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Where The Heart Leads, la recensione

Nella recensione di Where The Heart Leads vi raccontiamo la nostra esperienza con questa un'avventura narrativa che fa i conti con il tempo e l'importanza delle scelte.

RECENSIONE di Mattia Pescitelli   —   23/07/2021
Where The Heart Leads
Where The Heart Leads
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Di giochi d'avventura fortemente incentrati sulla narrazione ne abbiamo visti tanti. Specialmente negli ultimi anni, c'è stata un'esplosione del genere, preso d'assalto da studi di sviluppo indipendenti per provare ad affermarsi sul mercato. Questa tendenza non arriva tanto da una pura e semplice questione economica, quanto piuttosto dalla molteplicità di storie da raccontare, spesso ispirate dalle stesse vite di chi quel gioco lo ha creato. A volte, è più semplice (e sicuro) realizzare una narrazione interessante che avere delle intuizioni rivoluzionarie in termini di game design.

Tuttavia, ciò che caratterizza una buona storia non è solo ciò che si vuole raccontare, ma anche come si intende farlo, specialmente se il mezzo scelto è un medium altamente visivo. Di conseguenza, tra le molte proposte videoludiche dell'ultimo ventennio, solo una manciata sono riuscite a lasciare un segno in grado di ridefinire e alterare la tendenza. Oggi ci troviamo principalmente (non totalmente, sia chiaro) su due vie: da un lato abbiamo l'avventura investigativa, dalle forti tinte noir, ambientata in grandi metropoli invase dalla criminalità e da melodie jazz; dall'altro, invece, troviamo raccolte di memorie di individui immersi in ambienti rurali, colorati e rilassanti, spesso tendenti alla glorificazione dell'individualità artistica dei suoi protagonisti, ribelli in una terra di conservatori. Where The Heart Leads, primo progetto da "solista" per Armature Studio (che, in passato, ha principalmente lavorato a porting di giochi anche abbastanza rilevanti, oltre al co-sviluppo dell'esclusiva Microsoft ReCore), staziona proprio in quest'ultimo gruppo, il più "sfruttato", ma anche quello che ha prodotto i risultati più apprezzati.

Vediamo insieme, quindi, se il team di sviluppo è riuscito a contribuire all'evoluzione del genere o se, al contrario, ne ha solo sfruttato le caratteristiche in questa recensione di Where The Heart Leads.

Una narrazione lunga una vita

Where The Heart Leads: la storia di una famiglia a cavallo del nuovo millennio
Where The Heart Leads: la storia di una famiglia a cavallo del nuovo millennio

Solitamente, progetti di questo tipo non sono estremamente lunghi e articolati. Il più delle volte raccontano porzioni di vita cariche di emotività, per lo più comuni, utili a spingere il giocatore a identificarsi con gli eventi narrati. Le ambizioni di Armature Studio, evidentemente, sono molto più ampie, dato che la narrazione che hanno scelto di raccontare percorre un'intera vita. Certo, ciò non significa che vi troverete ad assistere a ogni momento dell'esistenza di un individuo, ma comunque a dei punti cardine che, se vorrete esplorare a fondo, vi porteranno via ben più di qualche ora di gioco.

Senza spingerci troppo oltre, il gioco segue le vicende di Whit Anderson, un padre di famiglia che, mentre tenta di salvare il suo cane durante una strana tempesta, precipita in una voragine creatasi nel suolo. Da qui, dovrà tentare di tornare dalla sua famiglia, ma, durante il suo percorso, si troverà nuovamente faccia a faccia con il passato e la vita che ha vissuto. La narrazione ci spinge, quindi, a costruire la storia di questo uomo e della sua famiglia, di cui, all'inizio del gioco, non sappiamo praticamente nulla. Ogni scelta porta a conseguenze più o meno rilevanti che influenzeranno non solo la vita di quel singolo nucleo famigliare, ma anche della cittadina del Midwest degli Stati Uniti nella quale sono ambientate le vicende, Carthage.

Where The Heart Leads: la via principale di Carthage, altrettanto protagonista della narrazione
Where The Heart Leads: la via principale di Carthage, altrettanto protagonista della narrazione

Le due caratteristiche fondamentali, quelle sulle quali si fonda l'intero racconto, sono, appunto, lo scorrere incessante del tempo e l'importanza delle scelte. Il tutto viene tenuto insieme dai più svariati cliché. Troviamo un padre severo, una madre con un sogno nel cassetto mai realizzato a causa della famiglia, un fratello che molti giudicano un relitto della società, appassionato d'arte e desideroso di lasciare il suo segno nella storia, un magnate che farebbe di tutto pur di proteggere la sua città (e i suoi interessi), figli che seguono le orme creative dei genitori e addirittura un bizzarro e stralunato individuo che si scoprirà avere un ruolo rilevante all'interno delle vicende. Insomma, c'è un po' di tutto quello che abbiamo imparato a conoscere nell'ultimo secolo di narrativa, dopo le varie crisi sociali e l'evoluzione massificata dello stile di vita nelle periferie e nelle campagne (non è un caso che il gioco sia ambientato nei decenni a cavallo del nuovo millennio).

Nonostante questo sfruttamento incondizionato di caratteristiche stereotipiche, Where The Heart Leads riesce comunque a raccontare una storia interessante, che ha il suo fascino e che riesce a far emozionare. Il problema sta, come accennavamo poc'anzi, nel modo in cui questo racconto viene messo in scena. È qui, infatti, che risiede il principale problema del gioco.

L’importanza di uno stile definito

Where The Heart Leads: visivamente il gioco parte bene, ma si perde sempre più sul finale
Where The Heart Leads: visivamente il gioco parte bene, ma si perde sempre più sul finale

Come la maggior parte dei titoli di questo genere, visivamente il gioco si presenta con una grafica altamente stilizzata, con la quasi totale assenza di dettaglio in ciò che circonda il protagonista. Abbiamo visto utilizzare questo metodo in passato, con risultati a volte anche più soddisfacenti del mero fotorealismo. Nel caso di Where The Heart Leads, però, si fa fatica a trovare una linea stilistica identificativa in grado di portare a un riconoscimento immediato del prodotto al quale ci si trova di fronte. Sembra più un'affluenza senza freni di tendenze e suggestioni, priva di una vera e propria compattezza, il che contribuisce a smorzare i punti salienti della narrazione. Ad aggravare la situazione ci si mette anche l'illuminazione, posizionata in modo tale da non valorizzare mai la scena.

Where The Heart Leads: il sistema di illuminazione non riesce a valorizzare la scena
Where The Heart Leads: il sistema di illuminazione non riesce a valorizzare la scena

Va anche sottolineato che il gioco è veramente scarno a livello di animazioni, il che rende l'intera esperienza estremamente statica, cosa che non si vuole ottenere se l'obiettivo è realizzare un titolo che può arrivare a superare tranquillamente le dieci ore di gioco, a patto che si esplorino per bene gli ambienti e si leggano i vari documenti, denominati "memorie". Inoltre, la completa spersonalizzazione degli interlocutori, realizzati come se fossero delle figure tridimensionali "cave", oltre a rendere ogni interazione veramente molto blanda e asettica (anche a causa dell'assenza di animazioni), porta spesso a confondersi o perdere diverso tempo alla ricerca dei personaggi, i quali riescono a mimetizzarsi con il panorama circostante.

Il risultato finale è un comparto visivo che, più che aiutare la narrazione, la mina con elementi discordanti, abbozzati, che vorrebbero rappresentare uno stile ben preciso, mai raggiunto appieno.

Poca pulizia

Where The Heart Leads: il gioco punta molto sull'elemento onirico
Where The Heart Leads: il gioco punta molto sull'elemento onirico

La nota più dolente di tutte è senz'altro la camera di gioco. Se per i precedenti elementi si può parlare di gusti, quando si parla della gestione della visuale non si può non essere oggettivi. Il gioco presenta una telecamera fissa sul personaggio che può muoversi di pochi gradi in ogni direzione, senza mai poter effettuare un giro completo (si blocca su un'ipotetica linea dei 180° che non può essere oltrepassata dalla visuale). Fin qui nessun problema, se non fosse che, quando la regia del gioco entra in azione e limita la visione a un determinato segmento della scena, spesso va a compenetrarsi con vari oggetti di gioco, impedendo una corretta lettura di ciò che accade.

In questo caso, è il giocatore che deve agire, riposizionando la camera di gioco in modo tale da riuscire a vedere ciò che sta accadendo. Il che spinge a chiedersi perché proporre un intervento registico se poi è il giocatore stesso a dover riposizionare la camera di gioco.

Where The Heart Leads: questo non è uno dei casi peggiori, ma la regia di alcune scene presenta diverse criticità
Where The Heart Leads: questo non è uno dei casi peggiori, ma la regia di alcune scene presenta diverse criticità

Sono piccolezze che, però, durante la partita si fanno sentire, strappando chi gioca dalla narrazione e facendogli concentrare l'attenzione su qualcosa che dovrebbe veicolare le vicende, non viceversa. Questi elementi sono il segno di una scarsa attenzione ai dettagli e di una mancata pulizia, cosa che si nota sempre più man mano che si procede nel racconto.

Abbiamo notato le stesse criticità anche nell'ottimizzazione. Non sono rari, infatti, cali prestazionali, oltre a una pesantezza generale che porta a uno sfruttamento eccessivo dell'hardware della PlayStation (la versione Pro, nel nostro caso), assolutamente non giustificato da ciò che viene mostrato a schermo.

Where The Heart Leads: in situazioni più 'concitate', la stabilità dei fotogrammi non è delle migliori
Where The Heart Leads: in situazioni più "concitate", la stabilità dei fotogrammi non è delle migliori

Non solo la camera di gioco non aiuta, ma anche la gestione dei testi da leggere a volte fa cilecca. Il gioco si fonda tutto sul testo scritto. Infatti, non c'è alcun doppiaggio, neanche rumori o versi da associare a un determinato personaggio. Ciò che si ha sono miriadi di linee di dialogo su fumetti che possono o essere mandati avanti manualmente, oppure attraverso il sistema di procedimento automatico, il tutto accompagnato da una colonna sonora che, spesso, va in loop sullo stesso tema anche per diverse ore.

Where The Heart Leads: il gioco è completamente in inglese
Where The Heart Leads: il gioco è completamente in inglese

Ci teniamo a dirvi che il gioco non è assolutamente localizzato in italiano. Esistono solo una o due frasi nella lingua nostrana, pronunciate (si fa per dire) da personaggi provenienti, appunto, dall'Italia. Per il resto, sta tutto alle vostre conoscenze dell'inglese e al vostro spirito di deduzione, in particolar modo quando si arriva al gergo tipico del Midwest rurale americano. Se lo parlate o lo leggete, comunque sia, non dovrebbe rappresentare assolutamente un problema; è tutto abbastanza intuibile (grazie anche agli stereotipi già citati).

A ogni modo, molto spesso le nuvolette contenenti i testi risultano troppo piccole (dato che sono collegate ai personaggi presenti all'interno della mappa) e quindi vi costringeranno a sforzare parecchio la vista, cosa che potrebbe affaticare dopo un'oretta di gioco.

Come di frequente accade, sembra sia stato posto un grande sforzo nelle prime ore di gioco in modo da fornire un'esperienza interessante, per poi andarsi a perdere sul finale, dove è evidente una carenza di pulizia e una certa fretta nel portare a termine la narrazione, nonostante l'esasperata longevità del titolo.

Un gameplay ripetitivo

Where The Heart Leads: è mancato lo sforzo di diversificare un minimo le azioni che il giocatore è portato a svolgere
Where The Heart Leads: è mancato lo sforzo di diversificare un minimo le azioni che il giocatore è portato a svolgere

Altra nota dolente è l'estrema ripetitività del gioco. L'intenzione di Where The Heart Leads non è senz'altro quella di offrire un gameplay rivoluzionario. Vuole semplicemente raccontare una storia. Tuttavia, quando ci si affida al mezzo videoludico, è d'obbligo giustificare l'interazione che si ha con il titolo. Questo non significa proporre un gameplay complesso. Basta anche un tasto, ma deve essere implementato in modo tale da non annoiare il giocatore.

In questo caso, ci troviamo di fronte alla continua reiterazione di eventi similari e mai diversificati, come l'assillante costruzione "automatica" di oggetti e sculture o l'interazione visiva con quanto abbiamo intorno. Manca quella spinta in più che porti a non renderle delle azioni meccaniche, bensì a farle diventare parte di un tutt'uno narrativo che emozioni e stimoli il giocatore a continuare l'avventura. Come se questo non fosse abbastanza, c'è anche il malus della durata, che protrae queste interazioni a dismisura, fino a che non diventano assolutamente accessorie.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.5
Lettori (4)
8.2
Il tuo voto

Where The Heart Leads è un videogioco narrativamente valido, ma che non riesce mai a spiccare rispetto all'agguerrita concorrenza. Pecca principalmente di una cura approssimativa dei dettagli e di una longevità non necessaria, con un finale che sembra comunque affrettato e raffazzonato, raccontato più attraverso i documenti che le immagini; tutti elementi che non riescono a valorizzare le vicende raccontate. Ammirabile l'ambizione di proporre un titolo così ampio e fortemente incentrato sulla rilevanza delle scelte svolte dal giocatore, ma, finita l'avventura, sembra mancare comunque quella spinta che porti a rigiocare il titolo una seconda volta per vedere in che modo possano mutare gli eventi. Il che è un peccato perché, nonostante i cliché, la storia sembra genuina, piena di vita vissuta e di esperienze provate sulla pelle. È la messa in scena il vero tallone d'Achille, che sfortunatamente riporta il gioco nel vorticoso dimenticatoio di questo genere così abusato.

PRO

  • A livello narrativo ha i suoi momenti
  • Le scelte hanno un peso

CONTRO

  • Eccessivamente longevo
  • Pecca di ripetitività
  • Manca una forte impronta stilistica
  • Poco rifinito