Mimpi Dreams per Nintendo Switch, la recensione

In virtù della sua natura ibrida, Nintendo Switch è diventata ben presto il luogo ideale dove proporre titoli di rapida fruizione, indicati soprattutto per chi intende alternare sessioni di gioco più impegnative ad altre all'insegna della semplicità e dell'immediatezza. A questa seconda categoria appartiene anche Mimpi Dreams, simpatico platformer sviluppato da SiliconJelly, originariamente ideato per dispositivi iOS e Android. Dopo aver debuttato cinque anni fa ed essere tornato con una seconda avventura su smartphone e tablet (nonché su PC) nel 2016, il simpatico cagnolino Mimpi approda ora anche su Nintendo eShop, portandosi dietro un approccio ludico molto basilare ma ben collaudato. La conversione realizzata da Dreadlocks offre a sua volta un gameplay molto classico, basato sulla presenza di piattaforme e puzzle ambientali, dove il sistema di controllo tradizionale viene alternato all'uso dei comandi touch screen integrati nell'hardware di Switch. Ecco quali sono state le nostre sensazioni dopo aver avuto l'occasione di giocarlo.

I dolci sogni di Mimpi

Chi possiede o ha posseduto almeno un cane nel corso della sua vita non potrà non provare un naturale senso di simpatia nei confronti di Mimpi, il peloso protagonista del gioco. Se appartenete alla categoria, non vi sorprenderà nemmeno sapere che il nostro intrepido amico a quattro zampe adora farsi delle sacrosante dormite raggomitolato nella sua calda e comoda cuccia. Partendo dai presupposti di cui sopra, magari qualche volta vi sarà capitato di chiedervi se anche ai cani capiti mai di sognare. Proprio da questa semplice domanda sono partiti gli sviluppatori, immaginandosi sette mondi bidimensionali partoriti dalle peregrinazioni oniriche della creatura che presta il nome all'opera. Ne scaturisce un simpatico viaggio, rilassante e senza grosse pretese, all'interno di ambientazioni che alternano la presenza delle piattaforme alla risoluzione di enigmi molto basilari. La medesima semplicità pervade pure la narrazione, affidata unicamente alla rappresentazione su schermo delle azioni compiute dai personaggi e all'uso di una serie di vignette nelle quali la comunicazione visiva prende il posto delle parole. D'altra parte è proprio questo che si è portati a pensare, quando ci si immagina il modo di ragionare di un animale.

Il principale limite di Mimpi Dreams, per lo meno agli occhi di un giocatore già navigato, è insito nella sua estrema semplicità. In alcune fasi è necessario alternare l'impiego della levetta analogica, sfruttata per gestire i movimenti del protagonista, alla gestione dell'interazione touch. Ne scaturiscono soluzioni elementari ma ben congegnate come l'attivazione di dispositivi meccanici, lo spostamento di oggetti e l'alterazione dello scenario al fine di sbloccare il passaggio verso la conclusione del livello. Sotto questo punto di vista la formula proposta su mobile è stata mantenuta sostanzialmente inalterata. I livelli disponibili si susseguono senza soluzione di continuità, permettendo di raggiungere l'epilogo in meno di due ore. Ciò nonostante è comunque stata conservata l'opportunità di ricorrere a una serie di indizi visuali, che possono essere raccolti lungo il cammino per poi essere utilizzati all'occorrenza qualora si rimanga bloccati durante la risoluzione di un enigma. Un'eventualità tutto sommato più plausibile su mobile, dove il bacino d'utenza è mediamente più casual rispetto a qualsiasi altra piattaforma da gioco, inclusa Nintendo. A dirla tutta, in questo caso è stata per lo meno introdotta una piccola accortezza, rivolta a chi voglia aggiungere un po' di pepe ai livelli proposti da Mimpi Dreams: selezionando la modalità Sfida è infatti possibile affrontare i sette livelli attualmente disponibili avendo a disposizione una sola vita. In questo caso l'obiettivo principale è dunque quello di spingersi il più a lungo possibile nel percorso senza compiere errori. Peraltro, anche accedendo a questa sezione, il gioco mantiene un grado di difficoltà piuttosto marginale, dato che i singoli stage non sono stati concepiti per mettere alla prova le abilità del fruitore.