Difficile dire perché la serie Burnout si sia fermata al 2008 (considerare Burnout Crash! del 2011 un vero Burnout è faticoso), nonostante il pubblico abbia sempre risposto con entusiasmo alle nuove uscite. Quello fu l'anno di Paradise che, tra la versione Xbox 360 e quella PlayStation 3 (non sono noti i dati della versione PC), vendette più di tre milioni di copie. Burnout Paradise: The Ultimate Box, uscito l'anno successivo, non andò altrettanto bene, anche se va considerato che non si trattava di un nuovo gioco vero e proprio, ma di una riedizione del titolo dell'anno precedente con qualche contenuto aggiuntivo.
Da allora la serie è letteralmente sparita dalla scena, lasciando il mondo dei videogiochi orfano della sua formula peculiare che mescolava Ridge Racer a Destruction Derby, innaffiando il tutto con una ricerca della spettacolarità fuori misura, fatta di crash cam che riuscivano a sottolineare alla perfezione la fisicità degli incidenti, resi possibili dal raffinatissimo motore di gioco. In effetti fa un po' specie pensare che la serie si sia spenta dopo quello che molti considerano il suo capitolo migliore, secondo solo a Burnout 3: Takedown in fatto di vendite. Ma così è stato. Da allora Criterion Games, studio inglese specializzato in titoli di guida, è stato in un certo senso sottosfruttato dal publisher americano, che lo ha messo al lavoro principalmente sulla serie Need for Speed e, recentemente, su alcuni titoli che poco hanno a che fare con il suo curriculum, come Star Wars Battlefront: X-Wing VR Mission e Star Wars Battlefront II.
Il sospetto è che Electronic Arts abbia voluto fermare la serie Burnout per non fare concorrenza a Need for Speed, più promettente dal punto di vista commerciale e con il nome meno legato alla spettacolarità dei suoi incidenti, che in termini mediatici sono sempre problematici da gestire. Ovviamente non stiamo pensando a chissà quale complotto, ma solo a delle scelte economiche precise, che possiamo sintetizzare nel voler ridurre i rischi puntando sul cavallo vincente.
Burnout Paradise HD Remastered
Per molti la serie Burnout era ormai un capitolo chiuso: uno dei tanti brand videoludici svaniti nel nulla per motivi mai chiariti fino in fondo. Recentemente però, sono apparse in rete delle voci che puntano insistentemente sul suo ritorno sulle console di ultima generazione, Nintendo Switch compresa, proprio con un'edizione rimasterizzata di Burnout Paradise.
Le voci sono andate così a fondo nello svelare il progetto che la divisione orientale di Electronic Arts si è sentita in dovere di fornire una data d'uscita per la versione giapponese, senza che però il gioco sia stato ancora annunciato ufficialmente per l'occidente. I motivi per i quali tra tutti i Burnout sia stato scelto proprio Paradise per farne un'edizione rimasterizzata ci sembrano evidenti: si tratta del capitolo più moderno, l'unico ad avere una struttura vendibile ai giocatori di oggi. Inoltre è anche l'unico che tecnicamente non richiede un lavoro di aggiornamento mastodontico. Insomma, ha un mondo aperto ed è il solo che graficamente non sembra provenire da un'epoca remota di cui moltissimi giocatori non hanno alcuna memoria. In fondo, grazie alle numerose edizioni remastered pubblicate da quando è iniziata la generazione PlayStation 4 e Xbox One, si può ben dire che le tecnologie impiegate su Xbox 360 e PlayStation 3 siano riuscite a sopravvivere alla loro epoca con successo, prosperando anche nella nostra (con le dovute revisioni).
Certo, nel 2018 Burnout Paradise non è considerabile il top della tecnologia, ma non sfigura di fronte a molti altri titoli presenti sul mercato ed è facilmente digeribile anche dal pubblico più esigente.
Perché Burnout Paradise è il capitolo migliore?
Il dibattito su quale sia il Burnout migliore in assoluto è in realtà aperto da anni. Molti considerano tale Burnout 3: Takedown, innovativo ma ancora legato a una struttura di gioco tradizionale, fatta di gare singole su tracciati fissi. Chi punta su Paradise lo fa per la sua maggiore aderenza al gusto contemporaneo, nonostante i quasi dieci anni sulle spalle. Stiamo parlando di un'epoca in cui la visione dell'open world alla Rockstar non era completamene inflazionata e c'era ancora spazio per un minimo di sperimentazione. In Paradise non ci sono circuiti fissi, ma si gira per la città a caccia delle icone delle gare, che si svolgono tutte sulle strade su cui si vaga normalmente.
Le singole competizioni sono meno appassionanti di quelle di Takedown: queste ultime sono infatti molto più curate dal punto di vista del design, ma è il gameplay nel suo complesso a offrire qualcosa di nuovo e di diverso, pur non rinunciando agli elementi chiave della serie come i takedown e le crash cam. Inoltre, non chiedendo mai al giocatore di scendere dall'auto, Paradise mantiene sempre altissimo il ritmo, evitando completamente i momenti morti: che si partecipi a una qualsiasi gara, che si vada in giro per la città a compiere acrobazie, o che si giri in cerca di un avversario da battere per rubargli la macchina, c'è sempre qualcosa da fare. Il modello di guida, solido e appagante anche se puramente arcade, è frutto dell'esperienza decennale di Criterion, ed è la ciliegina sulla torta di un titolo che ancora oggi è in grado di regalare grandi emozioni. Lo avevamo giusto reinstallato per rinfrescarci la memoria prima di scrivere questo articolo e ci siamo ritrovati a giocarci per qualche ora, rapiti dalla sua folle velocità. Certo, gli manca qualcosa in termini di personalizzazione estetica dei veicoli e di tuning, ma queste assenze si notano poco quando ci si trova a volare da un'autostrada all'altra dopo aver spiccato il volo in un mare di scintille.
Sinceramente non sappiamo se l'edizione rimasterizzata si manterrà fedele ai contenuti dell'Ultimate Box, o se sarà aggiunto qualcosa. Difficilmente Criterion stravolgerà il gioco, visto che farlo richiederebbe risorse che di solito non si impiegano per le rimasterizzazioni. Certo è, che vista la scarsa presenza di giochi di corse arcade puri sul mercato, a parte alcuni titoli indipendenti, il ritorno di Burnout Paradise non può che fare bene a tutti, soprattutto dopo la mezza delusione di Need For Speed Payback. Che sia arrivato il momento della riscossa per la serie Burnout?