Al tempo dell'annuncio, Rainbow Six: Siege è stato tutti presentato in pompa magna con un filmato spettacolare, solo per lasciare delusi i giocatori una volta giunto sugli scaffali. Se con i giochi single player qualche patch basta per mettere una pezza, con un prodotto come Rainbow Six le cose vanno diversamente e la community, che doveva fare da cuore pulsante per il gioco, è rimasta piuttosto restia nel buttarsi a testa bassa sui server sin dal lancio. Un attentato a Parigi nel dicembre del 2015 ha inoltro portato Ubisoft a rimuovere qualsiasi campagna promozionale, perdendo così anche la spinta pubblicitaria. Per sistemare le cose, la casa francese ha deciso quindi di rimboccarsi le maniche, di mettere in atto una vera e propria opera di ristrutturazione del titolo, con un piano biennale che ad oggi ha portato non solo i risultati sperati ma anche qualcosa in più. Dopo i primi mesi superati con fatica i server hanno cominciato a rimpolparsi e a tornare stabili, i tornei a farsi entusiasmanti e anche la partecipazione su Twitch è aumentata esponenzialmente, con il titolo che ormai staziona regolarmente nelle parti alte della classifica dei più visti. Ma come si costruisce un successo del genere? Come si fa a recuperare un lancio così sottotono?
Due anni per riprendersi la scena
Rainbow Six: Siege ha tutto quello che i giocatori odiano: ha le micro transazioni per le skin estetiche delle armi, ha ben due pass stagionali per ottenere con un anticipo di sette giorni i nuovi operatori e in gioco dovete comunque spendere tonnellate di crediti per ottenere il personaggio che desiderate disputando partite su partite. Eppure, con la normale progressione in multiplayer, non è difficile andare ad ottenere la classe desiderata, magari provarla per qualche match, e poi sbloccarne un'altra con i crediti accumulati. È insomma stato svolto un fine lavoro di game design, che permette a chi non ha tempo da perdere di acquistare subito tutto pagando con valuta reale, ma che consente al contempo di guadagnare ricompense senza stress per tutti i colori i quali non vogliono spendere un solo euro in più oltre al gioco. Con l'aggiunta degli ultimi operatori il grinding necessario ad ottenerli si è leggermente alzato ma grazie agli eventi regolari che raddoppiano o triplicano la reputazione, la situazione rimane comunque tollerabile. Il vantaggio di avere questi eventi in maniera regolare ha altresì un altro risvolto positivo, mantenere cioè i giocatori sempre sui server e mostrare, sia su console sia su PC, che la community risponde positivamente a tutte queste novità. Ubisoft, al contrario di Activision ed i suoi pacchetti DLC, ha inoltre ben pensato di introdurre gratuitamente per tutti ogni singola nuova mappa, senza così costringere la community a dividersi e spezzettarsi tra i tanti aggiornamenti, una scelta sicuramente pregevole e che a detta degli sviluppatori è un cortese segno di ringraziamento per tutti quelli che hanno creduto nel loro lavoro e che oggi continuano a sostenere il gioco sui forum e sui server con la loro importantissima presenza.
Come iniziare
Rainbow Six: Siege adotta una formula particolarmente conveniente, soprattutto per i nuovi giocatori. Per chi è interessato solo al gioco base, senza quindi nessun altro fronzolo od operatore sbloccato, l'esborso richiesto è di circa 15 euro. Una volta ottenuto il gioco base non dovrete far altro che dedicargli del tempo e, come un qualsiasi free to play, sbloccare tutti i contenuti disponibili, con l'unica limitazione di alcune skin speciali. Se volete entrare però subito "a cannone" nell'universo di gioco competitivo potreste voler optare per il pacchetto completo di tutti gli Operatori, disponibile alla cifra di 90 euro. Nel mezzo ci sono diverse combinazioni possibili, come acquistare solo il season pass dell'anno due ad un costo di 30 euro e avere così l'accesso anticipato ai nuovi soldati. Se poi volete finanziare il progetto buttandovi sulle skin e le personalizzazioni dovrete mettere mano al portafogli, dato che al momento è possibile spendere oltre 250 euro in oggetti cosmetici. A voi la scelta.
I numeri parlano chiaro
A decretare il ritorno in pompa magna e il successo di Rainbow Six: Siege non sono però mere congetture o proiezioni fantasiose, quanto dati certificati da Steam che hanno mostrato una crescita costante nei mesi. Al lancio nel dicembre 2015, Rainbow Six contava all'attivo una media di circa ottomila giocatori, una community non proprio nutrita ma comunque stabile, che ha visto la propria esplosione a partire dall'agosto del 2016 con l'arrivo sui server di altri cinquemila giocatori, per una crescita che non ha voluto fermarsi fino a febbraio del 2017 dove il picco massimo sui server ha superato le sessantacinquemila unità. Stiamo parlando di una base che si è triplicata nel giro di un anno e che oggi continua a macinare numeri davvero impressionanti, rimanendo stabile attorno ad una media di venticinquemila giocatori al mese da ormai diverso tempo. E questi sono i dati su PC, con le versioni console, in particolare quella PlayStation 4, che si è sviluppata in modo ancora più impressionante. Il gioco quindi ha ormai attecchito e si è radicato più di quanto Ubisoft potesse sperare, con un altro anno di contenuti interessanti ad attendere i giocatori più pazienti nell'imminente futuro, una soluzione che sottolinea ancora una volta quanto ormai questi titoli siano veri e propri servizi per i giocatori, come Blizzard ha ormai insegnato negli ultimi anni.
C'è qualcosa però che deve aver fatto da fattore scatenante per questo secondo amore dei giocatori verso il titolo e se guardiamo il numero di patch e aggiornamenti gratuiti non è difficile capire a cosa sia dovuto. Innanzitutto Rainbow Six, offre un'ottima protezione contro i cheater grazie all'aggiunta di BattleEye, un sistema che addirittura previene l'uso dei cheat ancora prima che questi si manifestino in partita, impedendo preventivamente l'accesso dei giocatori sospetti. BattleEye sostanzialmente scandaglia continuamente tutti i vostri file sul PC legati a Rainbow Six alla ricerca di eseguibili dannosi, e questo solo ed esclusivamente quando il titolo è in esecuzione, pesando tra le altre cose pochissimo sulle prestazioni generali del sistema. Ubisoft ha dunque ascoltato i feedback, ha lavorato alacremente ed è riuscita a recuperare un gioco dato ormai per spacciato ma dire che il titolo ancora oggi non abbia qualche problema sarebbe, ovviamente, un'eresia. Qualche glitch grafico è ancora presente, soprattutto su console, e ci sono armi e setup leggermente più forti di altre ma in generale non è nulla di così devastante in termini di gameplay, anzi. Abbiamo raramente visto un bilanciamento così sopraffino, dove persino le nuove aggiunte tra gli Operatori riescono a stare al passo senza rompere i fini equilibri del meta. Dopo oltre un anno non ci saremmo mai aspettati di poter dire insomma che prendere in mano ora Rainbow Six: Siege non solo non è una utopia ma rappresenta anzi una buona opportunità per avvicinarsi a un gioco ricco, completo e particolarmente curato. Forse Rainbow non raggiungerà mai la popolarità di Counter Strike, o il numero di giocatori di League of Legends ma ciò che è certo è che ha saputo imporsi in un anno come uno dei migliori sparatutto tattici sulla piazza grazie a un lavoro a stretto contatto con la community. Alzando lo sguardo non vediamo nuvoloni all'orizzonte, quanto nuovi obiettivi da raggiungere e record da infrangere. Di certo noi continueremo a seguire da vicino questa incredibile rinascita.