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Videogiochi AAA, AA e indie: cosa vuol dire e quali sono le differenze?

AAAA, AAA, AA e tutto l'alfabeto sono definizioni che vi fanno impazzire? Proviamo a fare un po' di chiarezza nel mondo delle classificazioni dei videogiochi.

SPECIALE di Raffaele Staccini   —   05/05/2024
Videogiochi AAA, AA e indie: cosa vuol dire e quali sono le differenze?

Tutti più o meno sappiamo di cosa parliamo quando citiamo il termine tripla A (o AAA): un gioco ad alto budget da cui ci aspettiamo elevati valori produttivi e, di conseguenza, un enorme successo in termini di vendite. Non tutti i giochi, però, sono uguali ed è per questo che ci imbattiamo spesso anche in acronimi come "AA" o in termini come "indie". Qualcuno potrebbe persino aver sentito parlare di AAA+, AAAA e di Shovelware, mentre qualcun altro avrà sentito definire un gioco come A, B, C o persino D.

Cosa significano esattamente queste etichette e quanto sono utili per i giocatori? Nessuno lo sa davvero, perché nessuno si è mai preso la briga di definire uno standard univoco. In questa giungla di definizioni non definite, quindi, proveremo ad analizzare insieme a voi le principali classificazioni utilizzate per i videogiochi, chiarendone quando possibile i significati e le caratteristiche tipiche anche sulla base degli interventi di alcuni importanti esponenti del settore.

Che cos'è un gioco AAA?

Partiamo da quella che è l'etichetta più diffusa in assoluto: Tripla A, o "AAA". James McWhirter, Senior Games Analyst dell'agenzia di consulenza Omdia, ha spiegato nella sezione news di Epic Games Store che i giochi AAA sono quelli che costano di più. Sono i blockbuster dei videogiochi, quelli per cui i publisher spendono centinaia di milioni di dollari tra marketing e sviluppo. E spesso il marketing finisce per costare più dello sviluppo stesso.

Per questo motivo sono generalmente creati da grandi aziende con team numerosi, che puntano su grafica all'avanguardia, storie coinvolgenti, gameplay raffinati e campagne marketing di ampia portata. Secondo alcuni i valori produttivi non bastano a definire questa tipologia di prodotto e servirebbe anche una buona ricezione da parte di critica e pubblico per far sì che un gioco sia davvero un tripla A. Questa prospettiva, seppur in parte condivisibile, rende però la definizione ancora più arbitraria di quanto non sia già, quindi in questa sede la terremo da parte.

Si è soliti associare ai giochi AAA le seguenti caratteristiche:

  • sono sviluppati da grandi studi di sviluppo con centinaia o addirittura migliaia di dipendenti, che possono disporre di un'infrastruttura e risorse estese;
  • i budget di produzione sono massicci, nell'ordine di decine o addirittura centinaia di milioni di euro, investiti in un motore grafico di alto livello, nel doppiaggio in una o più lingue e in imponenti campagne di marketing;
  • mirano all'appeal di massa e si rivolgono a un pubblico globale, puntando su meccaniche di gioco collaudate spesso a discapito della libertà creativa;
  • sono tipicamente associati a grandi franchise, titoli blockbuster con narrazioni cinematografiche, meccaniche di gioco intricate, tanti contenuti e comparto tecnico all'avanguardia (che di solito privilegia la grafica, ma esistono alcune eccezioni);
  • gli sforzi di marketing sono notevoli e includono trailer, anteprime ed eventi promozionali pensati per aumentare l'hype del pubblico;
  • hanno la più ampia distribuzione possibile a livello globale, anche in formato fisico.

Alcuni esempi di questa tipologia vengono facilmente in mente a chiunque: da Red Dead Redemption 2 ad Assassin's Creed Valhalla, da God of War Ragnarok a Starfield e The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. L'etichetta tripla A, però, non è l'unica che vale la pena conoscere.

Che cos'è un gioco indie?

Celeste è un grande classico tra i cosiddetti giochi 'indie'
Celeste è un grande classico tra i cosiddetti giochi "indie"

I giochi indie sono, banalmente, i giochi che vengono pubblicati senza un editore, o publisher. Indie, come nella musica o nel cinema, sta infatti per indipendente e quindi individuare questo tipo di videogiochi è abbastanza semplice. O almeno, così siamo abituati a pensare.

La realtà è però più complessa di così, visto che oggi esistono diversi publisher, come Private Division di Take 2 o Devolver Digital, specializzati nella pubblicazione di giochi indipendenti, ai quali offrono supporto e vetrine di marketing, mentre persino i produttori di console come Sony e Microsoft hanno nel tempo associato il loro marchio a titoli sviluppati da team di piccole dimensioni (vedi il caso di Cuphead, per citare uno dei più famosi). È diventato così meno semplice definire un indie a priori, ma alcune caratteristiche possono aiutarci a fare chiarezza anche in questa categoria. Possiamo infatti definire un gioco indie se:

  • è sviluppato da un piccolo team con un budget limitato, che fa affidamento sui risparmi personali, sul crowdfunding o sulle vendite in accesso anticipato;
  • dà priorità alla visione artistica e alla creazione di meccaniche di gioco e stili grafici unici rispetto all'appeal di massa, esplorando temi e generi non convenzionali, oppure sfruttando i vincoli di budget per superare i problemi escogitando qualcosa di originale e mai visto prima;
  • privilegia la distribuzione su piattaforme digitali come Steam, GOG o negozi di app mobili; il budget di marketing è spesso limitato o fornito dai publisher specializzati citati poco fa, quindi gli sforzi di marketing e gli eventi promozionali connessi sono vincolati alla capacità di convincere questi soggetti della bontà del progetto.

Esempi famosi di titoli indie poi diventati fenomeni globali sono Minecraft, Stardew Valley, Fez e Undertale, ma anche lo Studio MDHR del già nominato Cuphead nasceva come indipendente prima di ricevere il supporto di Microsoft e una notevole esposizione mediatica.

E le altre etichette?

Titoli come Dishonored sono un classico esempio di AA
Titoli come Dishonored sono un classico esempio di AA

Al fianco di queste due etichette maggiori, nel tempo si sono sviluppate altre definizioni più o meno di successo. Quella di doppia A, o "AA", per esempio, è piuttosto nota ed indica quei giochi realizzati da team che, pur avendo spesso un editore consolidato, sono una via di mezzo tra indie e AAA. Rana Rahman, fondatore e amministratore delegato dell'agenzia di comunicazione Raptor PR, evidenzia come di solito queste software house possano contare su risorse maggiori rispetto agli indipendenti, ma non si sognano comunque di bruciare centinaia di milioni di dollari dello studio in un singolo progetto. Per questo cercano di bilanciare la libertà creativa e le richieste del mercato, cercando di attrarre un pubblico più ampio pur mantenendo alcune caratteristiche uniche.

Quella del doppia A è una delle categorie più difficile da rendere sostenibile nel mercato tradizionale ed anche per questo per diversi anni abbiamo faticato a trovare giochi AA di qualità. L'avvento di servizi come Xbox Game Pass, però, ne ha favorito il rilancio, visto che i cataloghi delle piattaforme in abbonamento hanno grande fame di giochi più compatti, ma di qualità e dai tempi di sviluppo più ragionevoli rispetto a quelli dei grandi blockbuster. Simile, ma più focalizzato sull'assenza di editore, è la categoria del Tripla I. Qui parliamo di un'etichetta piuttosto recente, che va ad indicare quei giochi finanziati in modo indipendente ma capaci di raggiungere livelli produttivi simili a quelli di un AAA. E questo accade grazie all'esperienza del team, spesso formato da un numero limitato di persone di grande talento. Un esempio emblematico è Hellblade: Senua's Sacrifice, un gioco con grafica iper-realistica e una storia eccellente realizzato da uno studio di meno di 50 persone; ma anche Hades può facilmente rientrare in questa categoria.

Le altre etichette di cui si sente ogni tanto parlare sono se possibile ancora più fumose. L'acronimo AAA+ viene usato raramente, e può indicare o un gioco ad alto budget monetizzabile a lungo termine dopo l'uscita, come per esempio un MMO con abbonamento, oppure un gioco AAA ancora più ambizioso e costoso, che il reparto marketing del publisher di turno prova a presentare come "migliore" rispetto agli altri AAA. Nella stessa identica direzione va anche l'etichetta AAAA, un termine utilizzato per indicare presunti successori dei giochi AAA pensati specificatamente per PS5 e Xbox Series X/S. È così, per esempio, che il creatore di Dead Space, Glen Schofield, ha provato a presentare il suo recente The Callisto Protocol, ma anche Ubisoft aveva usato questo termine per un suo progetto, ovvero Beyond Good & Evil 2. Visto che il primo non è stato poi questo grande successo, mentre il secondo pare destinato a un futuro da vaporware (ovvero "gioco che sparisce nel nulla") ad oggi possiamo dire che definire un titolo "quadrupla A" non porti molto bene.

Beyond Good & Evil 2 doveva essere un AAAA: chissà se in un qualche universo parallelo c'è qualcuno che potrà mai confermarcelo
Beyond Good & Evil 2 doveva essere un AAAA: chissà se in un qualche universo parallelo c'è qualcuno che potrà mai confermarcelo

Sul lato dispregiativo delle definizioni, infine, abbiamo delle classificazioni davvero poco usate, anche perché, come avrete notato, queste etichette servono spesso più agli uffici marketing per pubblicizzare un prodotto che non alla critica e ai giocatori per definirlo in qualche modo; è quindi difficile che un PR vi dica che il suo è un gioco B o uno Shovelware. Perché? Beh, semplicemente perché etichette come A, B, C o D vengo usate come un vero e proprio insulto per indicare un prodotto di qualità inferiore rispetto a un AA, mentre gli shovelware sono dei giochi a basso budget, di scarsa qualità e con scarso valore artistico o tecnico. Il fondo del barile insomma, peggio dei B-Movie di Hollywood.