Eravamo a Tokyo nel 2010 quando, durante una conferenza di Electronic Arts, Goichi Suda ha presentato al pubblico il suo nuovo titolo: Shadows of the Damned. Sulla carta si trattava di un progetto da sogno, che univa il folle immaginario di Suda all'esperienza di Shinji Mikami e al talento di un giovane game director italiano, Massimo Guarini, condendo il tutto con le musiche di Akira Yamaoka.
Certo, la partnership con EA si è rivelata più complicata di quanto il visionario autore giapponese si aspettasse e lo sviluppo ha attraversato fasi piuttosto difficili, il che ha inciso inevitabilmente sulla qualità di un prodotto finale che risultava brillante sul piano delle atmosfere, dei dialoghi e del design, ma al contempo sporco, spigoloso e claudicante nella messa in scena.
A distanza di tredici anni, Shadows of the Damned: Hella Remastered ripropone quell'esperienza nell'ambito di un'edizione rimasterizzata: siete pronti a impugnare di nuovo il fido Boner e a farvi strada negli inferi per salvare l'amata Paula?
Trama e comparto narrativo
Esattamente come la prima volta, gli istanti iniziali della campagna di Shadows of the Damned: Hella Remastered lasciano un po' interdetti: vediamo il protagonista, Garcia Hotspur, un cacciatore di demoni introdotto in maniera decisamente sbrigativa, che si sofferma a parlare con un mostro appena abbattuto per poi scoprire di essere caduto in trappola.
Tornato di corsa al suo appartamento, infatti, l'uomo vede l'amata Paula in balia del malvagio Fleming: un enorme demone dotato di sei occhi, che vuole evidentemente vendicarsi delle azioni del cacciatore e che per questo conduce la ragazza nel suo castello infernale. Garcia, a ogni modo, non ci pensa due volte a lanciarsi nel vuoto per seguire il nemico nel suo regno.
Per fortuna con lui c'è l'inseparabile amico Johnson, un teschio infuocato e incapace di stare zitto, che proprio dagli inferi ha deciso di fuggire ma che conosce piuttosto bene quel posto. In più le sue peculiari abilità gli permettono di trasformarsi in diverse armi e persino in una moto: Kyashan ha il suo Flender, e via a bussare alle porte dell'ade.
Certo, l'inferno immaginato da Goichi Suda non è fatto di gironi bensì somiglia un po' a un borgo medievale, ma è solo la prima parte di un percorso che nei caricamenti fra uno stage e l'altro cita in maniera palese la schermata di progressione del classico Ghosts 'n Goblins, conducendoci all'interno di cinque diversi atti, divisi a loro volta in vari capitoli che ci terranno impegnati per almeno otto ore.
Gli irriverenti scambi fra Garcia e Johnson rappresentano ancora il piatto forte dell'esperienza, che fra riferimenti scatologici e battute a sfondo sessuale non mancheranno di strapparvi qualche sorriso mentre affrontate i tanti nemici lungo il cammino e risolvete gli enigmi basati sull'alternanza di luce e ombra, quest'ultima una dimensione mortale per gli esseri umani che si soffermano troppo al suo interno.
Alla fine dei conti non c'è una vera e propria storia alla base di Shadows of the Damned: Hella Remastered, che sfrutta una serie di espedienti per mettere in scena questa improvvisa missione di salvataggio e la condisce con sequenze ispirate a Evil Dead, cartelli informativi in stile BioShock, una marea di riferimenti a Resident Evil 4 e una colonna sonora che ha ovviamente personalità da vendere.
Un gameplay infernale
A proposito di Resident Evil 4, sono evidenti le vicinanze fra il capolavoro di Mikami e il gameplay di Shadows of the Damned, riproposto però in questa remaster senza alcun intervento mirato a smussare gli spigoli originali, le incertezze della visuale o la generale macchinosità dei controlli: problemi che risultavano molto chiari allora e lo sono a maggior ragione oggi.
Garcia può impugnare Johnson nelle sue diverse trasformazioni, che includono revolver, fucile e mitragliatrice, nonché una torcia tramite cui stordire gli avversari o distruggere eventuali protezioni prima di poter affondare il colpo. Sparare è soddisfacente e su PS5 è anche possibile sfruttare il giroscopio del DualSense per aggiungere un tocco di precisione alla mira, ma negli spazi ristretti le cose tendono a incastrarsi e ne viene fuori un po' un pasticcio.
Gli enigmi a cui abbiamo accennato hanno il merito di aggiungere un pizzico di varietà all'azione, spingendoci a individuare determinati interruttori o a superare difficili percorsi (specie quelli in cui veniamo inseguiti da una versione folle e letale di Paula), sconfiggendo ulteriori nemici per arrivare infine agli scontri con i boss, tutti decisamente interessanti.
Fra potenziamenti, improbabili mercanti demoniaci, bottiglie di tequila per il recupero della salute e qualche sezione alternativa, il gameplay di Shadows of the Damnes: Hella Remaster si conferma divertente, piacevole e spensierato, anche se decisamente rozzo in tante delle sue meccaniche: una caratteristica che, come detto, la remaster non ha cambiato di una virgola.
Realizzazione tecnica
Veniamo quindi al comparto tecnico, che purtroppo è quello di una rimasterizzazione francamente un po' svogliata, per molti versi meno attenta rispetto a ciò di cui abbiamo parlato nella recensione di Lollipop Chainsaw RePOP. Gli sviluppatori hanno aumentato risoluzione e frame rate, applicando anche qualche filtro, ma la grafica è rimasta decisamente sporca e scura.
Nella sua nuova incarnazione, il gioco punta ai 4K a 60 fps ma su PS5 soffre di qualche incertezza di troppo, con alcuni inspiegabili cali di frame rate che però immaginiamo verranno sistemati già con i primi aggiornamenti. Le geometrie e l'effettistica sentono chiaramente tutto il peso degli anni, ma sono più che altro gli scenari, ben poco interattivi e pieni di barriere più o meno invisibili, a destare perplessità.
Poco da dire invece sull'audio: i dialoghi fra i protagonisti sono divertenti e la colonna sonora di Akira Yamaoka accompagna l'azione in maniera davvero efficace, aggiungendo spunto alle varie sequenze d'azione e contribuendo a costruire le intriganti atmosfere di un'opera di culto per gli appassionati dei lavori di Goichi Suda.
Conclusioni
Shadows of the Damned: Hella Remastered ripropone un cult in puro stile Suda51, con i suoi pregi e i suoi difetti. L'opera di rimasterizzazione appare un po' svogliata, talvolta incerta sul piano del frame rate ma soprattutto priva di attenzioni che puntino a limare un po' i tanti spigoli del gioco originale, che era già un po' rozzo e non è ovviamente migliorato col tempo. Sotto lo strato superficiale di una riedizione fine a se stessa c'è però ancora l'inconfondibile luccichio di un'opera dannatamente rock e spregiudicata, godibile nonostante tutto e riproposta a un prezzo accessibile.
PRO
- Grande atmosfera, dialoghi fuori di testa
- Grezzo e spigoloso ma ancora molto divertente
- Colonna sonora di livello
CONTRO
- Grafica sporca, scura e non sempre fluida
- Nessun miglioramento sul fronte del gameplay
- Lineare e derivativo