NieR: Automata è stato un gioco epocale. Non tanto per la sua qualità - comunque elevatissima - o per le sue follie strutturali e narrative, ma perché in quanto primo gioco di Yoko Taro davvero eccelso rappresenta un punto di partenza per il poliedrico autore Giapponese verso il mercato globale. È in pratica il titolo che potrebbe far esplodere il buon Yoko anche dalle nostre parti e farlo, chissà, diventare una sorta di super star dello sviluppo alla stregua di un Kojima o di un Suda 51; una possibilità di cui si è indubbiamente resa conto anche Square Enix considerando i dati di vendita superiori alle aspettative anche al di fuori del territorio asiatico. Un terzo capitolo è pertanto quasi scontato, perché supportato non solo dalle copie piazzate, ma anche dalla tendenza di Taro a mantenere tutti i suoi giochi all'interno di un complesso multiverso narrativo che offre innumerevoli possibilità. Oggi, dunque, cercheremo di prevedere le prossime mosse di questo imprevedibile autore, accompagnando le nostre scommesse a qualche desiderio personale. Automata è pur sempre un titolo migliorabile in molteplici aspetti, e le potenzialità dell'accoppiata Yoko Taro/Platinum sono tutt'altro che esaurite.
Dopo Automata, NieR potrebbe diventare una trilogia: cosa ci aspettiamo da un eventuale terzo capitolo?
Un'ambientazione già nota?
Chi non bazzica tra i giochi di Taro da molto tempo probabilmente non sa che tutti sono ambientati in un unico universo, di cui fanno parte anche i Drakengard (l'uno e il tre, perché il due viene considerato non canonico da molti, anche se ci sono svariati fan che lo ritengono semplicemente un universo alternativo legato ai finali multipli del primo gioco).
La cronologia che lega tutti questi giochi è, peraltro, complessa a livelli maniacali, perché ampliata non solo dalle elaborate vicende dei titoli sopracitati ma da una serie di spin-off e approfondimenti sotto forma di manga, opere teatrali, libri e altro, capaci tanto di chiarire certi punti oscuri quanto di incasinare ancor di più certe teorie. Non è esattamente il modo più furbo di mantenere una coerenza all'interno di un singolo universo narrativo, ma ha permesso negli anni a Yoko di creare una linea temporale che si sposa a qualunque tipo di ambientazione, dal fantasy al fantascientifico, il tutto in modo spesso più sensato di quanto si possa immaginare. Tra queste ambientazioni ce n'è però una particolarmente plausibile per il prossimo NieR, e su cui il director potrebbe aver lanciato alcuni indizi pesanti negli ultimi mesi: quella scolastica. No, non stiamo scherzando, il prossimo NieR potrebbe avere dei liceali per protagonisti, e non lo diciamo solo a causa del simpatico video con cui Yoko Taro pregava Atlus di non abbandonare le ambientazioni di questo tipo per non fargli concorrenza (pur pensando che le sue dichiarazioni nel video siano un altro indizio abbastanza evidente delle sue volontà, nascosto sotto alle solite battute).
Il nostro sta infatti lavorando a un manga chiamato Thou Shalt Not Die, che per protagonisti ha dei liceali dotati di poderosi poteri mentali che combattono contro un nemico ancora non meglio definito, e su uno spettacolo teatrale dedicato proprio a quella storia. A questo punto voi giustamente chiederete come possa un lavoro del genere essere ricollegato a NieR... be', la risposta è più semplice di quanto crediate: nella cronologia di Drakengard - proprio nel periodo temporale che passa dal primo gioco al primo NieR - vengono combattute delle "crociate" da dei ragazzi trattati con una particolarissima droga: la Luciferase, che dona poteri speciali solo a persone di giovane età. Anche se il collegamento tra Thou Shalt Not Die e i giochi di Taro non è ancora stato confermato, molti fan di Taro lo stanno già inserendo all'interno della cronologia generale degli eventi, convinti che si tratti proprio della versione narrata della quinta crociata - la più significativa, perché la prima combattuta con l'aiuto di questa droga. Considerando per quanto vanno avanti le crociate nella cronologia, e quante possibilità offrono sia dal punto di vista del gameplay che da quello della storia, pensare che NieR 3 sarà un prequel ambientato in questo periodo è tutt'altro che folle, ma evitiamo di andare ulteriormente a fondo della questione, perché abbiamo paura di averci preso in pieno e non vorremmo aniticiparvi altro.
Parliamo di gameplay
Mettiamo solo momentaneamente da parte le nostre previsioni e l'ambientazione, per passare alle fredde meccaniche e ai responsabili delle stesse. È prevedibile che, visto il successo di Automata, il team alle redini del marchio rimarrà Platinum Games (e in tutta sincerità speriamo sia così), e visto che si è dimostrato capace di combinare ottime cose in combutta con Yoko Taro, il game designer dovrebbe rimanere Takahisa Taura.
Questa scelta non può che farci piacere, ma ci sono dei problemi: Taura è giovane, talentuoso, e Taro sembra nutrire molto affetto nei suoi confronti, eppure la sua visione dei giochi ha dei difetti marcati che non si sono mai attenuati durante la sua carriera. Il ragazzo si preoccupa moltissimo dell'elemento "stiloso" dei suoi titoli, puntando alla massima spettacolarità e concentrandosi solitamente su una singola meccanica capace di distaccarli da altri prodotti dello stesso genere. Da una parte è geniale, perché le meccaniche che riesce a congegnare sono funzionali e danno una certa unicità al prodotto (ad esempio la parata direzionale di Metal Gear Rising, altra sua creatura, o la schivata "slittante" proprio di Automata), dall'altra però non è esattamente un luminare quando si tratta di bilanciare il sistema di combattimento nella sua totalità, e la cosa si nota particolarmente nelle fasi avanzate della sua ultima creatura, dove le battaglie con i boss - bellissime da vedere - vengono in parte rovinate dalla troppa potenza ottenibile grazie agli elementi GDR del gioco (i chip, in primis). Persino in Metal Gear Rising c'era un serio dislivello tra la qualità delle meccaniche difensive e quella delle meccaniche offensive delle armi secondarie, a dimostrazione che il giovane Taura ha ancora molto da imparare prima di arrivare al livello di gente come Kamiya, Mikami, e altri geniacci che a Platinum ancora stanno o sono passati. Ci auguriamo quindi che impari tutti i trucchi del mestiere da chi ha più esperienza di lui, e riesca con un eventuale NieR 3 a creare il suo primo gioco perfettamente rifinito. D'altronde, se l'ambientazione dovesse effettivamente essere quella da noi prevista, le possibilità ci sarebbero tutte. Pensateci: una serie di studenti con poteri variabili utilizzabili a turno - o addirittura a scelta - permetterebbero a Taura e a Taro di creare numerosi sistemi di combattimento variabili, e di aumentare ancor di più la schizofrenia sistemica della serie. Non si parlerebbe solo di ibridazioni con gli shooter, ma di battaglie estremamente diversificate tra un protagonista e l'altro, magari tutte costruite attorno a una qualche abilità. Ingenuità a parte, Taura è paradossalmente il designer più indicato a Platinum Games se si tratta di gestire una situazione del genere; sarebbe semplicemente il caso di affiancarlo a qualcuno in grado di indirizzarne al meglio l'estro (e se si parla di "contenere l'estro", Yoko Taro è la persona più sbagliata dell'universo).
Keep the team
Taura non è l'unico ritorno adatto a un eventuale terzo capitolo. Il producer, Yosuke Saito, ha dimostrato grande intelligenza nel gestire un cavallo pazzo come Taro, e la sua capacità di supervisionare il lavoro senza intaccare la visione creativa del team sarebbe quanto mai ben accetta in un nuovo capitolo. Più di lui, comunque, sarebbe follia pura non avvalersi ancora una volta dei talenti di quel genio incontrastato di Keiichi Okabe, che con le sue colonne sonore ha stregato milioni di giocatori.
Per molti il primo NieR deve in larga parte alla sua musica lo status di "cult di nicchia" che ha guadagnato lentamente negli anni, nonostante la narrativa indiscutibilmente eccelsa. Ecco, riprendendo un attimo il filo del discorso, dal punto di vista della storia vorremmo un Yoko Taro concentrato, con una chiara visione d'insieme e non desideroso di inserire troppi elementi nel suo nuovo titolo. Non abbiamo mai visto l'autore giapponese alle prese col successo reale, ed è difficile immaginarlo seriamente sotto pressione per un titolo dei suoi: già con Drakengard 3, in una situazione non propriamente rosea per il suo team, l'aveva buttata molto sull'umorismo, creando un titolo comunque brillante in quanto a sviluppi degli eventi ma che si perdeva fin troppo in scenette assurde al limite del grottesco, e battute piene di doppi sensi. Chiaramente in un NieR 3 l'umorismo non dovrebbe sparire, ma è evidente come Taro dia il meglio di sé quando mette in secondo piano questo genere di cose e si concentra su personaggi, sugli avvenimenti, e sui momenti shock (di cui è maestro). Ah, ora che i soldi sono arrivati e il marchio sta acquistando popolarità, anche qualche investimento in più sul comparto tecnico non sarebbe malaccio. Automata non è che fosse proprio un gioiellino in quanto a grafica, e qualche avanzamento ce lo aspettiamo in tal campo. Coi desideri, però, preferiamo fermarci qui. Niente ripetizioni di cose già viste nei primi NieR, niente obblighi a livello di design o ibridazioni forzate. Taro va lasciato libero di fare un po' quel cavolo che vuole. D'altronde se c'è qualcuno che ha la capacità di prendere un'ambientazione abusata nel mercato nipponico come quella scolastica e trasformarla completamente, quello è lui. Sempre che i suoi indizi non si rivelino del tutto falsi e non decida di fare qualcosa di impossibile da calcolare. Quale che sia la verità, noi saremo qua ad aspettare il suo nuovo nato a braccia aperte.