Phoenix Point ha segnato nel 2019 il ritorno di Julian Gollop, creatore dell'originale XCOM, con uno strategico che partiva da quella stessa formula e la sviluppava in maniera coerente, inserendo alcune interessanti novità e un indubbio spessore, ma al tempo stesso restando arroccato su posizioni di eccessiva rigidità, ben distanti dalle aperture e dall'accessibilità delle produzioni targate Firaxis.
A due anni dal debutto su PC, il gioco è finalmente approdato anche sulle console di precedente generazione, PS4 e Xbox One, con un'interfaccia adattata per quanto possibile ai controller e l'inclusione di quattro DLC (Fastering Skies, Legacy of the Ancients, Blood and Titanium e il recentissimo Corrupted Horizons) che aumentano ancor di più il corpo dell'esperienza. Ne parliamo nella recensione di Phoenix Point: Behemoth Edition.
Storia
In un futuro non molto distante, il surriscaldamento globale e lo scioglimento delle calotte polari portano all'emersione del terribile Pandoravirus, nascosto per eoni nel sottosuolo del pianeta. Nel giro di poco tempo il virus contamina le acque e trasforma la maggior parte delle persone in violenti mutanti che rispondono a una misteriosa coscienza collettiva, il cui unico scopo sembra essere la distruzione totale.
Per rispondere all'emergenza viene creato il Phoenix Point, un protocollo militare che raduna i migliori soldati e le più avanzate tecnologie al fine di fronteggiare l'avanzata dei cosiddetti Pandoriani. Nel frattempo, però, il mondo cambia e tra i superstiti si impongono tre grandi fazioni con cui dovremo rapportarci: i fanatici Discepoli di Anu, gli utopici Synedrion e i militaristi di Nuova Gerico.
Struttura
Completato un tutorial relativamente breve e superficiale, che lascia di fatto nelle nostre mani il compito di comprendere le tante meccaniche che caratterizzano l'esperienza di Phoenix Point e la sua spesso intricata interfaccia, ci si trova di fronte al Geoscape: un dispositivo che monitora l'attività del Pandoravirus e rileva eventuali punti di interesse sulla mappa globale.
A bordo di un velivolo in stile XCOM dovremo raggiungere questi luoghi per rivelarne la natura, quindi decidere se atterrare e schierare i nostri soldati per affrontare un'eventuale missione. Gli incarichi possono ruotare attorno alla semplice eliminazione dei mutanti presenti nello scenario (generato da un sistema procedurale), al raggiungimento di una determinata zona, alla difesa o alla raccolta di risorse.
Contemporaneamente è possibile assegnare ai vari dipartimenti del quartier generale funzioni di fabbricazione o ricerca che vengono portate a termine mentre esploriamo le ambientazioni e che scandiscono la progressione principale di una campagna che vanta una durata di circa 35 ore laddove non entrino in gioco anche i DLC.
Come detto, la Behemoth Edition include i quattro maggiori contenuti scaricabili di Phoenix Point, che possono essere attivati o meno dalla schermata principale e si integrano nella progressione aggiungendo ulteriori contenuti al pacchetto in termini di missioni e nemici, sebbene alcune novità introdotte non siano riuscitissime (vedi i mediocri scontri volanti).
Gameplay
Le prime ore di gioco sono senza dubbio le più complicate e mettono in evidenza l'approccio intransigente di Phoenix Point, reso ancora più complicato da un'interfaccia che francamente non è stata tradotta al meglio su controller e che spesso e volentieri lascia smarriti per via di macchinosità e lungaggini che si assimilano solo dopo una discreta quantità di prove ed errori.
L'impianto è naturalmente quello di uno strategico a turni, ma con qualche interessante variazione sul tema: da una parte la possibilità di mirare manualmente durante un attacco, così da colpire parti specifiche del corpo dei Pandoriani o magari eliminare un parassita che ha preso il controllo di un nostro compagno; dall'altra una gestione della volontà che si fiacca se la situazione volge al peggio, rendendo le nostre unità meno performanti quando sono in difficoltà anziché fornire loro uno spunto extra per risollevarsi.
Questo tipo di approccio esige, già a partire dal livello di difficoltà intermedio, una pianificazione attenta, puntuale e paziente in relazione a ogni fase della missione, visto che i nemici infliggono danni ingenti (sebbene siano mossi da un'intelligenza artificiale spesso confusa) e la morte dei soldati è nella maggior parte dei casi permanente, il che può lasciarci fin da subito con un roster svuotato e minare pesantemente le nostre possibilità di andare avanti.
La versione console appesantisce ulteriormente l'impianto per via di un sistema di controllo ben poco intuitivo, che rende complicate meccaniche banali come l'uso di un kit medico o la gestione dell'inventario, e soffre in diverse occasioni di crash che costringono a tornare al salvataggio precedente, nella speranza che non risalga a qualche ora prima. I caricamenti sono inoltre troppo lunghi, parliamo di due o tre minuti su PS4 e venti o trenta secondi su PS5.
Grafica e sonoro
Phoenix Point è un progetto nato dal basso, finanziato tramite crowdfunding, e questo aspetto incide inevitabilmente sul comparto tecnico del gioco, che già al debutto su PC non aveva impressionato. Due anni dopo quelle ingenuità tecniche appaiono ancora più evidenti e, sebbene non sia certo un problema assistere a cutscene statiche, composte da artwork narrati in inglese con sottotitoli in italiano, la grafica in-game lascia un po' a desiderare.
Le mappe procedurali, come spesso accade, tendono infatti a somigliarsi e mettono in campo soluzioni ben distanti dalla qualità di un level design propriamente detto. Per quanto riguarda invece il sonoro, sorprendono di certo le musiche, che sembrano uscite da un survival horror più che da uno strategico: i temi di Phoenix Point sono certamente affini a questa interpretazione, ma l'estetica del gioco non aiuta di certo a valorizzare tale approccio.
Conclusioni
Phoenix Point: Behemoth Edition è uno strategico a turni di grande spessore, che in questa versione può contare sull'aggiunta di quattro DLC che vanno ad aumentare ulteriormente i contenuti e dunque la durata dell'esperienza. Il problema è che alle mancanze dell'edizione originale, fra cui un'intransigenza di base che può spesso innescare situazioni frustranti e un comparto tecnico privo di acuti, si aggiungono su console la macchinosità e la lentezza di un'interfaccia che rende tutto molto pesante e complicato.
PRO
- Indubbiamente corposo e profondo
- Durata estesa grazie ai quattro DLC
- Una bella sfida per gli appassionati di strategia a turni
CONTRO
- Su console appare troppo lento e macchinoso
- Intelligenza artificiale e comparto tecnico migliorabili
- Caricamenti lenti, qualche crash di troppo