Si fa fatica a trovare gli aggettivi giusti per identificare questo primo anno di Switch: non è per usare iperboli a caso, ma effettivamente non si è mai visto un avvio di questo genere nella storia recente dei videogiochi, così ricco di titoli di enorme calibro concentrati in un arco di tempo talmente ristretto. A dirla tutta il primo anno non è nemmeno finito ancora, e considerando titoli che restano in ballo nel catalogo classico potrebbe riservare ancora qualche bella sorpresa da qui a marzo 2018. Abbiamo già detto di The Legend of Zelda: Breath of the Wild e dei motivi che lo rendono uno dei favoriti all'elezione di Game of the Year - titolo che peraltro sta conquistando con regolarità impressionante in giro per il mondo - ora parliamo del suo diretto antagonista in questa battaglia tutta combattuta nella famiglia Nintendo: Super Mario Odyssey.
Ogni nuovo capitolo di Mario in 3D segna un momento particolare nella storia videoludica, rappresentando lo stato dell'arte del platform e di una certa scuola classica del level design nipponico, anche se a onor del vero ci sono stati titoli seminali, giganteschi e altri semplicemente ottimi. Super Mario Odyssey si avvicina paurosamente alla prima categoria anche se il suo retaggio sarà valutabile soltanto fra un po', dopo averlo fatto decantare a dovere e a mente fredda, con la decompressione del post-2017 che inevitabilmente arriverà nei prossimi mesi. D'altra parte non c'è bisogno di scomodare paragoni coi sacri Mario 64 e Galaxy: questo nuovo titolo Nintendo è semplicemente il miglior esponente del genere platform in 3D almeno dai tempi di Super Mario 3D World, tanto per andare sul sicuro, ma si può dire con una certa sicurezza che superi anche quest'ultimo ritrovandosi facilmente dalle parti dei Galaxy dell'epoca Wii. Il suo problema maggiore, sulla strada della glorificazione ufficiale, è il fatto di essere uscito nello stesso anno di The Legend of Zelda: Breath of the Wild.
Un cappello per domarli
Lo stile mariesco è ovviamente inconfondibile ma la caratteristica di questa serie è la sua capacità di rinnovarsi, introducendo elementi innovativi in ogni capitolo e donando dunque una precisa identità ad ogni iterazione, che solitamente marca l'intera generazione in cui raggiunge il mercato. Per quanto riguarda Odyssey, Nintendo EPD Tokyo ha voluto addirittura strafare, come riferito anche da Alessandro Bacchetta nella Recensione pubblicata al lancio: il gioco riprende tematiche e suggestioni da Mario 64, Sunshine, Galaxy e 3D World, mischiando tutto in una formula che risulta assolutamente originale e caratteristica, aggiungendoci inoltre la fondamentale capacità di Mario di trasformarsi e assumere nuove abilità, vero e proprio elemento distintivo di questo capitolo.
Cappy, il nuovo coprotagonista, è il responsabile di questo salto evolutivo fatto da Mario, e funziona anche da narratore della storia accompagnandoci lungo tutto il gioco con una loquacità che risulta anch'essa nuova all'interno della serie. La meccanica della trasformazione è fondamentale nel design di Odyssey, ma integrandosi in maniera organica alle azioni tipiche del platform, che qui ritornano alla massima espressione, con una dotazione di movimenti che si ricollega direttamente a Mario 64 ma con tracce del passaggio dei capitoli successivi, tra cui anche elementi derivanti dal (pur concettualmente lontano) 3D World. Il risultato è un gioco complesso e profondo, che offre una grande libertà di azione e movimento all'interno dei suoi numerosi mondi, esaltando l'elemento esplorativo come in una sorta di adventure ma mantenendo una solida anima in stile platform classico che emerge in diverse sezioni e funge da collante per tutta l'esperienza di gioco. L'enorme quantità di lune da trovare tiene impegnati per parecchio tempo, ma la vivacità dell'azione e la diversità di situazione e ambientazioni rende sempre piacevole tornare su questo gioco, anche dopo centinaia di lune raccolte.
Il re delle piattaforme
I tanti mondi presenti in Super Mario Odyssey sono tutti profondamente caratterizzati, e anche se ci sono tra questi delle differenze qualitative in termini di level design, o quantitative per ciò che concerne il numero di "quest" da portare a termine al loro interno, riescono a tenere incollati allo schermo per tutta l'enorme mole di ore richiese per raccogliere le centinaia di lune presenti nel gioco. La varietà di scenari e situazioni è veramente ampia e spazia tra stili e atmosfere anche molto originali, come dimostrato dall'inedita digressione nel mondo "umano" di New Donk City, con meccaniche e trasformazioni specifiche che si sbloccano all'interno di ognuno di essi. Super Mario Odyssey è dunque, per certi versi, un titolo molto tradizionalista e attinente al canone classico della serie, come dimostrano gli omaggi a Mario 64 e lo schema di movimenti principale che, fatta eccezione per quelli relativi al cappello, ricalca appunto quello del capostipite per Nintendo 64 ritornando dunque alle fondamenta del platform 3D. Sotto molti aspetti, tuttavia, è anche un elemento di rottura, proponendo diverse nuove caratteristiche che potrebbero avere un seguito nei prossimi capitoli di Mario, come le trasformazioni e la struttura a mondi-hub esplorabili in stile sandbox. Quest'ultima caratteristica in particolare apre possibili disquisizioni su una traslazione della struttura mariesca da platform per antonomasia a vera e propria avventura, avendo raggiunto una notevole completezza in questi termini data dalla varietà di situazioni e meccanismi presenti nel gameplay che hanno spinto i momenti di puro "salto tra le piattaforme" ad alcune fasi più limitate, ma resta il fatto che il risultato di questa evoluzione è comunque un gioco compatto e perfettamente strutturato.