizzati da dinamiche diverse, cosa positiva, e da una qualità tecnica decisamente altalenante, cosa negativa, nonostante i requisiti raccomandati che arrivano a richiedere addirittura una GeForce RTX 2080.

Inoltre il ritmo talvolta soffre le innumerevoli scenette di riempimento, spesso troppo brevi e non sempre collegate adeguatamente l'una all'altra. Ma ci sono anche lunghe sparatorie, esplorazione e momenti di puro godimento a 360 gradi tra cui frammenti perfettamente ricreati della Francia degli anni 40 e dialoghi corali che ci proiettano nel mezzo di Quella Sporca Dozzina grazie anche all'ottima colonna sonora e al valido doppiaggio in inglese. Ma si fanno notare anche i fondali scarni e qualche texture al risparmio, più evidenti nelle scene in cui l'orizzonte è particolarmente ampio.

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A fare da contralto, per fortuna, ci sono anche scenari più spettacolari benché sempre segnati da compromessi più o meno evidenti. Durante una battaglia tra carri, per esempio, il dettaglio lascia posto a veicoli fumo ed esplosioni mentre nel mezzo di Omaha Beach, omaggio al memorabile Medal of Honor: Allied Assault, il risparmio riguarda il numero dei soldati nelle vicinanze e l'effettiva area di gioco. Ma di contro lo spettacolo è notevole tra enormi esplosioni, colonne di fumo, corpi insanguinati, MG42 che vomitano piombo sulla spiaggia e riflessi sulle pozze d'acqua che incorniciano uno dei momenti più iconici e drammatici dell'intero secondo conflitto mondiale.

Entusiasmante inoltre la sequenza sul treno che vale già da sola parte del biglietto nonostante le compenetrazioni, gli oggetti che volano attraverso i finestrini e le montagne in bassa risoluzione che scorrono sullo sfondo. Ma non ci abbiamo fatto troppo caso attraversando una serie di vagoni perfettamente arredati e pieni di tedeschi intenti a riposare o a distrarsi, alcuni eliminati aprendo di pochi centimetri la porta scorrevole, infilando la canna di un mitra nel piccolo spazio e scatenando l'inferno. Percorrendo il vagone cucina, poi, abbiamo finito i colpi, ma abbiamo agguantato una mannaia e abbiamo seccato il cuoco prima che agguantasse il fucile. Lo abbiamo preso noi, invece, assieme a un elmetto che ci siamo messi in testa godendo di uno dei momenti del gioco capaci di combinare al meglio il coinvolgimento e l'interazione della realtà virtuale con un gameplay fluido da sparatutto in prima persona. Il tutto condito da una buona resa dei materiali e da un arredamento che include collezionabili, foto in alta risoluzione, modellini dettagliati e particolari in quantità. Ed è un qualcosa che caratterizza anche navi, basi nemiche, uffici, librerie e via dicendo. Ma ci sono sempre dei compromessi.

Compromessi

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Tutto quello di cui abbiamo parlato è solo una porzione un titolo che include viaggi in nave in notturna, sequenze a bordo di aerei, il celebre cannone su rotaia nazista e combattimenti tra vigneti con i nemici che spuntano da tutte le parti. C'è davvero tutto, dallo sbarco in Normandia al cuore dell'industria bellica nazista, con tanto di momenti da cinema 4D con aerei che ci passano sopra la testa, incidenti, sequenze in moto e via dicendo. Proprio qui, dove brilla l'interattività, spesso la componente tecnica scivola spesso verso livelli qualitativi tutt'altro che eccelsi, con picchi verso il basso notevoli che includono animazioni, sia facciali che corporali, sia gli stessi modelli. Da scene corali perfette e dialoghi coinvolgenti, dove persino i volti e le espressioni facciali migliorano in modo drastico, si passa a movimenti ingessati e animazioni approssimative, senza dubbio dovute anche alla necessità di velocizzare il lavoro di fronte a un impegno forse fin troppo gravoso, anche per un team massiccio e navigato.

In ogni caso, per quanto giustificabili, le magagne si vedono e comprendono una fisica fantasiosa, talvolta divertente ma tutt'altro che realistica, oltre a effetti collaterali come il nostro corpo che finisce nel mezzo della visuale nelle scene in cui siamo immobilizzati, con tanto di busto decapitato in bella mostra. Da menzionare, inoltre, la curiosa intelligenza artificiale dei compagni che, importanti nel dare una dimensione corale all'azione, passano dall'essere molto utili al diventare fantocci spesso nemmeno efficaci nel distrarre i nemici.

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Questo senza parlare dei rallentamenti, in parte legati a glitch presumibilmente risolvibili, e dei crolli di definizione legati alla risoluzione dinamica. I problemi sono diminuiti con le ultime patch, ma ci sono ancora così come ci sono alcune scene realizzate approssimativamente, tra l'altro in buona parte concentrate nel corso della quarta missione che tra stealth, arrampicate e situazioni particolari sfida a più riprese, senza vincere, i limiti della VR. Ed è un peccato visto che la stessa missione include alcuni dei momenti più drammatici e coinvolgenti, lasciandoci interdetti di fronte a saliscendi qualitativi che in alcuni frangenti si fanno difficili da digerire.

Eppure c'è sempre qualcosa che sorprende in positivo e interviene a salvare un titolo che avrebbe ancora bisogno di parecchie rifiniture ma ha comunque parecchio da dire, dall'alto degli oltre 170 GB di peso. Quando tutto funziona infatti dialoghi ben doppiati, siparietti ed effetti grafici, tutti efficaci ad eccezione del sangue, ci regalano un'esperienza intensa, tra l'altro arricchita da sbloccabili che includono costumi per il multiplayer e, cosa molto interessante, interviste, foto con effetto a 360 gradi e panoramiche video che vanno a formare, missione dopo missione, un interessante documentario sulla Seconda Guerra Mondiale.

Gameplay

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Con Medal of Honor: Above and Beyond abbiamo preferito partire dalla messinscena che nella realtà virtuale ha un peso enorme. Ma nel titolo Respawn si spara parecchio e si spara piuttosto bene. La mira funziona, l'arsenale include praticamente tutte le armi della Seconda Guerra mondiale, ci sono tre tipi di granate e persino i fucili da cecchino, per quanto guardare in un'ottica in un titolo virtuale sia assimilabile alla tortura. Tutto, comunque, gode di un buon feedback, sia visivo che auditivo, magnificato dalla vibrazione dei controller e da particolari sfiziosi come il fatto che si possano agguantare al volo le granate nemiche e la velocità di movimento venga ridotta quando ci accucciamo, ovviamente nella modalità di gioco normale e non in quella da postazione. Ci sono poi cannoni, torrette e mitragliatrici da postazione che in alcuni casi ci permettono di mirare semplicemente muovendo la visuale, cosa piuttosto funzionale, ma risultano fin troppo facili da manovrare.

La difficoltà, comunque, non è particolarmente elevata. I nemici hanno una mira discreta, che si fa letale quando hanno un grado elevato, ma sono vulnerabili quando ricaricano e possono essere ingannati abbastanza facilmente. Inoltre le cure sono generalmente abbondanti, almeno in modalità normale, e gli avversari compaiono quasi sempre negli stessi punti, facilitandoci molto le cose al secondo tentativo. Un po' di pratica, sia chiaro, serve, ma la curva della difficoltà della campagna è calibrata decisamente bene e ci porta per mano a migliorare nella coordinazione tra movimento via stick e azione concitata.

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Per il resto è una questione di fortuna e di sopportazione dei glitch e del sistema di interazione con oggetti ed equipaggiamento, volutamente grossolano. La possibilità di raccogliere oggetti a grande distanza facilita infatti il cambio d'arma, rendendo l'azione più spettacolare, ma produce effetti collaterali irritanti come l'agguantare una granata al posto di una cura, ritrovandosela in mano con la linguetta già strappata. Da ridere, almeno sulle prime. Meno divertente nel mezzo di un combattimento concitato, magari in multigiocatore. Ma se non altro in tutto questo non abbiamo quasi mai sofferto di vertigini o di affaticamento, almeno in modalità single player. Il multiplayer è invece più impegnativo, anche da seduti. Le partite, però, sono veloci. Niente opzioni complicate ma la classica impostazione da sparatutto in prima persona con cinque partite che includono deathmatch, deathmatch a squadre, una modalità in cui tutti possono disinnescare e innescare bombe in un continuo inseguirsi esplosivo, la classica dominio e una Re della Collina arricchita da esplosioni extra che rendono tutto più concitato.

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Tutte le modalità multigiocatore sono pensate per partite brevi e intense per un comparto che non rappresenta il grosso dell'esperienza, contrariamente a quanto immaginato. Ma non manca di una certa cura, dalla qualità delle mappe, che usano alcuni degli asset migliori del single player facendoci giocare in posti suggestivi come un borgo francese e un incidente ferroviario, fino all'implementazione dei bot che permettono di giocare anche in solitaria. Ma per questo forse è più adatta la modalità survival, ennesimo contenuto di un pacchetto completo, benché sostenuto in gran parte dalla traballante ma sontuosa campagna, capace di condensare buona parte dell'immaginario bellico della Seconda Guerra Mondiale e delle possibili implementazioni della realtà virtuale in un'unica lunga cavalcata attraverso il conflitto che ha cambiato il mondo.

Il tutto condito ovviamente dalle classiche opzioni per ridurre l'affaticamento, inclusa la scelta della mano dominante e l'effetto tunneling per mitigare eventuali vertigini, e da un'interfaccia visiva che però consigliamo di disattivare, anche nel caso dei sottotitoli a meno di non avere alcuna comprensione dell'inglese, per godere di un coinvolgimento completo nella scena.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: AMD Ryzen 7 5800X
  • Memoria: 16 GB di memoria DDR4
  • Scheda video: GeForce NVIDIA RTX 3070 FE

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i5-4590
  • Memoria: 8 GB di memoria DDR4
  • Scheda video: GeForce NVIDIA GTX 970 o Radeon R9 290

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i7-9700K
  • Memoria: 16 GB di memoria DDR4
  • Scheda video: GeForce NVIDIA RTX 2080

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (4)
8.3
Il tuo voto

Medal of Honor: Above and Beyond è un gioco massiccio che deve fare i conti con parecchi limiti e compromessi dovuti anche alla mole di lavoro necessaria per rifinire un progetto in realtà virtuale di queste dimensioni. Da qui nasce un alternarsi di momenti spettacolari, di problemi di ritmo, di trovate azzeccate, di crolli qualitativi e di sistemi da rifinire che ci sorprendere fino alla fine, sia in positivo che in negativo. Ma parliamo comunque di uno dei primi colossal VR, un titolo capace di raccogliere la summa dell'immaginario cinematografico e videoludico bellico senza rinunciare a un multiplayer concitato e coinvolgente che fa leva su un gunplay piuttosto soddisfacente, al netto dei rallentamenti. Certo, si poteva fare di più e c'è ancora parecchio lavoro da fare su quanto già realizzato, ma di fronte alla diffusione ancora limitata dei visori, ancora inebriati dai momenti migliori della lunga campagna, non possiamo non promuovere l'impegno, anche economico, di Ea e Respawn, ma con la speranza che i glitch vengano risolti quanto prima e facendo pesare sul voto il risultato finale purtroppo traballante.

PRO

  • Un tripla A bellico tutto virtuale
  • Una campagna ricca di sorprese, dettagli e momenti iconici
  • Multiplayer divertente, rapido e adrenalinico
  • I momenti di grande spettacolo non mancano

CONTRO

  • Interazione con l'equipaggiamento problematica
  • Il ritmo della campagna è altalenante
  • Un continuo di alti e bassi tecnici
  • Pesante e in buona parte ancora grezzo