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Star Overdrive, la recensione dell’avventura sci-fi italiana che strizza l’occhio a The Legend of Zelda: Breath of the Wild

L'italianissima Caracal Games ci regala un'avventura ispirata e intrigante per quanto zoppicante in più di un aspetto

RECENSIONE di Lorenzo Kobe Fazio   —   14/04/2025
Un artwork di Star Overdrive in cui Bios ammira un panorama del pianeta Cebete
Star Overdrive
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La fonte d'ispirazione dell'ambizioso progetto di Caracal Games non è un gioco qualsiasi. La software house italiana non ha mai fatto mistero di voler proporre una sorta di rilettura sci-fi, ovviamente in piccolo, di The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Uno dei primi campi larghi che ci regala l'avventura è una diretta citazione allo stesso tipo d'inquadratura che abbraccia Hyrule non appena Link esce dal Santuario della Rinascita. La sensazione di libertà (quasi) totale che si respira durante le prime corse sull'Hoverboard del protagonista è simile. La progressione dettata più dalla presenza di strutture e rovine all'orizzonte, che non da indicatori da raggiungere pedissequamente sparsi per la mappa, ha come evidente matrice il sopraffino lavoro di map design operato dalla Grande N nel titolo per Nintendo Switch e Wii U.

Il termine di paragone imposto da Caracal Games porta con sé un certo tipo di aspettative e ci vuole fegato, oltre che un pizzico di incoscienza, per mettersi a confronto con uno dei giochi che hanno segnato la storia recente dei videogiochi. Soprattutto considerando le dimensioni dello studio, che non va di molto oltre alla dozzina di dipendenti. Una tale avventatezza, è inevitabile, corre il rischio di tramutarsi in un imbarazzante e mortificante autogol, una sorta di attualizzazione del mito di Icaro, di chi ebbe l'ardire di avvicinarsi alla perfezione del Sole, finendo per schiantarsi mortalmente a terra.

Eppure, fortunatamente, non è andata così con Star Overdrive che, pur ben lontano dall'essere privo di difetti, storture, evidenti limiti, ha cuore, stile, una visione ben precisa che regge fino ai titoli di coda e traccia i contorni di un'avventura a tratti affascinante, stimolante, coinvolgente.

Surfando tra le dune

Bios naviga il firmamento a velocità inaudita a bordo della sua navicella spaziale. Si può definire una sorta di punk dello spazio con il suo abbigliamento attillato e stiloso, mentre si destreggia con un videogioco lasciando il controllo dell'astronave al computer di bordo. Il comparto artistico in simil cel-shading dona immediatamente carattere alla scena, il brano in sottofondo che richiama vagamente certe sonorità di Vangelis, la colonna sonora è assolutamente tra i principali pregi di Star Overdrive, infonde la giusta dose di suggestione al tutto.

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Non sappiamo dove sia diretta questa canaglia galattica, ma la sua routine viene interrotta improvvisamente da una chiamata di soccorso. Nous, scomparsa tempo, è riuscita finalmente a dare segni di vita, apparentemente naufragata sulla superficie di Cebete, pianeta alieno per lo più desertico. Senza pensarci due volte, il nostro si lancia in una solitaria missione di soccorso. L'iniziativa avrebbe un che di eroico, non fosse che anche lui è vittima di un disastroso atterraggio che rende la sua condizione simile a quella della dispersa Nous.

Le premesse, a ben vedere, non sono particolarmente originali. Tuttavia, l'intreccio narrativo della creatura di Caracal Games è in parte manifesto del gioco stesso: una trama che sulle prime ha poco da dire, ma che a cadenza regolare offre allo spettatore inaspettate sorprese e scene generose di emozioni. Il rapporto che lega Bios a Nous, il loro tenue amore a distanza (siderale) si svela lentamente, registrazione recuperata dopo registrazione. Il mutismo di Bios, altra chiara citazione a The Legend of Zelda, in certi passaggi è castrante, ma è perfettamente coerente con il carattere solitario della sua avventura, quasi fosse una sorta di Pollicino galattico che, briciola dopo briciola, ottenendo nuove informazioni, si avvicina di un passo a scoprire il mistero di Cebete e a rintracciare la compagna perduta. Non aspettatevi un intreccio intricato, né una profonda introspezione psicologica di Bios. Tuttavia, non mancano colpi di scena e la delicata storia d'amore dei due viene tratteggiata con abile, e a tratti toccante, maestria.

Ha senso soffermarsi ulteriormente sul comparto artistico di Star Overdrive perché è proprio in questa direzione che si sono chiaramente profusi buona parte degli sforzi degli sviluppatori, anche nel tentativo di ovviare ad un comparto tecnico che, per quanto sulla carta abbia del miracoloso, il motore grafico utilizzato è addirittura l'Unreal Engine 5, sul fronte della resa mostra il fianco a qualche inevitabile critica. Il frame-rate zoppica in certe situazioni, la quantità di dettagli scarseggia, l'inespressività di Bios e alcune animazioni troppo legnose rendono a tratti difficile empatizzare con il protagonista.

Cebete non è un pianeta ricco di biomi, ma non mancano gli scorci suggestivi
Cebete non è un pianeta ricco di biomi, ma non mancano gli scorci suggestivi

Tuttavia, Cebete è un pianeta indubbiamente affascinante, ostentando un amalgama funzionale anche sul piano del design. Le sue distese sabbiose sono interrotte da bassa vegetazione rossiccia. Antichi e imponenti ruderi imprimono un minimo di verticalità. Dune e avvallamenti innescano curiosità su cosa si celi al di là. Il colpo d'occhio, insomma, è soddisfacente e, anche in questo senso, l'accostamento a Breath of the Wild è lecito ed evidente. C'è la stessa aria di mistero, quella netta sensazione che tutto sia sospeso, privo dell'inerzia che solo esplorando si può (re)infondere in questo suggestivo pianeta ricco di segreti.

E a ben vedere, anche all'atto pratico funziona proprio così. Come detto, il paesaggio è anche funzionale al gameplay di Star Overdrive che può sostanzialmente essere diviso in due, in base al mezzo di locomozione. Il buon Bios è infatti equipaggiato di un Hoverboard con cui può sfrecciare tra le dune di sabbia. Sebbene non sempre la telecamera si dimostri all'altezza della situazione, scivolare lungo le distese di Cebete regala soddisfazione e divertimento. Eseguire i trick tra un salto e l'altro è fondamentale per attivare il boost necessario per scalare certe pareti verticali o per avvicinarsi ai giganteschi vermi della sabbia (qualcuno ha detto Dune?) che di tanto in tanto dovrete affrontare.

La quasi totale inespressività di Bios è tanto più inspiegabile, quanto più si pensa che nelle sue rare apparizioni Nous riesce a trasmettere qualche emozione con il suo volto
La quasi totale inespressività di Bios è tanto più inspiegabile, quanto più si pensa che nelle sue rare apparizioni Nous riesce a trasmettere qualche emozione con il suo volto

Anche se il mezzo fatica a rispondere prontamente ad alcune sollecitazioni, altra piccola défaillance del gioco, la sensazione di leggerezza e velocità vi regalerà il giusto grado di divertimento. Nei combattimenti con i già citati boss che spezzano la routine, in cui dovrete dare fondo alle abilità di Bios di cui parleremo a breve, si palesa la giusta amalgama di azione e strategia, con il risultato che di sessioni di questo tipo se ne vorrebbero anche di più. Non mancano, inoltre, veri e propri time attack in cui dovrete centrare i portali sparsi per lo scenario entro lo scadere del tempo. L'Hoverboard, insomma, non è solo un veicolo con cui raggiungere più celermente i punti d'interesse sparsi per la mappa, quanto qualcosa di intimamente integrato al gameplay stesso.

Come facilmente ipotizzabile, lo si potrà potenziare nel corso dell'avventura. Cercando per le ambientazioni, vi imbatterete in nuove decalcomanie e colori per personalizzarlo esteticamente. Inoltre, raccogliendo le risorse avrete modo di migliorarne l'accelerazione, la velocità di punta, gli impatti che può ammortizzare senza perdere la tenuta di strada e così via. Questa piccola meccanica dedicata al crafting, purtroppo, non è sorretta da regole chiare e condivise con l'utente. Sfruttando specifici banchi di lavoro si tratterà semplicemente di aggiungere un certo quantitativo di risorse di ogni genere per ottenere un nuovo pezzo dell'Hoverboard caratterizzato da particolari parametri. Se è possibile replicare i processi creativi di ogni meccanismo, utilizzando le stesse quantità di materie prime, è tuttavia ignoto il rapporto con cui, combinandosi tra loro, generano un pezzo più o meno performante. Dovrete insomma affidarvi più che altro al caso e alla certezza che più risorse utilizzerete, più sarete certi di poter migliorare sensibilmente l'Hoverboard.

Puzzle brillanti e combattimenti rivedibili

L'altra anima che contraddistingue Star Overdrive si palesa non appena Bios abbandona il suo Hoverboard, operazione possibile in qualsiasi momento sulla superficie di Cebete, obbligata quando invece il nostro si ritroverà ad esplorare i tanti piccoli dungeon che si estendono nel sottosuolo del pianeta. Il giudizio su Star Overdrive, in queste sessioni appiedate, diventa più complesso da esplicitare perché la tendenza a divertire e stupire, è tanto più contrapposta a tante piccole incertezze e ingenuità che ne mortificano un risultato complessivo comunque sia sommariamente positivo.

Anche il design dei mostri da combattere, a dirla tutta, ci ha convinto poco
Anche il design dei mostri da combattere, a dirla tutta, ci ha convinto poco

La mappa del gioco non raggiunge ovviamente le dimensioni della Hyrule di The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Ciononostante, non è affatto avara di luoghi in cui è richiesta un'attenta esplorazione. Risorse, forzieri, meccanismi da attivare, strutture da scalare sfruttando il doppio salto e lo slancio a mezz'aria garantito dall'Hoverboard quando agganciato alla schiena di Bios: anche in questo senso la varietà garantita dal gioco è relativamente notevole.

The Legend of Zelda: Breath of The Wilds a confronto su Nintendo Switch 1 e 2 in un video The Legend of Zelda: Breath of The Wilds a confronto su Nintendo Switch 1 e 2 in un video

Come anticipato, poi, non mancano dei dungeon in cui i puzzle da risolvere fanno da padrone. Nel corso della sua esplorazione, il protagonista entrerà in possesso di diversi poteri con cui potrà interagire con determinati elementi dello scenario e non solo. Anche qui, l'accostamento al Link equipaggiato di Tavoletta Sheikah è immediato, tanto più che il concetto di design alla base è assolutamente il medesimo. Progressivamente, Bios otterrà la capacità di spostare determinati blocchi, creare dei trampolini con cui darsi lo slancio, lanciare raggi d'energia con cui attivare a distanza determinati meccanismi.

Ogni potere di Bios sprigiona un effetto sonoro che si lega alla perfezione con la strepitosa colonna sonora che vanta pezzi rock e di musica elettronica
Ogni potere di Bios sprigiona un effetto sonoro che si lega alla perfezione con la strepitosa colonna sonora che vanta pezzi rock e di musica elettronica

Alcuni puzzle ci sono parsi così brillanti da non sfigurare affatto se confrontati a quelli presenti nell'opera ispiratrice. Il senso di soddisfazione nel venire a capo di un enigma dalla soluzione sulle prime incomprensibile è palpabile e in certi casi ci siamo sentiti davvero proiettati in giganteschi meccanismi che aspettavano solo il corretto utilizzo dei poteri di Bios, e della nostra materia grigia, per incastrarsi alla perfezione tra loro. Semmai, qualche sbavatura in questi contesti è ravvisabile in un design che in certi casi confonde l'utente. Laddove la precisione millimetrica di Nintendo è sempre a suo agio nell'indicare con quali elementi sia possibile interagire e con quali no, se è sempre ben segnalato il percorso ipotetico da seguire, in Star Overdrive alcuni elementi di contorno confondono inutilmente le idee.

Naturalmente, i poteri sono utilissimi anche nei combattimenti. Si può attrarre un nemico per lanciarlo contro un altro, gli si può sparare addosso e progressivamente il combat system tende ad abbandonare l'attacco base della spada laser in dotazione, pur sempre disponibile, per affidarsi alla rapida successione dei poteri accumulati. Da questo punto di vista, Star Overdrive offre una profondità sulle prime inaspettata, che dona enorme vivacità e frenesia ad ogni battaglia. Peccato che, a conti fatti, i combattimenti appiedati siano in assoluto la parte peggiore del gioco.

Non mancano le torri che, una volta attivate, vi aiuteranno ad individuare i punti d'interesse della zona
Non mancano le torri che, una volta attivate, vi aiuteranno ad individuare i punti d'interesse della zona

Tanto per cominciare la varietà dei mostriciattoli autoctoni è davvero esigua. Già dopo le prime due ore di gioco avrete già visto la quasi totalità del bestiario che Cebete ha da offrire. Secondariamente, ma qui il discorso si amplia anche alle fasi platform e a quelle a bordo dell'Hoverboard, piccoli e grandi glitch mortificano il fluire della partita. Il rilevamento delle collisioni con gli elementi dello scenario e con la stessa fauna aliena non è affatto preciso. Non è raro che Bios venga sbalzato per decine di metri senza alcun motivo apparente. Il feedback dei colpi ricevuti e inferti spesso rende quasi incomprensibile l'azione. La telecamera, infine, ci mette del suo faticando in alcune situazioni a riprendere correttamente ciò che sta accadendo sullo schermo.

Una lunga lista di difetti, a ben vedere, che, se comunque non rovinano completamente l'esperienza, attenuano sensibilmente le ambizioni di un'avventura comunque generalmente sempre appassionante e godibile.

Conclusioni

Versione testata Nintendo Switch
Digital Delivery Nintendo eShop
Prezzo 34,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (9)
8.1
Il tuo voto

Star Overdrive è per molti versi un gioco grezzo, che avrebbe necessitato di un ulteriore perfezionamento di alcune delle sue parti costituenti. Più di ogni altra cosa, i combattimenti soffrono chiaramente di troppe problematiche per non risultare come la parte più debole della produzione di Caracal Games. Ciononostante, siamo di fronte ad un gioco con un'anima vibrante, con un cuore pulsante, con una visione chiara e precisa. Il comparto artistico restituisce i contorni di un'esperienza suggestiva, affascinante, a tratti persino toccante. Gli spostamenti e i combattimenti a bordo dell'Hoverboard infondono il giusto senso di velocità e adrenalina. L'esplorazione è puntualmente stimolata da potenziali luoghi d'interesse che si stagliano sull'orizzonte. La maggior parte degli enigmi che compongono la spina dorsale dei dungeon sono brillanti e stuzzicheranno intensivamente la vostra materia grigia. Star Overdrive è insomma un'avventura in terza persona ben lontana dall'essere perfetta, ma perfettamente in grado di coinvolgervi e divertirvi per le quindici, venti ore richieste per completare l'epopea di Bios e svelare tutti i misteri che cela la superficie di Cebete.

PRO

  • Artisticamente suggestivo
  • Cavalcate sull'Hoverboard divertenti
  • Puzzle dei dungeon davvero brillanti

CONTRO

  • I combattimenti sono azzoppati da molte problematiche
  • Scarsa varietà dei nemici
  • Qualche problema con la telecamera