Come tutte le serie di successo, anche Stranger Things ha dovuto alzare la posta per soddisfare un pubblico sempre più esigente che negli anni si è forse anche un po' inasprito: accolta con grande entusiasmo per il mix di humour, avventura anni '80 in puro stile Spielberg e horror ben dosato, il serial dei Duffer Brothers è diventato un vero cult e ha gonfiato le tasche già stracolme di Netflix, inaugurando una vera e propria moda che si è diffusa nel mondo dell'intrattenimento a trecentosessanta gradi.
Oggi l'idea di una banda di ragazzini che affronta un orrore inimmaginabile in un trionfo di citazionismo nostalgico non è più tanto fresca e innovativa, e forse è per questo che Stranger Things, agli occhi di molti spettatori, è diventata soltanto un'altra serie TV come tante, né più né meno.
Dopo una pausa di quasi tre anni, dovuta alla catastrofe sanitaria che ha colpito tutto il mondo, Stranger Things torna su Netflix con una nuova, grande missione: riconquistare l'interesse di chi, nel frattempo, si è allontanato dai misteri di Hawkins e del Sottosopra, e al contempo rilanciare un cast amatissimo che però è giocoforza cresciuto e ora che non può contare più sulla sua vincente caratteristica iniziale deve affrontare nuove sfide.
Nella nostra recensione di Stranger Things 4 Vol. 1, disponibile dal 27 maggio su Netflix, vi raccontiamo se la strada intrapresa è quella giusta.
Team California
Sappiamo benissimo che Stranger Things è una serie fortemente incentrata sui colpi di scena, perciò state sereni: in questo articolo ridurremo al minimo spoiler e anticipazioni sulla storia di questa quarta stagione, che comincia sei mesi dopo la conclusione della precedente. Tuttavia sarebbe difficile spiegarvi le nostre impressioni senza darvi quantomeno un contesto, anche perché quelle iniziali non sono esattamente le più lusinghiere. La premiere di questa stagione è, infatti, davvero deludente. Obbligati a ragguagliarci sullo status quo del cast, i Duffer Brothers, che scrivono e dirigono i primi due episodi, e poi l'ultimo di questo Volume 1, fanno il punto sulle varie storie e sulle relazioni tra i personaggi a sei mesi dalla battaglia dello Starcourt Mall e la dipartita di Jim Hopper.
Il cast si è quindi spaccato in due: i Byers si sono trasferiti in California con Undici che, rimasta senza poteri, si è iscritta a scuola e sta cercando il suo posto tra gli adolescenti normali. A Hawkins, invece, Lucas è entrato nella squadra di basket, allontanandosi da Dustin e Mike, che invece hanno continuato a giocare a Dungeons & Dragons nel cosiddetto Hellfire Club dell'eccentrico Eddie.
La prima ora della quarta stagione, quindi, si passa a seguire le vite private dei protagonisti che, però, hanno un aspetto molto diverso rispetto a quello che avevano nella terza stagione: se nel mondo di Stranger Things sono passati solo sei mesi, in quello reale sono volati tre anni in cui gli attori, che comunque erano già più grandi rispetto all'età che rappresentavano sullo schermo, sono diventati giovani uomini e donne.
È difficile abituarsi a questa dissonanza. Il cast prova a cercare un compromesso tra l'età che i personaggi più giovani dovrebbero avere e il riflesso della loro vera età che si insinua nei manierismi e nelle espressioni. Millie Bobby Brown è quella che fatica di più a trovare questo equilibrio. La giovane attrice ha sempre avuto talento, ma la sua nuova Jane/Undici non funziona come probabilmente avrebbero voluto i Duffer: è chiaro che dovrebbe essere impacciata mentre si relaziona con gli altri, dati i suoi trascorsi, ma per la maggior parte del tempo sembra più che altro una caricatura.
Il versante californiano è effettivamente il più debole di questo Volume 1, anche perché i personaggi coinvolti - esclusa Undici - sono quelli che hanno meno materiale su cui lavorare, almeno fino al penultimo episodio. Sul rapporto tra Mike e Will ci sarebbe da scrivere un papiro, ma qualcosa ci dice che sarebbe meglio aspettare il Volume 2 per trarre le dovute conclusioni: certo è che il piccolo Noah Schnapp è sicuramente il membro del cast più cresciuto, al punto da essere quasi irriconoscibile. Delude anche Jonathan (Charlie Heaton) che peraltro viene quasi completamente oscurato dal suo nuovo amico Argyle: Eduardo Franco interpreta uno stereotipo ambulante che ci ha convinto davvero poco sia come traccia comica, sia come annessione al cast.
La parte californiana della stagione, inoltre, si divide ben presto in più sottotrame e una di queste è quella incentrata su Joyce e Murray che, ovviamente, ha a che fare col peggior segreto mai tenuto nella storia di Netflix (che non vi sveliamo per i pochi che non dovessero conoscerlo). Diciamo solo che questa tranche di episodi tira un po' troppo per le lunghe quello che ha da dire, che diventa sempre più inverosimile ogni ora che passa e fa brillare di luce riflessa la coppia composta da Winona Ryder e Brett Gelman: le loro disavventure richiedono veramente tanta sospensione dell'incredulità, ma la chimica tra i due funziona e quantomeno rende sopportabile questa parentesi strampalata.
Team Hawkins
Adoriamo la famiglia allargata dei Byers, ma ciò che succede in quella parte degli Stati Uniti è davvero così improbabile da farci roteare gli occhi a più riprese anche per una serie che fin dal titolo parla di "cose stranissime". A volte non basta il citazionismo anni '80 - le sale da pattinaggio, il Nintendo, gli hackeraggi alla War Games e così via - a sviare l'attenzione da problemi di scrittura troppo evidenti. E insomma, se Stranger Things 4 fosse stato solo la California, sarebbe stato un bel problema. Per fortuna c'è anche Hawkins e lì si respira quell'aria da romanzo di Stephen King che ci aveva fatto innamorare della serie Netflix quando si era cominciato a parlare di mostri e Sottosopra.
Bisogna pur sempre superare quel primo episodio autoreferenziale e troppo incentrato sulla commedia e le relazioni tra i personaggi: è fondamentale per capire in che modo si muoverà la storia e quali sono le nuove poste in gioco, ma almeno a Hawkins l'oretta in questione scorre molto meglio.
Abbiamo apprezzato tantissimo il personaggio di Eddie, per esempio, che Joseph Quinn interpreta con un convincente misto di eccentricità e tenerezza: borioso solo in apparenza, è probabilmente l'aggiunta più umana e credibile al cast. Eddie è un Game Master in quegli anni '80 in cui si associava il satanismo a Dungeons & Dragons e le comunità si riempivano di perbenisti e puritani da passerella. È lo spunto che ha ispirato i Duffer Brothers nella stesura della quarta e penultima stagione di Stranger Things, insieme a romanzi come It del summenzionato Re del Brivido. Il nuovo antagonista, soprannominato Vecna dai nostri protagonisti nerd, ricorda davvero tantissimo il mostro interdimensionale che perseguitava i Perdenti nella Derry di Stephen King, non tanto nella forma quanto nei poteri.
La serie non ne fa un gran mistero e già i trailer potrebbero aver rovinato anche più del dovuto su questa nuova minaccia: i nostri si troveranno a indagare su un vero e proprio serial killer sovrannaturale, ma quali siano i suoi obiettivi e i suoi collegamenti col Sottosopra ve lo lasciamo scoprire nel corso della stagione.
Vale la pena sottolineare, però, quanto sia eccellente questa parte di Stranger Things 4. Seppur derivativa, è incalzante e piena di tensione, specialmente nelle mani dei registi Nimród Antal e Shawn Levy che hanno lavorato alle puntate cardine. Lo stesso Vecna è un convincente e raccapricciante mix di computer grafica e protesi che gela il sangue ogni volta che entra in scena. L'aria horror che si respira è forse quella che riflette meglio il passaggio dall'infanzia all'età adulta che contraddistingue lo scarto tra la terza e la quarta stagione, ma aiuta anche il fatto che il cast di Hawkins sia quello meno "cresciuto" fisicamente, a eccezione di Caleb McLaughlin - Lucas - con la sua nuova capigliatura che, per buona misura, ha cambiato anche doppiatore italiano.
Gaten Matarazzo, Joe Keery, Maya Hawke, Priah Ferguson e Natalia Dyer sono rimasti pressoché identici sia nel fisico che nel carattere, ed è stato un piacere ritrovarli nelle corde delle loro controparti che, per chi non lo sapesse, sono rispettivamente Dustin, Steve, Robin, Erica e Nancy. Soprattutto perché Stranger Things 4 rimescola le carte, formando nuovi team e sviluppando interazioni che i Duffer non avevano ancora approfondito. Questo vale soprattutto per Max, ma l'irriverente ragazzina interpretata da Sadie Sink riserva non poche sorprese e si può considerare la vera protagonista di questa storia: ancora traumatizzata da quello che è successo alla fine della scorsa stagione, Max si è chiusa in sé stessa, ma in un certo senso è proprio lei a rappresentare la chiave di lettura più importante di Stranger Things come serial televisivo.
La componente thriller di Hawkins è, insomma, quella riuscita meglio, benché non rinunci a qualche escamotage altrettanto inverosimile, ma meglio dosato. Sono omaggi al cinema Amblin degli anni '80 che in qualche modo questa parte della stagione 4 gestisce meglio, o con più delicatezza, trovando un equilibrio magnifico tra dramma, commedia e horror. Già da sola, la Hawkins di Stranger Things 4 avrebbe funzionato benissimo, ma possiamo capire che i Duffer Brothers abbiano voluto allargarsi con l'escursione in California per puntare ancora più in alto prima del gran finale che sarà la quinta stagione.
Il Volume 2, intanto, dovrà rispondere a tante domande e congedarsi con un finale all'altezza delle aspettative, specie se consideriamo il tempo passato dalle puntate precedenti. La scelta di dividere in due pacchetti la stagione, ora che sappiamo che la seconda tranche sarà composta da soli due episodi - seppur lunghi come veri e propri film - non è facilissima da inquadrare, anche perché già nel Volume 1 ci sono un paio di capitoli che sforano abbondantemente i canonici 50 minuti, ma dopo aver aspettato tre anni possiamo ammettere che ci abbia sollevato sapere che non ci bruceremo un'intera stagione nel giro di una giornata.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Stranger Things 4 Volume 1 non parte col piede giusto, ma ritrova la sua dimensione nel giro di due episodi e ripaga la lunga attesa con una stagione in cui forse non tutte le storie sono alla stessa altezza, ma le migliori sono davvero clamorose e rappresentano quel passo avanti di cui molti sentivano il bisogno non solo nei toni e nelle atmosfere, ma anche nella caratterizzazione dei vari personaggi che, da sempre, sono il cuore che batte in questa serie TV. Ora bisognerà soltanto scoprire come si concluderà la stagione nel Volume 2 in uscita a luglio e se i fratelli Duffer riusciranno a imbastire le premesse per l'ultima annata.
PRO
- La parte di Hawkins è senza dubbio la migliore
- Punta i riflettori sulle protagoniste senza diventare stucchevole
CONTRO
- I primi due episodi sono lenti a ingranare
- Alcuni momenti sono un po' troppo inverosimili