Dopo l'antipasto di qualche settimana fa, eccoci di nuovo a parlare di Adam Jensen e di Deus ex: Mankind Divided, seguito di Human Revolution che ci mostra un futuro complesso e interessante in cui gli aspetti positivi della cibernetica sono controbilanciati da problemi senza dubbio attuali come la discriminazione, il pregiudizio e il terrorismo. Come abbiamo scoperto grazie al bellissimo trailer di lancio, dopo l'incredibile successo degli impianti di potenziamento, che hanno permesso a moltissimi individui di recuperare e addirittura ampliare le proprie capacità, tutte le persone "aumentate" sono inspiegabilmente impazzite, causando una strage con milioni di morti e spaccando per sempre il mondo in due fazioni: gli Aug e chi li odia, mentre dietro le quinte del mondo si combatte una guerra fra organizzazioni terroristiche, corpi speciali e società segrete che si spartiscono il mondo come cani alle prese con un osso. In mezzo a tutto questo c'è Adam Jensen, essere non più umano e non totalmente cyborg che cerca in qualche modo di evitare che il mondo vada definitivamente a puttane, cercando nel frattempo di salvare la pelle, o quel che ne resta. Per farci assaggiare un'altra fetta di Mankind Divided Square Enix ci ha messo a disposizione una copia quasi definitiva del gioco in cui abbiamo potuto giocare le prime quattro ore. Questo vuol dire che abbiamo rigiocato l'antefatto di Dubai e la missione di Golem City che sono state già mostrate, ma anche tutto ciò che sta nel mezzo.
Deux Ex: Mankind Divided si prospetta come un gioco dalla narrazione spettacolare e ricco di alternative
Un mondo in frantumi
Senza scendere troppo nello spoiler, Adam uscirà dagli eventi di Dubai e dai fatti seguenti un po' ammaccato, questo lo costringerà a farsi fare il tagliando, un'ottima occasione per esplorare i quartieri di Praga e toccare con mano la difficoltà della situazione. Sì, perché una volta spogliato il gioco di fantascientifiche trame su complotti internazionali e tattiche d'infiltrazione, ciò che resta è una via di mezzo tra un documentario e un film sui drammatici effetti della segregazione e della manipolazione dei media.
Passeggiando per le vie di Praga è assolutamente normale incrociare qualcuno che a mezza voce ci dà della "lattina", poliziotti che eseguono perquisizioni e controlli con modi decisamente poco civili, piccoli e grandi abusi e una generale aria di sospetto e miseria. Non mancano neppure riferimenti scherzosi al mondo reale, come la presenza nelle edicole della rivista "Cabled" al posto di "Wired". La città di Praga è divisa in vari quartieri che potremo raggiungere con la metropolitana e nel quale si svolgeranno anche le missioni secondarie. Purtroppo il nostro tempo a disposizione non ci ha permesso di calarci più di tanto in questo filone parallelo, ma quello che abbiamo visto sembra senza dubbio interessante. Innanzitutto è bene chiarire subito che le missioni secondarie non sono inizialmente segnalate e che si attivano solo dopo aver parlato con determinate persone, fortunatamente quasi sempre le stesse che hanno a che fare con l'incarico principale. A questo punto sulla mappa vedremo comparire l'indicatore corrispondente. Vista l'importanza dei punti Praxis per la nostra sopravvivenza, le missioni secondarie saranno interessanti non solo dal punto di vista narrativo, ma soprattutto per moltiplicare le nostre possibilità di approccio e le probabilità di uscire con tutti i bulloni ancora avvitati.
Libertà di stampa
L'unica missione secondaria che abbiamo affrontato si è rivelata senza dubbio molto interessante e ci ha fatto intravedere il potenziale narrativo del gioco e i suoi possibili intrecci. Chiacchierando nella base della Interpol scopriamo da un preoccupatissimo collega che qualcuno sta cercando di tracciare i segnali in entrata e in uscita dalla base per scoprirne l'ubicazione. L'hacker colpevole di tutto ciò si troverebbe in un appartamento vicino alla nostra posizione, decidiamo quindi di dare un'occhiata. Una volta arrivati al piano cerchiamo di violare la serratura, ma il sistema di sicurezza ci blocca prima di poterci riuscire, questo allerta i poliziotti della zona che salgono armi in pugno e che ci costringono a una breve sparatoria. Una volta calmate le acque vediamo che l'appartamento ha una finestra aperta che dà sul cortile interno e che possiamo raggiungere saltando sul cornicione. Giunti all'interno perlustriamo le varie stanze fino a scoprire un portatile che ovviamente violiamo e nel quale possiamo chiacchierare col misterioso cliente dell'hacker. A quanto pare tutto parte da un gruppo a metà tra i complottari e i giornalisti d'inchiesta che stanno cercando in tutti i modi di scoprire se dietro la nostra base si nasconda un gruppo che cerca di sovvertire l'ordine mondiale. Intento nobile, ma visto che il quartier generale dell'Interpol a Praga è segreto, forse è il caso di far desistere i giornalisti. A questo punto la scelta di come farlo sta a noi, possiamo cercare di far ragionare i reporter, magari collaborando con loro e innescare altre missioni secondarie, o risolvere tutto con del piombo. Resta da capire quanto eventualmente la nostra decisione può influire sul corso della storia, di sicuro cercare una mediazione è la soluzione migliore dal punto di vista dei punti esperienza. L'altra missione su cui abbiamo messo le mani è invece legata al filone principale, quindi preferiamo non parlarvene troppo, ma diciamo solo che da una parte ci porterà a scontrarci con la polizia, dall'altra dovremo tenere fede ai nostri impegni con Janus e col Juggernaut Collective, il gruppo di hacker che sta cercando di contrastare gli Illuminati. Il fulcro del gioco sembra dunque un costante bilanciamento tra incarichi ufficiali e operazioni segrete, salvaguardia degli umani, ma anche dei non umani, una storia costantemente alla ricerca di una bussola morale in cui probabilmente fino all'ultimo non sapremo veramente da che parte vogliamo stare. Ciò che resta da capire è, in assenza di un sistema morale in stile Mass Effect, come e se le nostre scelte influiranno sulla storia o se alla fine tutto ciò che possiamo fare sarà vivere un racconto in prima persona con alcuni bivi insignificanti.
Scontri cibernetici
Per il resto Deus Ex: Mankind Divided conferma quanto abbiamo già avuto modo di apprezzare nella nostra anteprima precedente. I nuovi potenziamenti, come il taser, sono senza dubbio interessanti una volta sviluppati al massimo, ma la meccanica legata al sovraccarico di impedirà di utilizzarli tutti contemporaneamente.
Tecnicamente il gioco alterna panorami spettacolari, degni di Blade Runner e di gran parte della letteratura Cyberpunk a una certa rigidità nei volti e nelle espressioni che rendono le sequenze d'intermezzo un po' "false". Per quanto riguarda invece le sparatorie, non possiamo fare a meno di rilevare una certa legnosità nell'uso delle armi e un'intelligenza artificiale che, invece di accerchiarci, sembra ostinarsi nel voler attaccare sempre dalla stessa direzione, permettendoci di mettere in scena vere e proprie carneficine. Questa ingenuità dell'intelligenza artificiale è ampiamente bilanciata da scontri a fuoco in cui saremo nettamente in minoranza e con pochissime munizioni, per questo motivo è quasi sempre consigliabile affrontare i livelli nel modo più silenzioso possibile, ricorrendo alla forza bruta solo quando strettamente necessario o dopo aver ripulito l'ambiente delle minacce peggiori. Per il resto ci troviamo di fronte a un gioco molto simile al capitolo precedente, quindi assolutamente interessante, in cui ci sono alcuni nuovi poteri e dove tutto poggia su due pilastri fondamentali: una storia decisamente molto interessante, adulta e ben raccontata, un approccio alle missioni vario e ricco di sfaccettature. Siamo certi che ad agosto il cromato andrà senza dubbio di moda.
CERTEZZE
- Ambientazione e storia al top
- Un sacco di soluzioni per ogni situazione
- Anche le missioni secondarie sembrano interessanti
DUBBI
- Graficamente non impressionante
- Intelligenza artificiale non sempre al top
- Non molto è cambiato rispetto al precedente Deus Ex