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The Witcher: Le Sirene degli Abissi, la recensione del ritorno dello strigo su Netflix

Arriva su Netflix il nuovo film di animazione dedicato a The Witcher: Le Sirene degli Abissi con il quale Geralt di Rivia prova a spezzare la più forte delle maledizioni: quella cinematografica.

RECENSIONE di Luca Forte   —   13/02/2025
Il Geralt di The Witcher: Le Sirene degli Abissi

Siamo sinceri: la serie di The Witcher non è mai stata fortunata sul grande e piccolo schermo. Prima di ottenere il successo planetario grazie ai videogiochi di CD Projekt RED, lo strigo di Andrzej Sapkowski provò più di una volta a sfondare al cinema e in TV. Il primo adattamento, Wiedźmin o The Hexer, fu diretto da Marek Brodzki e uscì nel 2001. Il film era basato sui racconti di Sapkowski, ma mescolava elementi di diversi episodi dei libri, come Il male minore e Una questione di prezzo. Tuttavia, nonostante l'interpretazione di Michał Żebrowski, l'attore che presterà la voce al Witcher nei videogiochi e nel doppiaggio polacco di Netflix, la sceneggiatura confusionaria, gli effetti speciali rudimentali dati dai valori produttivi non stellari e la scarsa fedeltà all'opera originale lo resero un classico B-movie. Nonostante questo, il film aprì la strada a una serie TV omonima, trasmessa nel 2002 sempre in Polonia. Composta da 13 episodi, la serie riutilizzava parte del materiale girato per il film, ampliando la trama con nuovi elementi, comunque incapaci di dare dignità al tutto.

Si tratta di una sorta di maledizione che accompagnò lo strigo anche su Netflix: nonostante il budget hollywoodiano, il cast stellare e l'eccezionale successo di pubblico, le tre stagioni della serie TV finora pubblicate non sono mai riuscite a mettere d'accordo tutti, vuoi per i costumi raffazzonati, la trama troppo contorta prima e poco convincente poi. A questo bisogna aggiungere i problemi con il cast, Henry Cavill ha infatti deciso di abbandonare il progetto, e il fatto che la miniserie The Witcher: Blood Origin è oggettivamente brutta.

La locandina di Wiedźmin: un'immagine vale più d 1000 parole
La locandina di Wiedźmin: un'immagine vale più d 1000 parole

Nulla, in poche parole, si avvicina alla competenza e alla maestria che CD Projekt RED ha mostrato di possedere nel maneggiare un materiale così complesso e originale come quello di Sapkowski. L'unico prodotto che prova ad avvicinarsi a quei livelli è The Witcher: Nightmare of the Wolf, film animato del 2021 diretto da Kwang Il Han e scritto da Beau DeMayo.

The Witcher: Le Sirene degli Abissi prova a ripartire da quel progetto per cercare di esplorare ancora più a fondo l'universo dello strigo. Lo fa con un nuovo film di animazione, questa volta diretto da Kang Hei Chul e scritto da Rae Benjamin e Mike Ostrowski, che hanno adattato il racconto "Un Piccolo Sacrificio" contenuto nella raccolta La Spada del Destino, quello che poi è divenuto il secondo libro della serie.

Geralt, Ranuncolo e le sirene

Ci troviamo, quindi, alle prese con un Geralt di Rivia decisamente più giovane rispetto a quello che abbiamo conosciuto nei videogiochi e più o meno contemporaneo con quella delle prime stagioni televisive. In altre parole ha già legato il suo destino sia a Ciri che a Yennefer, solo che nel primo caso la burrasca è ancora in là a venire, mentre nel secondo il bardo e lo strigo sono in viaggio per allontanarsi il più possibile dalla bella maga dagli occhi viola, i capelli corvini e il profumo di lillà e uva spina.

In questo modo finiscono nel remoto principato di Bremervoord, dove vengono a scoprire che c'è in corso un problema tra la popolazione locale e le creature marine. Lo strigo, come al solito, verrà messo in mezzo a tutta una serie di intrighi, dove non mancheranno combattimenti, colpi di scena, vecchie conoscenze e belle ragazze per circa 90 minuti di azione che si guardano in maniera piacevole.

La storia, i personaggi e il ritmo sono quelli che chi ha letto i libri possono aspettarsi dalla serie, con riferimenti più o meno velati a storie e leggende classiche, rimescolate in maniera intelligente da Sapkowski per adattarsi all'universo di Geralt. Coem detto, il racconto è basato su una storia di Sapkowski che non ha trovato spazio nella serie TV che qui è stata ritoccata per venire incontro alle esigenze di trama e per sorprendere anche coloro che conoscono il materiale originale. Certi personaggi sono leggermente modificati, lo svolgersi della vicenda anche e il finale è forse un po' affrettato, ma si respira l'atmosfera di favola distorta della serie e le spettacolari scene d'azione contribuiscono a rendere il tutto più dinamico.

Yen è sempre nei pensieri di Geralt
Yen è sempre nei pensieri di Geralt

A fare da ponte tra tutte le opere dedicate allo strigo ci sono anche delle intelligenti scelte nel doppiaggio originale: Joey Batey e Anya Chalotra, gli attori della serie di Netflix, sono tornati a interpretare rispettivamente Ranuncolo e Yennefer, mentre per Geralt è stato scelto Doug Cockle, il doppiatore dello strigo nei videogiochi, chiudendo così una sorta di cerchio. Henry Cavill, infatti, disse di essersi ispirato a lui (e ai suoi grugniti) per caratterizzare il suo Witcher televisivo. Di buon livello anche il doppiaggio nostrano, forse meno caratteristico di quello originale, ma comunque di buona fattura.

La maledizione dello strigo in TV

Il risultato è un prodotto che si incastra alla perfezione all'interno dell'universo multimediale di The Witcher: gli amanti dei libri troveranno una storia che era stata tagliata dalla serie TV, anche se ritoccata, quelli dei videogame hanno il "loro" Geralt, mentre coloro che hanno visto solo la serie TV possono godersi una nuova avventura in quell'universo in compagnia del Ranuncolo che conoscono e con Yen sullo sfondo.

Geralt e Occhietto
Geralt e Occhietto

Come ciliegina sulla torta troviamo uno Studio Mir, noto per il suo lavoro su progetti come "The Legend of Korra" e "Voltron: Legendary Defender", in grande spolvero e in grado di mettere in scena un prodotto molto curato sia sotto il profilo del character design, coi protagonisti molto simili alla loro controparte televisiva, sia da quello delle animazioni, sempre molto fluide e -finalmente- in grado di portare su schermo lo stile di combattimento di Geralt, fatto di balzi e piroette, in modo che la serie TV e i videogiochi non sono mai stati in grado di fare. Pur con qualche licenza. Dal punto di vista delle animazioni The Witcher: Le Sirene degli Abissi non sarà Arcane 2, ma siamo anche lontani anni luce avanti rispetto al lavoro compiuto da Il Signore degli Anelli - La guerra dei Rohirrim, pellicola che, oltretutto, è passata dai cinema.

Joey Batey presta voce e lineamenti a Ranuncolo
Joey Batey presta voce e lineamenti a Ranuncolo

Peccato che la storia sia piacevole, ma non indimenticabile e che la regia scelga un approccio troppo casto alle avventure sotto le lenzuola delle strigo, soprattutto per un film 16+: i ragazzi e le ragazze, evidentemente, possono assistere a smembramenti e fiumi di sangue senza traumi, ma potrebbero perdere il controllo davanti a un corpo nudo.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.0

Dopo esserci avvicinati con un po' di sospetto a The Witcher: Le Sirene degli Abissi siamo stati smentiti: il film di Kang Hei Chul e dello Studio Mir riesce a concentrare in 90 minuti i mostri, i combattimenti, gli intrighi e le belle donne tipiche dell'universo di Sapkowski. Forse la storia raccontata non è tra le migliori tra quelle scritte dall'autore polacco, e i cambiamenti non faranno felici tutti, ma grazie alle voci del Geralt dei videogiochi e di Yen e Ranuncolo della serie TV, questo film fa da vero e proprio raccordo tra tutte le anime di The Witcher, dimostrando ancora una volta il potenziale di questo universo. Il tutto sta nel capire come trattare con cura questo materiale.

PRO

  • Doppiatori "originali"
  • Ottime animazioni
  • Fedele al materiale di Sapkowski

CONTRO

  • Intreccio piacevole, ma non indimenticabile
  • Molto puritano in alcune scelte registiche
  • I cambiamenti nella trama potrebbero scontentare qualcuno