Hideo Kojima è da sempre un grande appassionato di cinema e libri d'avventura, soprattutto quelli d'azione, e siamo certi che non mancherà di riproporre questo elemento anche nel suo Death Stranding. Non è un caso che nella sua lunga carriera abbia più volte tratto ispirazione per le sue storie e per i suoi personaggi da romanzi, pellicole e altre forme di intrattenimento a lui gradite. La sua genialità sta a nostro parere anche in questa sua capacità di rielaborare concetti, idee, situazioni, storie e di renderle sue, donandogli quasi una sorta di anima differente rispetto alla fonte stessa di ispirazione. Death Stranding, anche se ancora non sappiamo molto, ci ha dato la sensazione di racchiudere già nel solo trailer di lancio, molti elementi ripresi o comunque ispirati ad altre opere famose. Magari sarà solo la nostra fantasia e quella di molti altri utenti, e come detto in passato il video potrebbe essere solo un elaborato esercizio di stile o un modo originale per promuovere il progetto, ma tant'è.
La seconda parte del nostro speciale su miti, segreti e leggende di Death Stranding di Hideo Kojima
Adamo senza Eva
La scorsa settimana abbiamo parlato del nuovo progetto di Hideo Kojima analizzando dettagliatamente il trailer e riportando alcune interessanti teorie sulla possibile trama del gioco, concentrandoci in particolare su quelle che ipotizzavano legami coi miti greci, presunte civiltà extraterrestri entrate in contatto con gli ominidi in epoche remote o addirittura creatrici della vita sul nostro pianeta. Ma la storia dietro Death Stranding potrebbe essere ancora più visionaria e incentrata su altri aspetti. Potrebbe infatti essere ambientata in un futuro distopico dove una terribile crisi umanitaria avrebbe privato l'individuo della sua umanità, e l'ansia produttiva lo avrebbe ormai allontanato dai bisogni più veri e profondi, come il contatto umano. In questa società l'inquinamento avrebbe raggiunto livelli inaccettabili per gli organismi viventi, e una misteriosa contaminazione globale avrebbe reso inabitabile quasi l'intera superficie terrestre provocando perfino l'infertilità nella specie umana, che da molti anni non vedrebbe nascere più bambini. Per fortuna alcuni scienziati avrebbero trovato un modo per "procreare" utilizzando sofisticate tecniche di ingegneria genetica per clonare gli individui, sfruttando il corpo di un essere adulto, maschio o femmina, per connetterlo all'embrione.
Questi, come inconsapevoli vampiri, attraverso i "cordoni" energetici si nutrirebbero e crescerebbero consumando di fatto l'essenza vitale della persona collegata. Ma le condizioni della Terra sarebbero comunque compromesse e il mondo sarebbe prossimo al collasso: per l'uomo sarebbe arrivato il momento di cercare un nuovo pianeta dove andare a vivere. Sempre secondo questa lunga e articolata teoria sul gioco di Kojima, alcuni Governi mondiali tra i più potenti avrebbero selezionato un equipaggio composto da uomini e donne da inviare nello spazio verso un nuovo mondo da colonizzare, a bordo di una grossa nave spaziale: al suo interno ci sarebbero anche delle cavie umane scelte da un elenco di prigionieri incarcerati per reati minori, sani e fisicamente ben dotati. Questi durante il lungo viaggio fungeranno da incubatrici viventi per i cloni, che vengono legati a loro tramite un cordone ombelicale artificiale, e che verranno svezzati per poi popolare il nuovo mondo. Vista la lunghezza e l'incertezza dell'esito del viaggio, gli attuali occupanti della nave potrebbero diventare vecchi o morire molto prima di arrivare nel nuovo pianeta. Con una strizzatina d'occhio al romanzo Adamo e niente Eva di Alfred Bester del 1941, la teoria ipotizza quindi che la nave possa utilizzare come combustibile un catalizzatore molto potente capace di distruggere ogni residuo ferroso. Subito dopo il decollo, a causa di una perdita, qualche goccia di questo catalizzatore cadrebbe sulla Terra, distruggendo la vita sull'intero pianeta e ricoprendo la superficie del pianeta con una sostanza vischiosa e nera. L'astronave sarebbe quindi costretta a un atterraggio di fortuna, ma nell'impatto tutti i suoi occupanti morirebbero, eccetto uno: una cavia interpretata da Norman Reedus, ex scienziato finito nei guai a causa di qualcosa. Rimasto da solo l'uomo si troverebbe davanti a due opzioni: la prima, quella di lasciarsi morire; la seconda, dare a se stesso e all'umanità una nuova possibilità, cercando un luogo vivibile dove trovare eventuali altri superstiti e riprendere le ricerche sulla clonazione umana. In tal senso le cinque figure fluttuanti che il personaggio vedrebbe all'orizzonte avrebbero solo una funzione simbolica per il trailer, in quanto rappresenterebbero l'armonia e l'equilibrio. Nella cabala il numero cinque ha proprio quel significato. Inoltre è anche il numero della grazia divina per le cinque ferite del Cristo sulla croce, e dell'uomo perfetto che si è liberato del suo lato animale. Secondo altri è associato all'uomo in genere, e in quanto tale come mediano tra terra e cielo indicherebbe la possibile trascendenza verso una condizione superiore dell'individuo, che nel nostro caso aspirerebbe a ricreare un nuovo mondo. Norman Reedus sarebbe quindi un progenitore della nostra specie, un Adamo moderno, e l'immagine del bimbo solo un indizio che starebbe a significare la nascita della Nuova Era e dell'uomo nuovo, che entrerà nel futuro.
Stranieri a casa propria
All'E3 di Los Angeles Hideo Kojima disse che il trailer mostrava "lo spiaggiarsi di cose che non sono più vive". Ciò è bastato ad alcuni utenti per formulare l'ipotesi che anche il protagonista del gioco possa essere morto o moribondo. Magari a bordo di una navicella al rientro da una missione spaziale su un pianeta Terra ormai spopolato da qualche guerra mondiale o catastrofe naturale, dove in uno stato di pre-morte sognerebbe quanto il giocatore vivrebbe nel gioco. Una volta schiantatosi in mare, in realtà, l'astronauta si renderebbe conto di tutto e morirebbe. A quel punto, le sue cellule, combinandosi con qualche misterioso composto organico complesso con cui era entrato in contatto durante il suo viaggio d'andata, darebbero il via alla nascita di una nuova specie. Insomma, una teoria rielaborata dell'esogenesi, vale a dire l'ipotesi secondo cui l'origine della vita sarebbe avvenuta da qualche parte nell'universo e dopo giunta sul nostro pianeta. Solo che a portarla sarebbe sempre un uomo e non tramite meteorite.
Ma ad esserlo, moralmente, potrebbe esserlo stato lo stesso Hideo Kojima. Anche se questi ha smentito di recente l'ipotesi, per alcuni il teaser di Death Stranding sarebbe una sorta di parodia di quanto accaduto nei mesi scorsi tra il game designer e Konami. Il Norman Reedus nudo e spogliato di tutto, altri non sarebbe che la rappresentazione proprio di Hideo Kojima. Il cordone ombelicale che lega Reedus al bambino, infatti, da alcuni è stato interpretato come quello tra un "padre", Kojima, e la sua "creazione" (artistica), Metal Gear, dalla quale fatica a distaccarsi al punto che chi lo rappresenterebbe scoppia in lacrime. Ma Kojima/Reedus guarda fiero in avanti e decide di ripartire, perché come recita la canzone che accompagna in sottofondo le immagini del trailer, "sono stato seppellito sotto terra, ma continuo a tornare". Sempre sul tema del "rientro" c'è una teoria che vorrebbe la storia ispirata al film Il pianeta delle scimmie, non tanto come tipologia di "nemici", ma a livello di concept: dopo un lunghissimo viaggio spaziale Reedus tornerebbe su una Terra diversa da quella che aveva lasciato, dove l'uomo non è più la razza dominante e dove sono presenti misteriose creature che le hanno rese schiave. E visto che alcuni fan sognano riferimenti alla serie Lost o al film 2001: Odissea nello Spazio, noi abbiamo pensato a una porzione almeno di gioco ispirata al racconto breve dello scrittore Richard Connell intitolato La preda più pericolosa (The Most Dangerous Game) del 1924. Nel testo si narra di un'isola il cui proprietario, il generale russo Zaroff, è ossessionato dalla caccia, ma un tipo molto particolare: quella a tutti i naufraghi che arrivano sulla sua isola. Chi riesce a sopravvivere senza farsi catturare per tre giorni vince, e visto che, come vedremo più avanti, Kojima dice che in Death Stranding vuole rielaborare il concetto di morte nei videogiochi, chissà che non sia questo il soggetto adatto allo scopo, almeno nel caso di qualche modalità online: ti connetti, giochi col tuo personaggio, se vieni ucciso è game over e puoi riprovarci dopo 24 ore o più. Questo ci permette tra l'altro di introdurre l'argomento ipotesi sulle meccaniche del progetto. Secondo alcuni utenti, infatti, il filmato promozionale di Death Stranding non nasconderebbe solo riferimenti veri e propri alla storia, ma una serie di indicazioni sul gameplay, che andrebbero decifrate ragionando pure su alcuni particolari rivelati in un'intervista dal game designer di Kyoto. Anche in questo caso, come del resto per tutti quelli trattati un po' per gioco e curiosità in questo articolo, si tratta, lo ribadiamo, di pure e semplici congetture, ma è un dato di fatto che ci siano voci di corridoio che parlano di una possibile compatibilità con Playstation VR, il nuovo casco Sony per la realtà virtuale.
Connessioni, corde e angeli caduti
E parlando di Death Stranding Kojima ha più volte sottolineato come ai tempi in cui ha iniziato a fare i giochi, la tecnologia era molto limitata, quindi non ha potuto mostrare realmente ai giocatori che cosa gli frullava nella testa. Ma non solo: il Norman Reedus che si solleva da terra e che come granchi, balene, delfini e tutte le altre creature morte attorno a lui ha un cavo ombelicale, rappresenterebbe una funzione chiave del gameplay di Death Stranding. La connessione tra creature e dunque tra videogiocatori, dovrebbe essere un elemento importante del progetto. E in tal senso l'artista ha postato su Twitter le immagini delle copertine di alcuni libri che sta leggendo, come Il giorno dei Trifidi di John Wyndham, in cui creature vegetali carnivore, i trifidi appunto, sono in grado di comunicare fra loro mentalmente, e An Irrelevant Death/The Cliff of Time di Kobo Abe, al secolo Kimifusa Abe, una raccolta che include il racconto The rope.
Questi parla di un vecchio che attraverso un piccolo foro in una parete osserva le azioni di un gruppo di ragazzi che usa una corda come strumento di morte. Di questo racconto Kojima ha poco tempo fa citato un passaggio che recita: "La corda è, insieme con il bastone, uno degli strumenti più antichi creati dagli uomini. Il bastone è stato inventato per tenere lontane le cose cattive. Mentre la corda per tenere vicino e unite le cose che sono importanti. Il discorso si applica anche alla giocabilità: in Death Stranding sia Kojima che alcuni fan hanno detto che ci sarà l'equivalente dei "bastoni", ma non è chiaro se fanno riferimento a delle armi o alla levetta del controller attraverso il quale si guida il personaggio; ma anche la "corda", intesa come connessione internet per legare insieme le persone. Quindi sarà un gioco multiplayer? Forse, ma non come comunemente lo possiamo intendere. È ipotizzabile che il titolo faccia un uso della Rete diverso dal solito, un po' come avviene per esempio nella serie Dark Souls, con più persone connesse tra loro in un unico universo, ma che operano da soli, seppur con destini collegati. È possibile in tal senso che un'azione eseguita da un individuo X in un punto specifico della mappa possa avere ripercussioni sul personaggio Y in un'altra zona, oppure che raccogliere un particolare oggetto (un'arma, un utensile) in un'area o sfruttare una risorsa (acqua, cibo, medicinali) possa significare la vita per uno e la morte per chi verrà dopo di lui. Pare infatti che Kojima voglia rielaborare il concetto di morte nei videogiochi, e cercando di connettere un personaggio all'altro, vuole anche collegare la loro vita e la loro dipartita. Questo aspetto ha portato alcuni a pensare che Reedus possa essere perfino un angelo caduto, mandato sulla Terra per una missione: è "connesso" mentalmente e spiritualmente a tutti gli abitanti del pianeta, di cui può percepire i sentimenti e i pensieri. Ma non può interferire direttamente nelle loro vicende. Comunque sia, la verità sul nuovo progetto del grande Hideo da Kyoto, compreso il fatto se sarà rilasciato a episodi o meno, la sapremo purtroppo solo a tempo debito, cioè tra molti mesi visto che è ancora in pre-produzione, e che quindi ci vorranno anni prima di vederlo concretizzato. Nel frattempo ribadiamo quanto scritto in passato a proposito di P.T. e Silent Hills, e cioè che la presenza del game designer dietro a questa produzione costituisce per certi versi la garanzia di quella regola mai scritta che sostiene che "la ricchezza di talento costituisce quel brodo primordiale da cui hanno origine i capolavori". Con la speranza che questa volta, il nuovo progetto di Kojima abbia miglior sorte del suo predecessore.