C'è quasi del surreale nello scrivere la recensione di Mythic Quest: Raven's Banquet, perché abbiamo l'impressione dopo nove episodi di essere appena torna da un immersivo press tour in quello che è il variegato, complesso ma anche surreale mondo dei videogiochi.
Annunciata da Ubisoft nel corso della conferenza stampa durante l'E3 2019, la comedy di AppleTV è un interessante progetto dalla classica struttura della sit-com e che strizza l'occhio tanto a serie comedy cult come The Big Bang Theory quando a titoli più composti come Silicon Valley, aggiungendo però un proprio stile più originale e avendo come fulcro il mondo e lo sviluppo dei videogiochi.
Si perché nella sua goliardica follia la prima stagione di Mythic Quest: Raven's Banquet è esattamente questo: un viaggio nel mondo videoludico, partendo dalla creazione di un titolo fino ad arrivare al suo sviluppo, passando per tutte le fasi di realizzazione, da quella della storia a quella della messa in scena, finendo con l'effettistica e programmazione, senza scordare ovviamente la parte tester.
E dopo questo? Quando il videogioco sarà pronto possibilmente nel budget e tempi stabiliti? Ci sarà sempre qualcuno non convinto, probabilmente lo stesso creatore con l'intuizione geniale, l'idea "cool" dell'ultimo secondo, qualcuno che vorrà riaprire tutto quanto, ricominciare, dilatare i tempi, scatenando letteralmente il ragnarok sul team di produttori e sviluppatori già fin troppo portati allo stremo delle loro forze e della loro pazienza. E poi, quando finalmente la release viene annunciata e rispettata, c'è la grande prova: quella del famoso streamer di turno. Dall'alto della sua cameretta, bevendo un succo di frutta e pubblicizzando una bevanda energetica, il nostro giovane streamer approverà il gioco o no? Sarà un successo o no?
Questo è molto altro ancora sono gli ingredienti di successo, ovviamente portati all'estremo e all'eccesso, in quella che è una sorta di parodia ma che sa come prendersi sul serio, di Mythic Quest: Raven's Banquet.
Quando "Boris" incontra il mondo dei videogiochi
Creata da Rob McElhenney (protagonista della serie stessa), Charlie Day e Meganz Ganz, e con Ubisof presente tra gli stessi produttori, Mythic Quest: Raven's Banquet è il divertente risultato di un progetto nato dalla stessa passione per l'arte videoludica ma che pone gli accenti su quelli che sono i difetti, i paradossi di questa industria che, più volte l'anno, ci fa sognare, mostrandoci il lato splendente della medaglia, e affossando tanta, tantissima polvere, sotto il tappeto.
Con i suoi episodi da trenta minuti circa, la sit-com di AppleTv - che ricordo arriverà sulla piattaforma della grande azienda di Cupertino il 7 Febbraio - è una commedia che punta sul sarcasmo e sull'ironia, prendendo in giro con far leggero - e mai troppo cinico o cattivo - il mondo delle industrie dello sviluppo tecnologico e dei giochi.
I personaggi spesso si scontrano, di solito su questioni che i giocatori troveranno familiari, come la rappresentazione di genere o l'arte contro il commercio. Con piglio ironico, la serie cerca anche di riflettere su tematiche molto comuni e dibattiti quotidiani all'interno del mondo dello spettacolo. Una sorta di Boris però americano e sul videogioco, dove appunto quello che in un primo momento fa ridere e viene presa come l'esasperazione di una situazione, in un secondo momento porta a riflettere, a comprendere che certe dinamiche esistono davvero, e sono proprio queste dinamiche, spesso e volentieri, a compromettere il risultato finale di un prodotto.
Si affrontano quelle che sono le classiche regole del mercato dove l'arte, alla fine, diventa una seconda priorità (per non dire una terza) e l'unico vero dio da venerare è il... denaro!
Creatività, Marketing e Gerarchia
Partendo proprio dal titolo di questa serie, che altro non è che il GDR di punta di questa casa di sviluppo che, dopo anni e anni di successi, vuole allargare la sua nicchia, cercando nuovi modi, funzioni ed elementi che possano allargare la community di player attorno a Mythic Quest, ovviamente per guadagnare di più e per molto più tempo.
Un esempio di questo ci viene dato proprio nel pilot, dove l'ingegnere capo del gioco (Charlotte Nicdao) progetta una nuova arma da poter utilizzare. Il capo dell'azienda però (Rob McElhenney) la trova poco "cool" ed è disposto a ritardare il gioco pur di renderla più interessante; mentre il marketing vuole rendere l'arma sessualmente appetibile, in modo da venderla all'interno del gioco, snaturando del tutto il senso del nuovo oggetto.
Le lotte tra le due parti di questa azienda sembrano essere familiari in quasi tutte le attività commerciali creative. Indipendentemente da cosa si discute esattamente, a un certo punto è probabile che qualcuno si ponga la domanda: "Cosa sei disposto a sacrificare per ottenere di più?"
Questo è solo una delle diverse tematiche, comuni al mondo dello spettacolo, che viene affrontata all'interno di questa comedy che sa esattamente come accattivare e catturare l'attenzione dello spettatore. Un altro elemento interessante è, infatti, la scala gerarchica e le gelosie professionali che sono un ottimo espediente per creare nuove dinamiche divertenti e paradossali.
Si, perché se a muovere Mythic Quest c'è un'analisi critica di fondo della situazione lavorativa attuale all'interno di industrie di questo tipo, la serie non si dimentica mai di essere una commedia e quindi di far muovere i personaggi e la storia stessa sempre con ritmi molto alti, giocosi ed ironici. Dandoci di episodio in episodio una pillola di sano divertimento e intrattenimento.
Extra bonus: un super cast
Ogni personaggio presente all'interno del cast è caratterizzato alla perfezione. Pur essendo "una semplice sit-com", fin dal primo sguardo abbiamo una chiara idea di ogni membro presente all'interno dell'azienda e della sua funzione. Certo, ovviamente in questo caso entriamo in quello che è il magico mondo dello stereotipo, ma sempre messo a disposizione della narrazione.
La stessa interazione tra ogni singolo membro, a partire dalle idee e continuando con le gelosie, riprendendo in mano il discorso della creatività che si fa sempre a scontrare con il settore marketing e pubblicitario, è la chiave per rendere vincente ed efficace il lavoro di scrittura fatto sulla serie. Sono tutti elementi che danno una dimensione reale, umana, ai personaggi che si muovono sulla scena.
Il merito è da attribuirsi anche, o forse soprattutto, ai suoi interpreti, come il già citato Rob McElhenney e il suo visionario genio incompreso a capo di tutto Ian Grimm, o la rigorosa Poppy e la sua magica arte di programmazione, mente pragmatica che cerca di riportare tutti all'ordine, Grimm in primis.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
A conclusione di questa recensione possiamo tranquillamente dire che Mythic Quest: Raven's Banquet è un successo. Lo show porta sullo schermo degli spettatori da casa uno sguardo interessante e divertente all'interno del settore dello sviluppo di videogiochi, esplorando i problemi che sorgono quando l'arte e il commercio si scontrano in modi interessanti, ma senza mai dimenticare di essere prima di tutto una commedia. Ironico, goliardico, esilarante. Perfino nei suoi eccessi, Mythic Quest: Raven's Banquet è un gustoso sfizio da godersi episodio dopo episodio.
PRO
- Il cast perfetto nei ruoli e dotato di grande interazione
- Il binomio creatività - commercio che rispecchia la realtà di tante aziende
- L'ironia e il sarcasmo che ammanta tutta la serie
CONTRO
- Situazioni, a volte, fin troppo esagerate