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La storia di Akira Toriyama, una matita che è stata leggenda

Akira Toriyama, autore di Dragon Ball e Dr. Slump, si è spento alcuni giorni fa: ricordiamo la sua vita e le sue opere.

SPECIALE di Christian Colli   —   08/03/2024
La storia di Akira Toriyama, una matita che è stata leggenda

La notizia si è diffusa l'8 marzo così, "de botto, senza senso" ci verrebbe da dire. Qualcuno si sveglia, guarda le news sul cellulare e raggela alla vista dell'annuncio firmato Bird Studio e Capsule Corporation Tokyo sul sito ufficiale di Dragon Ball: Akira Toriyama si è spento lo scorso 1 marzo a causa di un'improvvisa emorragia subdurale. Aveva 68 anni. Il funerale si è già svolto; la famiglia ha chiesto riservatezza e l'informazione è trapelata solo oggi per questo motivo. Gli autori che lui ha ispirato e che devono il loro successo soprattutto alla sua stella, da Eiichiro Oda di One Piece a Masashi Kishimoto di Naruto, stanno esprimendo il proprio cordoglio sui social proprio in queste ore.

L'autore di Dragon Ball (una definizione che quasi lo sminuisce) lascia un vuoto incredibile, incolmabile, troppo profondo per essere descritto in modo efficace da chi è cresciuto con le sue opere. Qualunque parola suonerebbe vuota e stucchevole, perciò vogliamo ricordare la carriera e le opere di Akira Toriyama, limitandoci a immaginarlo sotto forma di robottino, come amava disegnarsi nei suoi manga, che dipinge cacche sorridenti nel cielo, nell'aldilà o ovunque sia finita la sua energia vitale. Tanto ce lo porteremo dentro per sempre.

Chi è stato Akira Toriyama?

Akira Toriyama (1955-2024)
Akira Toriyama (1955-2024)

Come tanti autori di manga, anche Akira Toriyama era un personaggio riservato che detestava le interviste e la fama che si era inevitabilmente costruito. La sua vita privata la conosciamo fondamentalmente per via degli inserti che amava disegnare nei volumi dei suoi manga, in cui vedevamo il suo alter ego robotico alle prese col lavoro, e spesso anche infastidito o frustrato, oppure ci capitava di leggere vaghi riferimenti alla sua vita privata e alla sua famiglia, qualche volta accompagnati da foto vere e proprie. Per esempio, è così che veniamo a sapere, nel magazine Dragon Ball: Adventure Special, che Toriyama ha sposato Nachi Mikami, un'autrice di manga shojo nel 1982: lei gli darà due figli, Sasuke nell'87 e Kikka nel '90, che sono diventati involontariamente famosi grazie a un finale di Chrono Trigger in cui l'autore ha nascosto un messaggio per i suoi figli.

Il finale segreto di Chrono Trigger con la dedica di Toriyama ai figli
Il finale segreto di Chrono Trigger con la dedica di Toriyama ai figli

Cosa c'entrano i videogiochi, ora? C'entrano, c'entrano... e non tanto perché Toriyama adorava giocarli, ma perché li ha proprio fatti. Avete presente Dragon Quest? Bene, e Blue Dragon? Tobal? Era un autore prolifico, versatile e poliedrico che, per assurdo, s'interessava poco ai manga e agli anime: le sue passioni erano le motociclette, il modellismo, la sua famiglia e gli animali da compagnia, che amava portare a spasso e che hanno ispirato tantissimi dei suoi personaggi, per esempio Beerus e Neko Majin. La sua vita personale, così riservata, era sotto gli occhi di tutti nelle opere in cui metteva il cuore.

Dai pessimi esordi al successo

Awawa World, il primo manga di Toriyama
Awawa World, il primo manga di Toriyama

Akira Toriyama è cresciuto nella prefettura di Aichi insieme a una sorella maggiore, trascorrendo la maggior parte della sua infanzia nelle campagne di Kiyosu, appena fuori Nagoya. Ha cominciato a disegnare fin da piccolo, innamorandosi dei film Disney e dell'Astro Boy di Osamu Tezuka, ma ben presto si è interessato soprattutto ai film western e alla fantascienza: adorava Alien e riteneva che Galaxy Quest avesse influenzato moltissimo le sue opere più moderne. Per questo motivo non si era iscritto all'università - nonostante l'insistenza dei genitori - e aveva trovato lavoro nella pubblicità, salvo lasciare il suo primo impiego dopo due anni.

Fu allora, intorno al '77, che il ventiduenne Toriyama partecipò al Monthly Young Jump Award, un concorso della Shueisha, la più grande casa editrice di manga del Giappone: la prima volta con Awawa World, poi l'anno dopo con Mysterious Rain Jack, e non vinse in nessuno dei due casi. Nel secondo, poi, fu addirittura squalificato in finale per essersi ispirato troppo a Star Wars, del quale la storia breve era essenzialmente una parodia.

Nonostante ciò, Kazuhiko Torishima di Weekly Shōnen Jump - che sarebbe divenuto il suo futuro editore anche se ancora non lo sapeva - cominciò ad interessarsi a Toriyama, se non altro per i tratti peculiari delle sue opere, specialmente il lettering occidentalizzato e le stranissime onomatopee. Fu grazie a lui che Toriyama riuscì a pubblicare il suo primo manga, Wonder Island, nel numero 52 della rivista... senza riscuotere alcun successo. Era una storia buffa in due parti, ambientata in una stramba isoletta piena di riferimenti alla cultura pop, ai film kaiju e ai sentai, ma non convinse il pubblico. Toriyama propose altri progetti: alcuni furono rifiutati, altri - come Tomato Police Woman - finirono sulle pagine della rivista e accolti tiepidamente.

Il successo arrivò nel 1980 con Dr. Slump, proprio quando Toriyama era sul punto di gettare la spugna. La storia di una robottina sconsiderata e del suo inventore allupato fece sganasciare dalle risate una generazione di lettori: Dr. Slump andò avanti per quattro anni e 18 volumi, mentre Toriyama, incoraggiato dalla sua crescente popolarità, e dalla sua amicizia col mangaka Masakazu Katsura, firmava tante piccole storie brevi come Pink, Chobit e Pola & Roid, che peraltro gli fece vincere un premio nel 1982. Le condizioni più agiate gli permisero di sposare anche la sua compagna Nachi Mikami - che lui chiama Yoshimi nei ringraziamenti alla fine di Dr. Slump - proprio mentre convolavano a nozze, nel fumetto, il dottor Senbei Norimaki e la maestra Midori Yamabuki.

Dr. Slump e Arale è stato il primo successo di Toriyama
Dr. Slump e Arale è stato il primo successo di Toriyama

Dr. Slump - più conosciuto da noi come Dr. Slump e Arale - è forse la quintessenza di Toriyama, anche più di Dragon Ball. Nel Villaggio Pinguino si concentra ogni ispirazione e passione dell'autore, dai suddetti film Disney a quelli di Godzilla, da Ultraman ai film di arti marziali con protagonista Jackie Chan, dalla fantascienza di Star Wars e Star Trek alle opere di Tezuka, che poi Arale è una specie di Astro Boy ma più matta.

Toei Animation dedicò a Dr. Slump addirittura due serie animate: la prima andò in onda per 243 episodi tra il 1981 e il 1986; la seconda, una specie di remake, contò 74 episodi tra il 1997 e il 1999. Si fecero anche undici lungometraggi, un sequel (Dr. Slump colpisce ancora, scritto da Takao Koyama e disegnato da Katsuyoshi Nakatsuru) e uno spin-off firmato da Toriyama stesso nel 2007, Dr. Mashirito & Abale-chan.

Il trionfo di Goku

Goku incontra Bulma e il mondo cambia per sempre
Goku incontra Bulma e il mondo cambia per sempre

Potremmo dedicare un intero approfondimento a Dragon Ball - in effetti lo abbiamo già fatto in un vecchio Monografie - ma non avrebbe senso perché ormai chiunque conosce Goku: nel nostro paese comincia a essere più famoso di Topolino e Gesù. Le sue origini affondano in due storie brevi - Dragon Boy e La grande avventura di Tong Pu - per poi esplodere nel 1984, in quel #51 di Weekly Shōnen Jump che segna l'inizio della cosiddetta età d'oro di Jump. Il manga, che come sapete comincia come una commedia d'azione e poi diventa un vero e proprio battle shonen, andò avanti dall'84 al 1995 per un totale di 519 capitoli, raccolti poi in 42 tankōbon.

Toriyama lavorò a Dragon Ball col suo Bird Studio, che aveva fondato nel 1983 e contava gli assistenti Hisashi Tanaka e Takashi Matsuyama, e tre editori, tra cui il summenzionato Torishima, Yu Kondo e Fuyuto Takeda.

Una delle scene più iconiche di Dragon Ball, la Kamehameha 'padre-figlio' oggi ha un sapore diverso
Una delle scene più iconiche di Dragon Ball, la Kamehameha "padre-figlio" oggi ha un sapore diverso

La storia la sapete tutti, e probabilmente sapete anche che il successo stratosferico di Dragon Ball portò Toei a produrre varie serie animate (Dragon Ball, Dragon Ball Z che in realtà è soltanto una parte dello stesso manga, poi Dragon Ball GT che non esisteva a fumetti, di recente Dragon Ball Super, in futuro Dragon Ball Daima) e lungometraggi. Toriyama bene o male supervisionava tutto, offrendo suggerimenti e schizzi preparatori. Il solo anime ispirato al manga conta più di 400 episodi ed è famosissimo in tutto il mondo: da noi è arrivato a spizzichi e bocconi, prima sulle reti private e poi su quelle nazionali, è stato replicato innumerevoli volte, le sigle italiane sono diventate veri e propri hit.

La prima edizione italiana del manga ha fatto da apripista alla lettura "a rovescio" che poi è diventata lo standard per le opere nipponiche e siamo sicuri che ciascuno di noi, che è cresciuto durante questo secondo boom dell'animazione giapponese in Italia, abbia da raccontare qualche aneddoto legato a Dragon Ball e al suo impatto, positivo o negativo, sulla propria cultura nerd.

Dopo le Sfere del Drago

Toriyama ha disegnato i giochi di Dragon Quest per quasi trent'anni
Toriyama ha disegnato i giochi di Dragon Quest per quasi trent'anni

Negli anni che precedettero la chiusura di Dragon Ball - si dice che Toriyama avesse voluto concluderlo con l'arco di Freezer, salvo poi aver proseguito sotto forti pressioni e insistenze che, in un certo qual modo, hanno logorato la sua passione per il disegno - l'autore espanse la sua sfera di interessi e collaborazioni, abbracciando i videogiochi: ne riparleremo in un altro momento perché la questione merita uno spazio tutto suo, ma vale la pena ricordare che il successo di Dragon Ball attirò l'attenzione di Enix, per il quale Toriyama disegnò i personaggi e i mostri di Dragon Quest, una serie di GDR che, a partire dal 1986, deve il suo straordinario successo anche a lui.

Nel mentre, Toriyama disegnava altri fumetti, perlopiù storie brevi come Cashman il guerriero risparmiatore, Karamaru, Mamejiro, Il signorino Kennosuke e molti altri. Anche dagli inserti nei volumetti di Dragon Ball appariva chiaro che Toriyama si trovasse più a suo agio nella stesura di storie brevi piuttosto che serializzate, forse proprio perché si prestava a molteplici collaborazioni, specialmente nel settore videoludico: dopo Enix, infatti, cominciò a collaborare con Square, per cui lavorò a Chrono Trigger per SNES e poi Tobal #1 e Tobal 2 per PlayStation, e Mistwalker, per cui firmò Blue Dragon su Xbox 360.

Chrono Trigger è stata una delle migliori collaborazioni videoludiche di Toriyama
Chrono Trigger è stata una delle migliori collaborazioni videoludiche di Toriyama

Non stupisce, quindi, che una volta messo un punto a Dragon Ball nel '95, Toriyama sia un po' scomparso dai riflettori, limitandosi a pubblicare manga brevissimi come Cowa! tra il '97 e il '98, Kajika subito dopo, Sandland nel 2000, Nekomajin tra il 1999 e il 2005 o Jaco the Galactic Patrolman nel 2013. Il tutto continuando a disegnare illustrazioni, copertine, personaggi e mostri per Dragon Quest - che nel tempo è arrivato a dodici capitoli principali più molteplici spin-off, sempre a cura di Toriyama - oppure modelkit, scatole e istruzioni di montaggio per la Fine Molds di Kunihiko Suzuki.

Nel 2013 il successo di Toriyama era ormai globale, tanto da farlo premiare al 40th Angoulême International Comics Festival in Francia. Il suo Dragon Ball era arrivato in ogni angolo del mondo, ispirando tantissimi autori di manga (ma non solo, basti pensare al nostro Zerocalcare) a seguire le sue orme: si può dire che sia stato Toriyama a ridefinire il fumetto shonen in quello che oggi chiamiamo più specificamente battle shonen, anche se pochissimi mangaka sono riusciti a equilibrare umorismo, crescita e cameratismo come il padre delle Sfere del Drago, un disegnatore dal tratto pulito ed essenziale, ma dettagliato, cinetico e caratteristico. Nonché imitatissimo.

Cowa! è stato uno degli ultimi manga di Toriyama
Cowa! è stato uno degli ultimi manga di Toriyama

Oggi che Akira Toriyama non c'è più, si potrebbe riflettere col cuore in mano sulla sua carriera e ammettere, senza ipocrisia, che dopo Dr. Slump e Dragon Ball ha raramente fatto centro. Le sue opere successive sono state molto pubblicizzate - specialmente Cowa! - ma non hanno avuto lo stesso impatto sul pubblico e sull'immaginario generale. Toriyama ha avuto un'intuizione incredibile, in un momento di vera e propria illuminazione artistica che ha cambiato il panorama fumettistico per sempre, travolgendo come uno tsunami tutto il mondo e rovesciando la percezione che molti paesi avevano del fumetto e dell'animazione giapponese. Nel nostro stesso Stivale, l'anime di Dragon Ball ha sostanzialmente sdoganato un universo che, per tantissimo tempo, era appartenuto a una nicchia di appassionati.

Toriyama riusciva a convogliare in quelle pagine, in cui guerrieri muscolosi se le davano di santa ragione, non solo la sua passione, ma anche un messaggio di positività universale - l'altruismo, la lealtà, la speranza che anche nel cuore più nero ci sia spazio per il bene - che non può sfuggire a chi riesce a guardare oltre l'inchiostro e le onde energetiche Kamehameha. È riuscito a unire generazioni diverse e distanti, a fare sedere un vecchio papà che leggeva praticamente solo Tex e Bonelli vari sul divano del figlioccio per leggersi l'ultimo Dragon Ball o guardare Dragon Ball Super: Broly, formando un ponte che li ha separati per trent'anni.

Dragon Ball Daima sarà l'ultima opera ad essere stata scritta da Toriyama in persona
Dragon Ball Daima sarà l'ultima opera ad essere stata scritta da Toriyama in persona

E quindi è difficile chiudere un articolo che ricorda Toriyama e quello che ci ha dato in un modo originale, memorabile o reverenziale. Era solo uno strampalato autore di fumetti che disegnava cacche sorridenti e vecchietti maniaci, sceglieva i nomi dei guerrieri più forti della galassia guardando nel frigo e faceva sembrare una barzelletta ambulante anche il più minaccioso dei draghi videoludici. Gli abbiamo voluto bene per questo e gliene vorremo sempre.